UN PROGETTO DI
video suggerito
video suggerito
14 Dicembre 2024
6:00

Perché si dice “curioso come una scimmia” e cosa svela la scienza su questo modo di dire

Le scimmie sono tra gli animali a cui più spesso associamo la parola "curiosità". In occasione del Monkey Day, la giornata interamente dedicata alle scimmie, scopriamo perché e cosa ci dice la scienza sulla proverbiale curiosità dei primati.

37 condivisioni
Immagine
Un cinopiteco (Macaca nigra)

Il 14 dicembre si celebra il Monkey Day, una giornata interamente dedicata alle scimmie e, più in generale, a tutti i primati. Nato un po' per gioco nel 2000 da due artisti e illustratori americani all'epoca studenti, Casey Sorrow ed Eric Millikin, il Monkey Day è diventato nel tempo un'occasione per scherzare su "tutto ciò che è scimmiesco", ma soprattutto anche per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla conservazione e sulla necessità di tutelare i nostri parenti animali a noi più vicini.

Tuttavia, questa ricorrenza può essere anche un momento per riflettere sul ruolo che le scimmie giocano da sempre nell'immaginario collettivo, al punto da essere entrate ormai in pianta stabile nel linguaggio comune. Espressioni come "curioso come una scimmia" fanno ormai parte del nostro parlare quotidiano e rispecchiano la percezione che abbiamo di questi animali: mammiferi intelligenti, vivaci e sempre pronti a esplorare. Ma quanto c'è di vero in questo modo di dire? La scienza ha qualcosa da dire sulla proverbiale curiosità dei primati?

Da dove nasce il detto "curioso come una scimmia"

Immagine
Un cebo fotografato in Costa Rica

Il detto "curioso come una scimmia" affonda probabilmente le sue radici nell'osservazione diretta del comportamento dei primati, soprattutto da quando iniziarono ad arrivare negli zoo e nei serragli europei come "curiosità naturali" provenienti da paesi lontani ed esotici. Le scimmie, con i loro movimenti agili e il continuo interagire con tutto ciò che le circonda, hanno sempre affascinato gli esseri umani. Che si tratti di un cebo cappuccino che smonta un oggetto per capirne il funzionamento o di un macaco che rovista tra gli oggetti lasciati incustoditi, questi animali sembrano dimostrare un'insaziabile curiosità.

La chiave di questa percezione risiede nel fatto che le scimmie, come noi esseri umani, sono animali sociali, cognitivamente complessi e dotati di pollice opponibile, indispensabile per afferrare e maneggiare gli oggetti. La loro curiosità per tutto ciò che le circonda, perlomeno in molte specie, non è finalizzata solo alla sopravvivenza (come cercare cibo o trovare un riparo), ma sembra spesso spinte da un genuino interesse per tutto ciò che è nuovo o sconosciuto.

Questo comportamento, poi, ci ricorda inevitabilmente di noi stessi: quando vediamo una scimmia che osserva un oggetto con attenzione, che tenta di capire come funziona o che gioca con i suoi simili, è impossibile non rivedere un riflesso della nostra stessa natura in lei. Non è un caso, dunque, che questo modo di dire sia diventato popolare. Le scimmie non solo sono curiose, ma lo fanno in un modo che ci appare immediatamente familiare e riconoscibile, quasi umano.

Le scimmie sono davvero curiose? Ecco cosa dice la scienza

Ma cosa ci possono dire, invece, la primatologia e lo studio del comportamento animale sulla curiosità delle scimmie? In generale, l'etologia ha confermato ormai da tempi che i primati sono effettivamente tra gli animali più curiosi del regno animale. Numerosi studi hanno ampiamente analizzato il comportamento esplorativo delle scimmie sia in cattività che in natura, svelando una propensione naturale all'esplorazione di ciò che è nuovo, ovvero la neofilia. Per esempio, uno studio pubblicato nel 2006 ha dimostrato che i macachi giapponesi (Macaca fuscata) esplorano nuovi oggetti e situazioni non solo per necessità, ma anche per puro gioco.

