Hiro, Pastore Tedesco purissimo. Rock&Roll, Pitbull dal cuore d'oro. Buyer, mix molosso che ricorda ogni giorno come era vivere in casa. Ettore e Priamo, cuccioloni meticci di un anno al loro primo Capodanno in rifugio. E Alain e Totò, simil Terranova di tre mesi con tanta voglia di trovare un loro posto nel mondo.
Sono tutti cani accomunati da una sorte dignitosa nella loro sfortuna, in realtà, nonostante passeranno il 31 dicembre non circondati dall'amore di una famiglia ma almeno nella dimensione di un rifugio dal "volto umano", come lo ha definito (e come davvero è) Luigi Carrozzo, il fondatore de "L'emozione non ha voce", un'oasi per cani che si trova a Napoli, nella zona di Santa Croce.
«Qui cerchiamo di dare ad ogni ospite la possibilità di esprimersi e di vivere insieme ai suoi simili, valutando insieme a educatori e istruttori cinofili la compatibilità sociale intraspecifica per far sì che i cani possano convivere in gruppi e non isolati nei box e la notte di Capodanno siamo presenti e monitoriamo ognuno di loro garantendogli luoghi sicuri e per quanto possibile un minimo di isolamento acustico grazie anche alla posizione in cui ci troviamo, lontano dal centro abitato – spiega Carozzo – Ma ci sono migliaia e migliaia di individui in tutta Italia che vivranno una notte d'inferno nei canili mentre noi esseri umani festeggiamo».
Hiro, Rock&Roll e gli altri sono alla ricerca comunque di un riferimento umano stabile (per info su di loro riferimenti nelle didascalie delle foto e nei link in alto per i cuccioli), una famiglia che li accolga per far sì che luoghi come quelli di Carrozzo possano essere di passaggio per animali pronti o già abituati a condividere la vita in casa e lasciare così la possibilità ad altri di trovare un ambiente sereno all'interno di un rifugio.
«Ci sono soggetti che hanno bisogno di un posto come il nostro, quelli che hanno ad esempio un basso indice di adottabilità perché considerati "fobici" ma che poi in realtà vivono benissimo insieme ad altri cani o sono stati mal valutati anche nei confronti delle persone e per questo non capiti, o come gli animali anziani che meriterebbero di avere il calore di una famiglia ma che qui comunque ne hanno trovata una con me e gli altri cani».
Tenere un rifugio con pochi ospiti, infatti, garantisce loro di vivere una vita serena (a fronte di molti sacrifici per chi li gestisce) ma questa condizione, in Italia, è garantita da poche realtà e tendenzialmente sono tutte situazioni create da privati, come nel caso di Carrozzo, che non ricevono fondi pubblici. La situazione non cambia da Nord a Sud perché ormai l'abbandono è una piaga che attraverso la cessione di proprietà, permessa dalla Legge quadro sul randagismo (281/91), consente a chiunque di rinunciare al cane e lasciarlo in strutture che diventano prigioni a vita.
«Ciò che continua a mancare è una concreta attenzione da parte delle istituzioni sull'importanza dei piccoli rifugi e in generale una costante sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza sul cane di canile in quanto tale e non solo per la notte di Capodanno: bisogna aprire alla gente questi luoghi, farli conoscere e far comprendere che ci sono animali normali e non "casi irrecuperabili"», conclude il responsabile de "L'emozione non ha voce".
Cosa succede a tutti i cani durante la notte di Capodanno a causa dei botti e perché
Tutti i cani, comunque, quelli che stanno nelle case e quelli che sono segregati nei canili, passeranno una notte di paura a causa dei botti di Capodanno dunque. Ma a scontare maggiormente i danni che provoca il rumore causato da questa inutile abitudine umana sono proprio questi ultimi.
I cani, come del resto anche gli altri animali tra cui noi, associano il rumore improvviso all'arrivo di un pericolo e questo già dovrebbe far comprendere quanto un evento del genere scuote un individuo: si tratta del resto di una reazione evolutiva dovuta alla paura, intesa normalmente come un fattore positivo, ovvero qualcosa che ci consente di metterci in allerta quando qualcosa di negativo sta per accadere.
C'è poi da tenere in conto anche la grande capacità uditiva del "migliore amico dell'uomo" che, in casi come questo, se potesse scegliere di certo si scrollerebbe da dosso questa definizione, trovandola a dir poco falsa per la mancanza di rispetto che abbiamo nei confronti di una specie che si è co evoluta con noi. L'udito di Fido, infatti, arriva a percepire suoni che vannodai 20 Hz fino ai 35.000/40.000 Hz: è il doppio di quanto fanno le nostre orecchie che avvertono una frequenza che va dai 20 Hz ai 20.000 Hz (o 20 kHz).
Se per i cani che hanno una famiglia esistono strategie da mettere in atto per tutelarli da quella che nel video a seguire su Kodami abbiamo definito "la trincea di Capodanno", per quelli in canile c'è ben poca speranza di superare indenni ore e ore di esposizione a rumori che assordano l'anima oltre che le orecchie, provocando reazioni che si manifestano in effetti fisici come scialorrea, tremori irrefrenabili, perdita dell'orientamento, attacchi di panico e anche morte a causa di veri e propri attacchi di cuore.
Come ha sottolineato Carrozzo la lontananza dai centri abitati, cosa che contraddistingue solitamente anche i canili pubblici, è un elemento di non poco conto rispetto alla percezione del rumore ma, allo stesso tempo, l'assenza di un supporto emotivo come per i cani che vivono in famiglia da parte degli umani di riferimento e la condizione già preesistente di solitudine in un ambiente costrittivo non possono non indurre a riflettere su quanta sofferenza ulteriore quella che per noi umani è una notte di divertimento provocherà a migliaia di cani in tutto lo Stivale.