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16 Aprile 2025
18:00

L’elefantessa Pupy è finalmente libera dopo oltre 30 anni di reclusione in uno zoo

Dopo oltre 30 anni passati dietro le sbarre dello zoo di Buenos Aires, l’elefantessa Pupy è stata trasferita in un santuario in Brasile, dove inizierà una nuova vita più libera e dignitosa.

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L’elefantessa Pupy interagisce con il suo custode attraverso le sbarre dello zoo di Buenos Aires. Foto AP Photo/Natacha Pisarenko

Un camion blindato, un'enorme cassa di metallo e una scorta formata da veterinari, etologi e custodi: è così che Pupy, un'elefantessa africana di 3,5 tonnellate, ha lasciato Buenos Aires per riconquistare almeno in parte ciò che le era stato tolto per oltre trent'anni: la libertà. La sua storia inizia dietro le sbarre del vecchio zoo della capitale argentina, oggi fortunatamente convertito in un ecoparco più moderno e attento al benessere animale, ma che per decenni è stato al centro di forti critiche per le condizioni in cui venivano tenuti gli animali.

Pupy era arrivata lì nel 1993 ed era l'ultimo elefante rimasto, mentre intorno a lei tutti gli altri animali morivano o venivano ricollocati in santuari e riserve. Ora, finalmente, è arrivato anche il suo turno. Sono oltre 2.500 i km che la separano dalla sua nuova casa, un santuario per elefanti in Brasile, il primo rifugio per pachidermi in tutta l'America Latina. Partita da Buenos Aires, ora Pupy vivrà nello stato brasiliano del Mato Grosso, dove l'attende una nuova vita non completamente libera, ma molto più simile a quella che un elefante meriterebbe.

Il viaggio di Pupy verso il santuario brasiliano

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Pupy era l’ultimo elefante rimasto allo zoo di Buenos Aires, in Argentina. Foto AP Photo/Natacha Pisarenko

Durante l'intero tragitto, Pupy non è mai sola. Un intero team monitora ogni suo movimento attraverso telecamere posizionate nella cassa e la segue durante tutte le pause programmate. Dorme in piedi, come spesso fanno gli elefanti, e si nutre di frutta, verdura, erba fresca e integratori. A raccontare di lei ad AP è María José Catanzariti, veterinaria e responsabile del parco: "Sta affrontando il viaggio senza difficoltà. Spesso, nei primi giorni, questi animali smettono di mangiare, ma Pupy continua a farlo: è un segnale positivo, ci dice che è pronta".

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Ora vivrà in Brasile, in un santuario appositamente pensato per gli elefanti salvati da zoo e circhi. Foto AP Photo/Natacha Pisarenko

La sua è però solo l'ultima della tante storie di salvataggi compiute al vecchio zoo di Buenos Aires. Da quando è stato convertito in un ecoparco nel 2016, oltre mille animali tra cui leoni, tigri, orsi, scimmie e altri elefanti sono stati trasferiti in santuari o aree più adatte alle loro esigenze etologiche. Tra loro c'è anche Mara, un'elefantessa asiatica salvata da un circo e che cinque anni fa ha affrontato lo stesso lungo viaggio di Pupy verso il Brasile. Oggi può muoversi liberamente tra gli spazi enormi e più naturali del santuario.

Non è l'Africa, ma neppure una prigione con sbarre e cemento

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Per ora sarà sola, in attesa Kenia, un’altra elefantessa africana che si trova ancora allo zoo di Mendoza. Foto AP Photo/Natacha Pisarenko

Al santuario, gli elefanti hanno finalmente l'opportunità di riappropriarsi, almeno in parte, dei comportamenti e delle abitudini che li rendono tali, come socializzare, muoversi in gruppo, creare legami e conoscersi l'un l'altro. Tuttavia, Pupy, che è un'elefantessa africana (Loxodonta africana) dovrà aspettare ancora un po'. Non può essere inserita nel gruppo composto da Mara e dagli altri elefanti asiatici (Elephas maximus), che hanno abitudini, linguaggio e stili di vita diversi dai cugini africani.

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Pupy ha trascorso trent’anni in una prigione con sbarre e cemento. Ora ha davanti a sé alberi, terra e cielo Foto di AP Photo/Natacha Pisarenko

Per ora starà da sola per un po', in attesa che arrivi Kenia, un'altra elefantessa africana che si trova ancora allo zoo di Mendoza, sempre in Argentina, e che presto intraprenderà lo stesso viaggio. Naturalmente, il santuario brasiliano non sarà mai davvero una giungla indiana o una savana africana, ma è sicuramente una condizione più dignitosa e che può dare a questi animali, che non possono tornare in natura, l'opportunità di essere più liberi. Pupy ha trascorso trent'anni in una prigione con sbarre e cemento. Ora ha davanti a sé alberi, terra e cielo.

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