Quando introdotti in ambienti controllati con oggetti nuovi oppure con un sasso, i macachi dedicano tempo a manipolarli, guardarli da diverse angolazioni e  a "giocarci", anche da soli. Questo comportamento è stato interpretato come una delle prime forme di un'abitudine non strettamente adattativa, che si conserva poi come una vera e propria tradizione. Diversi altri studi hanno invece approfondito molto il comportamento dei cebi o scimmie cappuccine (Sapajus sp.) nell'uso degli strumenti.

Immagine
Gli scimpanzé utilizzano una gran varietà di strumenti, tra cui i bastoncini per raccogliere termiti nei termitai

Questi piccoli primati sudamericani sono famosi per rompere le noci utilizzando pietre e sono stati osservati mentre testavano diversi tipi di rocce per trovare quelle più efficaci. Di recente, è stato inoltre dimostrato che imparano a farlo osservando e imitando gli "amici", che è sicuramente un sintomo di enormi capacità cognitive, ma anche di una certa curiosità. Naturalmente, le scimmi antropomorfe a noi più vicine – ovvero oranghi, gorilla, scimpanzé e bonobo – son anche quelle che possono dirci di più sulla curiosità.

Oltre a essere infatti le specie più simili a noi per capacità cognitive e sociali, sono quelle maggiormente studiate, anche strettamente in merito alla curiosità. Uno studio pubblicato su Ethology nel 2022 propone una teoria chiamata "ipotesi della curiosità sociale" per spiegare l'evoluzione della curiosità nelle grandi scimmie, umani inclusi. Secondo gli scienziati, la curiosità delle scimmie si è evoluta parallelamente con la socialità. La specie più sociali, come scimpanzé e bonobo, sono più interessate alle novità rispetto a quelle solitarie, come gli oranghi.

Altre curiosità sulle scimmie

Gli scienziati ipotizzano inoltre l'esistenza di una correlazione tra curiosità, sviluppo cognitivo e adattamento: i primati che mostrano maggiore curiosità e propensione a esplorare le novità, sono anche quelli ad avere anche una maggiore capacità di adattamento a nuovi ambienti. Questo suggerisce che la curiosità non sia è solo un tratto "caratteriale", ma un adattamento evolutivo che ha permesso ai primati di prosperare in una gran varietà di ambienti e di sviluppare alcuni tra i comportamenti più complessi dell'intero regno animale.

Le scimmie non smettono infatti mai di stupirci: studi sui bonobo e sugli scimpanzé hanno dimostrato che i nostri cugini sono capaci, per esempio, di consolarsi a vicenda. Dopo un litigio, è frequente vedere due individui abbracciarsi o scambiarsi gesti affettuosi per stemperare le tensioni, dimostrando un forte senso di empatia. Oltre ai cebi, naturalmente, molte altre specie fabbricano e utilizzano regolarmente gli strumenti e sempre gli scimpanzé sono forse i primati più abili in questo campo.

Immagine
I cercopitechi verdi hanno richiami specifici per segnalare i diversi predatori come aquile, serpenti o leopardi

Ogni popolazione o singolo gruppo, accumula saperi e abilità, tramandate poi culturalmente alle generazioni successive. Ci sono scimpanzé che utilizzano strumenti semplici, come per esempio le foglie masticate usate come spugne per raccogliere acqua, e altri che fabbricano veri e propri set che possono includere bastoncini, sassi e persino bastoni affilati per andare a caccia. Gli scimpanzé della Guinea, poi, utilizzano invece le rocce per creare un'incudine e un martello e aprire le dure noci delle palme.

Molte specie di scimmie possiedono poi un repertorio di vocalizzazioni estremamente complesse. I cercopitechi verdi (Chlorocebus pygerythrus), per esempio, usano richiami diversi e specifici per avvisare del pericolo a seconda del predatore (aquile, serpenti o leopardi). Sulle scimmie, e più in generale sui primati, si potrebbe parlare all'infinito. Sono infatti mammiferi capaci di combinare intelligenza, empatia, emozioni e creatività in modi sorprendenti e che ci ricordano costantemente quanto siamo simili. E se la loro curiosità ci affascina tanto, forse è perché, guardando loro, vediamo inevitabilmente un riflesso di noi stessi.

Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views