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I figli di Amarena sono ancora insieme e stanno bene: nuovo video del Parco d’Abruzzo

Stanno bene e sono insieme i due giovani orsi figli di Amarena, uccisa da un colpo di fucile nell'estate 2023 in provincia dell'Aquila. Lo annuncia con un video diffuso per salutare il 2025 il Parco d'Abruzzo.

2 Gennaio 2025
16:43
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I due giovani orsi figli di Amarena stanno bene. Lo ha fatto sapere il Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise con un video condiviso sui propri canali social. Il video, realizzato questo autunno dalle fototrappole posizionate dai Guardiaparco della Marsica, offrono l'occasione di salutare il nuovo anno con un messaggio di speranza per i due orfani e per tutta la fauna selvatica d'Abruzzo: «Il rispetto per la Natura è l’impegno concreto che mettiamo nella vita di tutti i giorni, per fare la differenza».

Gli orsi ripresi dalle fototrappole: compatibili con i figli di Amarena

Nel video del Reparto Marsica del Servizio di sorveglianza del Parco si vedono due giovani maschi che per età sono compatibili con i figli di Amarena, l'orsa uccisa la notte del 31 agosto 2023 in un pollaio di San Benedetto dei Marsi,

Anche se «il condizionale è d’obbligo», come spiega l'Ente Parco: «In questo momento, non hanno marche, né radiocollari e quindi sono simili a tanti altri orsi (fratelli) della loro stessa età che ugualmente possono rincontrarsi e poi di nuovo separarsi come avviene in questo periodo della loro vita. Potrebbero essere loro, ma ce lo confermerà solo la genetica».

Resta la bellezza del gioco tra i due giovani orsi, non più cuccioli ma neanche adulti. «La meraviglia di queste immagini, al di là se gli orsi sono conosciuti o no, deve accompagnarci nel 2025 verso una maggiore consapevolezza del complesso mondo degli orsi marsicani e più in generale della Natura evitando, quanto più possibile, scorciatoie e falsi miti».

Ogni individuo rappresenta un tassello fondamentale per la sopravvivenza della popolazione di orso più rara al mondo. I marsicani presenti sull'Appennino centrale italiano infatti non sono orsi come gli altri, ma rappresentano l'unica specie endemica italiana, geneticamente differenziata dai bruni europei diffusi sulle Alpi trentine e nel resto d'Europa.

Secondo le ultime stime diffuse dal Parco d'Abruzzo, l'ente che ne monitora lo stato di salute dentro e fuori dai suoi confini amministrativi, ne restano circa 60. Ulteriore chiarezza però sarà fatta solo nei prossimi anni, a conclusione del monitoraggio genetico: «Il prossimo anno proseguiremo con rinnovato impegno gli sforzi di tutela, ma avremo molto da fare e molto da raccontarvi con la stima genetica di popolazione. Alla fine, avremo dei numeri e dei nuovi dati che ci permetteranno di rivedere, se necessario, azioni oggi consolidate e adottarne di nuove ove opportuno».

Nel frattempo, l'Ente invita le persone a rispettare questi animali pacifici e unici al mondo: «Il rispetto è farsi tante domande e non fermarsi alle risposte più ovvie, il rispetto è “guardare” alla scienza anche quando sembra variegata e contraddittoria, sempre in evoluzione e dubbiosa per definizione».

Un rispetto che in questi mesi è venuto a mancare, tanto da determinare la morte di Amarena, l'orsa marsicana più prolifica e per questo una vera risorsa per la sopravvivenza della sua popolazione.

La storia dell'orsa Amarena: cos'è successo e perché i suoi cuccioli sono orfani

Nella notte del 31 agosto 2023 l'orsa Amarena è stata uccisa da un colpo di fucile sparato mentre si trovava insieme ai suoi due cuccioli all'interno di un pollaio a San Sebastiano dei Marsi, in provincia dell'Aquila. Nonostante la zona non fosse compresa nei confini del Parco, sono sopraggiunti subito i guardiaparco che monitoravano costantemente gli spostamenti di Amarena, nota per l'abitudine di frequentare le zone urbane.

Una volta sul posto non hanno potuto fare altro che assistere all'agonia dell'orsa, morta a pochi metri dal luogo dello sparo e dalla soglia dell'abitazione di Andrea Leombruni, commerciante di San Benedetto dei Marsi che rischia il processo per uccisione di animale.

Dopo la morte della madre i piccoli sono fuggiti e si temeva per la loro salute dato che avrebbero dovuto trascorrere almeno un altro inverno in tana con la madre prima di poter essere autonomi. Nonostante la giovane età però sono riusciti a sopravvivere alla sfida e dopo essere stati avvistati dai guardiaparco mentre si stavano alimentando su una pianta di melo sono state sospese le attività di cattura inizialmente ipotizzate.

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