Una statua per ricordare per sempre Biagio e tutti i cani di quartiere come lui. È questo il proposito dell'associazione Vita randagia Onlus che sabato 9 novembre inaugurerà la statua in memoria di Biagio, il cane del quartiere Macchitella, a Gela, in Sicilia.
Biagio è morto a febbraio 2024 dopo una lunga malattia che ha richiesto l'eutanasia. Per tutta la vita è stato un cane schivo nei confronti delle persone, ma nell'ultima fase della sua vita ha accettato, le cure dell'essere umano.
Per mantenere vivo il suo ricordo, e sensibilizzare la popolazione rispetto all'esistenza dei cani di quartiere, i volontari hanno commissionato allo scultore siciliano Leonardo Cumbo una statua di Biagio che verrà installata nella Villetta Auriga di Macchitella, la casa a cielo aperto del cane.
«In ricordo di Biagio e per tutti quelli che, in questo momento, vivono emarginati nell'esclusione e nell'indifferenza – spiegano i volontari coordinati dalla presidente dell'associazione Giulia Cassaro – Affinché la storia di Biagio possa sensibilizzare grandi e piccini e possa incoraggiare chiunque a fare del bene al prossimo».
Il fenomeno dei cani di quartiere è diffuso nel Sud Italia dove abbandoni, cucciolate casalinghe e cattiva gestione dei cani da guardiania e da pastore riversa per le strade delle città e dei Comuni rurali una grande quantità di cani. Molti di questi, abbandonati da cuccioli, sono destinati a morire, quelli che invece possono contare su una madre in grado di insegnare loro come sopravvivere hanno maggiori possibilità di crescere e riprodursi a loro volta.
Anche per questo le normative di diverse regioni del centro-sud hanno scelto di riconoscere i "cani liberi accuditi" che dopo sterilizzazione e valutazione dei veterinari delle Asl tornano a vivere sul territorio come parte della comunità. Anche la Sicilia lo ha fatto con la legge 3 agosto 2022, n. 15.
Non si tratta di animali abbandonati a loro stessi, quindi, ma di individui perfettamente inseriti all'interno della comunità che li ospita. E anche Biagio aveva una sua comunità di riferimento. Secondo l'opinione dei volontari apparteneva al gruppo dei cani più indipendenti e schivi: conosceva bene tutti quei pericoli della strada sconosciuti ai cani di casa. Le cose per lui iniziano a cambiare con il sopraggiungere del tumore ai polmoni che lo porta anche a entrare per alcune sere nelle case delle volontarie.
«Si è addormentato dolcemente con la consapevolezza che finalmente ha smesso di soffrire e che lo ha fatto circondato dall’amore», è il saluto di Giulia.