;Resize,width=638;)
"A Pasqua mangia un agnello, così anche tu potrai salvare un pastore con la sua famiglia". È l'invito arrivato in questi giorni dall'eurodeputato di Fratelli d'Italia Sergio Berlato. Quello che in apparenza sembra un messaggio di solidarietà nasconde però una realtà molto diversa.
Il post pubblicato sui canali social dell'eurodeputato mostra l'immagine stereotipata di un pastore italiano: coppola calata sul viso, camicia a quadri e gilet. Il tutto nella cornice della campagna, un paesaggio che evoca lo svuotamento delle aree interne e la fine di un'economia lenta che vive anche di comunione con la natura.
Niente di più falso. La realtà è ben diversa da quella dipinta dall'eurodeputato: mangiare l'agnello a Pasqua non può aiutare nessun pastore italiano. Lanciare questo messaggio può aiutare Berlato a rafforzare la propria posizione all'interno del suo bacino elettorale nel Nord-Est del Paese.
Chi è Sergio Berlato e perché invita le persone a "mangiare un agnello per salvare un pastore"
Sergio Berlato ha fatto parlare di sé durante le scorse elezioni europee per le sue posizioni critiche rispetto alla campagna vaccinale avvenuta durante la pandemia da Covid-19. Ma dopo essere stato eletto nelle liste di FdI per la circoscrizione Nord-Est, secondo solo a Giorgia Meloni stessa, Berlato è tornato ai suo temi di punta: il comparto agricolo e la zootecnia.
Oggi il politico di FdI è membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e più volte durante questa legislatura si è espresso contro le "ideologie animal-ambientaliste", come ha fatto ad esempio lo scorso 13 marzo a Stasburgo durante la discussione sulla visione europea per l'agricoltura e l'alimentazione.
Durante l'attività da eurodeputato, Berlato commentando il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima, ha definito una "costosissima fesseria" la teoria "fantasiosa e mai dimostrata", secondo la quale "il riscaldamento globale sia causato dall'emissione della CO2 da parte delle attività antropiche". E più recentemente si è espresso anche contro gli accordi di libero scambio che costringono gli imprenditori agricoli italiani a subire la "concorrenza sleale" da parte di altri produttori che possono portare i loro prodotti sul mercato europeo "senza dover rispettare le stesse costose regole imposte agli imprenditori agricoli europei".
In realtà, un fenomeno molto simile avviene anche all'interno della stessa Unione proprio con gli animali da reddito: ovini e bovini viaggiano tra i Paesi membri dagli allevamenti ai macelli in condizioni precarie e spesso senza rispettare le leggi relative al benessere animale. Questo fenomeno si amplifica proprio durante il periodo pasquale, quando la domanda di agnello e capretto in Italia sale tanto da superare la produzione interna.
In queste settimane sulle nostre strade si riversano camion provenienti soprattutto dai paesi dell'Est, carichi di animali destinati al macello, e sono questi gli agnelli che finiscono sulle nostre tavole, non quelli provenienti dai piccoli allevamenti delle aree interne, come invece il post di Berlato suggerisce.
La situazione degli agnelli in Italia: trasportati vivi dall'Est-Europa in condizioni precarie
La stragrande maggioranza degli agnelli che si trovano al supermercato sono d'importazione e vengono dai paesi dell'Est Europa per morire nei macelli italiani. Secondo le stime, durante il periodo pasquale vengono consumati circa 800 mila agnelli, ma oltre la metà di questi, circa 300 mila, provengono da paesi esteri come Romania, Ungheria, Spagna, Grecia e Slovacchia.
Questi animali vengono trasportati vivi in Italia, entrando attraverso il Friuli Venezia Giulia e scendendo poi lungo tutto lo stivale in viaggi lunghi e in condizioni spesso precarie. Durante il trasporto, gli agnelli vengono stipati in camion sovraffollati, senza accesso adeguato a cibo e acqua, e in condizioni igienico-sanitarie scarse. Molti di questi animali vengono svezzati precocemente e trasportati già a 30 giorni di vita.
Una volta arrivati in Italia, vengono macellati principalmente in regioni come Umbria, Lazio e Puglia, e distribuiti poi in tutto il paese. Il prezzo di questi agnelli importati è inferiore fino al 40% rispetto a quello dei prodotti nazionali e questo contribuisce alla loro larga diffusione sul mercato italiano. Solo nel 2024 sono stati macellati in Italia circa 1,5 milioni di agnelli. Molti provengono da paesi come Romania, Ungheria, Spagna e Francia. Tra questi c'è anche Nino, salvato dagli attivisti per i diritti degli animali, che oggi sta iniziando una nuova vita, al contrario di molti suoi simili.