Un team di biologi dell'Università delle Hawaii – Mānoa ha utilizzato per la prima volta le immagini catturate dai droni per osservare e misurare la crescita e lo sviluppo dei cuccioli di megattera e il consumo energetico delle madri durante la lunga e faticosa migrazione attraverso il Pacifico, quando le mamme sacrificano tutto pur di far crescere sani e forti i loro piccoli.
Lo studio, pubblicato su The Journal of Physiology, ha fornito nuove e preziosi informazioni sullo sviluppo e lo stato di salute di questi giganti del mare, sempre più minacciati dai cambiamenti climatici e dalle attività umane.
Madri che sacrificano tutto per i loro cuccioli
I ricercatori hanno analizzato la crescita dei piccoli e la perdita di volume corporeo delle madri, confrontando le foto e i dati raccolti nelle acque delle Hawaii, dove avviene l'allattamento, con quelli dei luoghi di alimentazione, che si trovano invece in Alaska. I risultati sono sorprendenti: in appena sei mesi, le madri in allattamento perdono in media il 17% del loro volume corporeo, mentre i cuccioli aumentano addirittura del 395%, con una crescita in lunghezza di ben il 60%.
Durante i 60 giorni di allattamento trascorsi dai cetacei alle Hawaii, una madre megattera consuma circa 214 chili di grasso al giorno, perdendo l'equivalente di 50 tonnellate di krill, i minuscolo crostacei di cui si cibano questi cetacei. Questo enorme dispendio energetico giornaliera supera persino quello richiesto durante l'intera gravidanza, che dura quasi un anno intero. In Alaska, invece, le madri in allattamento recuperano peso più lentamente rispetto alle femmine senza piccoli o ancora gravide: guadagnano circa 14,5 chili al giorno.
Come si comportano le megattere che allattano: madri che sacrificano tutto per i loro cuccioli
Questi dati sullo sviluppo di madri e cuccioli, sono molto importanti, poiché aiutano a capire meglio quale potrà essere il futuro di questi maestosi cetacei, che purtroppo non se la passano benissimo. Tra il 2013 e il 2018, la presenza di madri con cuccioli alle Hawaii è calata del 76,5%, con un crollo delle nascite stimato dell'80% tra il 2015 e il 2016. In Alaska, nel 2018, è stato invece documentato il totale fallimento della stagione riproduttiva, con una diminuzione del tasso di sopravvivenza dei cuccioli dieci volte inferiore a quello tra il 2014 e il 2019.
Questo improvviso declino è stato attribuito a una prolungata ondata di calore marina che ha sconvolto le reti alimentari, riducendo la disponibilità di prede e che ha inoltre ucciso 4 milioni di urie, il peggior calo numerico mai registrato per una singola specie. «I dati raccolti ci aiutano a comprendere meglio le sfide energetiche affrontate dalle megattere e la loro resilienza di fronte a minacce come il cambiamento climatico, le collisioni con navi e le reti da pesca», ha dichiarato Lars Bejder, direttore del Marine Mammal Research Program.
Un database per aiutare le megattere
Grazie a tutte le misurazioni effettuate e raccolte da oltre 8.500 megattere del Pacifico settentrionale anche negli anni scorsi, i ricercatori hanno creato un database che sarà fondamentale per molte future ricerche. «Questo studio dimostra come la collaborazione tra istituzioni possa rivelare le relazioni complesse tra salute materna, crescita dei cuccioli e fattori ambientali», ha sottolineato Jens Currie, coautore dello studio e a capo della Pacific Whale Foundation.
Capire come crescono i piccoli e calcolare come cambia nel tempo il consumo energetico e lo stato di salute delle mamme, può infatti aiutare a valutare meglio lo status e i trend della popolazione di megattere del Pacifico settentrionale. Questi risultati, infatti, sottolineano la necessità di nuove misure di conservazione e tutela degli habitat, che possano garantire le risorse alimentari necessarie per far crescere sani e forti i piccoli, che dipendo però inevitabilmente dal grasso che le loro madri riescono ad accumulare.