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19 Aprile 2025
9:47

Il cane capisce quando gli diciamo di no? Cosa pensa davvero quando riceve un rifiuto

Un cane capisce perfettamente il significato del "no". Cosa pensa quando glielo diciamo dipende della relazione che si è costruita e della fiducia che ha nei nostri confronti. Importante è essere coerenti e non abusare della parola, ricordandoci che Fido ha emozioni e cognizioni in base alle quali opera le sue scelte.

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Un cane comprende chiaramente il significato della parola "no" e il suo comportamento conseguente varierà in base a quanta fiducia ha nei nostri confronti. Fido  sceglie cosa fare, ha capacità cognitive ed emozioni che lo guidano rispetto alle azioni da compiere in ogni momento e di conseguenza a un diniego ricevuto.

Cosa pensa dunque un cane quando riceve un "no" dipende strettamente dal tipo di relazione che ha con la persona di riferimento e si concentra tutto in una parola che riguarda la sua visione di noi: credibilità.

E' fondamentale, infatti, che Fido abbia fiducia nei confronti della persona che gli sta rivolgendo la richiesta di non fare qualcosa, ovvero di non mettere in atto un determinato comportamento che chiaramente a lui interessa e che l'umano gli impedisce di fare.

È molto importante nel rapporto con un cane avere ben chiaro che i "no" fanno parte della costruzione di una sana relazione. Fido ci chiede onestà e coerenza e condividere la vita con un umano di riferimento che sa come e quando utilizzare la parola "no".

Il nostro amico a quattro zampe comprende benissimo il significato più profondo delle nostre azioni se abbiamo nei suoi confronti un comportamento lineare e che per lui sia comprensibile. Per questo il "no" è una parola, come altre del resto, da usare con buon senso e nei momenti giusti: abusarne vuol dire togliere significato.

I cani hanno bisogno, come del resto noi umani all'interno di una relazione basata sul rispetto reciproco, di conoscere i confini entro i quali determinate azioni possono essere svolte, avere delle regole chiare da parte di chi è il loro umano di riferimento così come il cognitivismo (e non il comportamentismo) ha chiarito negli ultimi anni di studi.

Cosa prova un cane quando riceve un rifiuto?

Sapere cosa un cane prova quando una nostra istanza genera una reazione è un arduo compito, sebbene possiamo ormai essere certi che Fido ha capacità cognitive ed emozioni che ne fanno un essere senziente e consapevole, come la scienza ha da tempo accertato.

Ciò che possiamo però considerare sono le caratteristiche etologiche del cane e ricordarci che come noi sono animali sociali che hanno fatto del legame con l'uomo la loro "nicchia ecologica", ovvero il mondo intorno al quale gravitano.

Ciò vale in generale per tutti i soggetti che appartengono alla specie Canis Lupus Familiaris, di cui l'80% vive in libertà nel mondo, e ancora di più per i cani di famiglia.

I cani hanno rappresentazioni mentali complesse come noi umani e possiamo affermare che di fronte a un "no" devono comunque scendere a patti con l'emozione che sottende la spinta a compiere l'azione che gli stiamo negando.

Questo ragionamento parte dal presupposto che bisogna allontanare completamente l‘idea meccanicistica del cane, ovvero la visione nata prima dagli studi di Ivan Pavlov e poi da quelli di Burrhus Frederic Skinner a inizio Novecento da cui emergeva che il comportamento animale era basato solo su una semplice reazione tra stimolo e risposta. Una teoria che non attribuiva alcuna capacità cognitiva né emozionale al cane, privandolo della abilità di elaborare un pensiero. Questo è, in sintesi, il "comportamentismo" che nell'approccio cognitivo comportamentale è stato invece superato mettendo al centro il cane come individuo appunto dotato di emozioni, cognizioni e una visione dunque del soggetto non come una macchina che reagisce e basta.

Precisato brevemente tutto ciò, ecco allora che possiamo arrivare a ragion di scienza a comprendere che quando neghiamo qualcosa al nostro cane quest'ultimo elabora la risposta e attua un comportamento in cui o accetterà il nostro "consiglio" oppure deciderà di perseguire il suo fine. Pensiamo dunque con coerenza e valutando esattamente il motivo per cui stiamo dicendo "no" e nella consapevolezza che il nostro cane ci sta concedendo il suo accreditamento nel rispettare il nostro volere e che ciò avviene solo se quell'individuo ha piena fiducia nei nostri confronti.

Molti cani vengono considerati "bravi" perché si bloccano di fronte al "no" di un umano ma purtroppo ancora accade perché lì dove non lo hanno fatto hanno subito punizioni fisiche e/o psicologiche. Anche in questi casi si dovrebbe ormai arrivare a comprendere che il non fare qualcosa da parte di Fido è determinato da un' emozione (negativa) e da una scelta razionale: "Non agisco perché se no ne pagherò le conseguenze".

Come dire "no" al cane in maniera efficace

Quando diciamo "no" al nostro compagno canino e vogliamo che ci ascolti dobbiamo essere sempre coerenti. Perché queste due lettere abbiano senso, infatti, il nostro amico deve sapere che le usiamo cum grano salis: nel momento e nel contesto giusto.

Molti comportamenti a noi non graditi sono dal punto di vista del cane invece molto piacevoli da mettere in atto. Pensiamo a Fido che vuole raggiungere un cibo succulento che abbiamo incautamente lasciato a vista sul tavolino basso accanto al divano. Ecco, non possiamo non comprendere che per lui non c'è nulla di male ad allungare il muso e mangiarsi quella pappa "pronta all'uso". Riuscire a chiedergli dunque di evitare di farlo è un processo che si basa sulla concertazione, su quella che da parte nostra è proprio una richiesta specifica a non fare qualcosa per lui desiderabile. Solo l‘accreditamento che il nostro cane ha nei nostri confronti, dunque, può impedirgli di mettere in atto un'azione per lui importante.

Questo esempio è utile per provare a comprendere quanto i cani sono "gentili" con noi umani e pronti a lasciar perdere qualcosa che gli piace pur di accontentarci, ma pensiamo a situazioni invece in cui potrebbero mettersi in pericolo o causare pericolo ad altri esseri viventi, umani compresi. Un cane che ha una forte motivazione predatoria, ad esempio, potrebbe "amare" l'inseguire una persona in bicicletta: aver lavorato insieme a lui nella fluttuazione dell'arousal (il livello di eccitazione) su quel tipo di pulsione attraverso anche il "no" sarà utile a evitare situazioni spiacevoli.

Per aiutare ad accettare quei"no", Fido va premiato quando accetta la nostra richiesta e non punito se non risponde come vorremmo. Elaborare dunque insieme a lui attività nelle quali si introduce il diniego è utile se prima si è interagito su esperienze che sono state per lui piacevoli e soddisfacenti nell'ambito della collaborazione.

Per capire qual è il percorso migliore per farlo consigliamo di contattare un educatore (in caso di cuccioli) o un istruttore cinofilo (con cane adulto) con approccio cognitivo zoo antropologico.

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