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L'uomo che la sera del 23 gennaio 2023 ha investito e ucciso l'orso Juan Carrito sulla Statale 17 sarà risarcito dalla Regione Abruzzo. La decisione arriva dal giudice civile del Tribunale di Sulmona che ha sancito un accordo conciliativo tra il 33enne e la Regione: quest'ultima dovrà pagare 15mila euro a titolo di risarcimento del danno e tremila per il pagamento delle spese legali, mentre l'uomo si è impegnato a rinunciare alla causa civile.
Una decisione che ha lasciato interdette moltissime persone che conoscevano e amavano Juan Carrito, l'orso più famoso d'Abruzzo, eppure c'è un motivo che ha reso il risarcimento inevitabile.
Le motivazioni della Regione per il risarcimento: scarsa visibilità e mancanza di segnali
Per capire perché la persona che ha investito e ucciso uno degli orsi più rari al mondo sia stato risarcito, bisogna fare un passo indietro e ricostruire quello che è successo quella sera.
Il 23 gennaio 2023, intorno alle ore 18, l'auto del 33enne ha colpito l'orso sulla Statale 17, all'altezza di Castel di Sangro. Carrito era saltato improvvisamente sulla carreggiata da un muretto che costeggiava il lato sinistro della strada e il tentativo dell'uomo di evitarlo si è rivelato vano a causa delle condizioni della strada.
Secondo la relazione sull'incidente redatta dai Carabinieri Forestali è emerso che l'uomo quella sera stava procedendo a velocità ridotta sia a causa della nebbia che della scarsa illuminazione stradale: "La Statale 17 era priva di illuminazione pubblica – si legge – L’asfalto era bagnato. Presenza di nebbia. Dunque scarsa visibilità e andamento dell’automobilista a velocità moderata". Era quindi praticamente impossibile per il conducente evitare la collisione con l'orso. Per questi motivi già a tre mesi dall'incidente l'uomo era stato prosciolto da ogni accusa di tipo penale.
Carrito, dal canto suo, era solito attraversare la Statale 17, una strada fatale per molti selvatici, tanto che negli anni è diventata nota come "killer di orsi". Qui nel dicembre del 2019 una femmina di orso con il suo cucciolo aveva perso la vita a causa di un investimento stradale, e secondo il Rapporto Orso 2021 redatto dal Pnalm, anche l'orso M150 è stato investito, ma fortunatamente è sopravvissuto.
La Statale 17, così come altri snodi viari, si trova in una zona che collega alcune tra le più importanti aree naturali dell'Appennino, come il Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm), quello della Maiella, la Riserva del Genzana, e altre ancore. Per gli animali selvatici è quasi impossibile evitare di attraversarla, soprattutto per i marsicani che in questo momento stanno vivendo una fase di espansione del proprio areale.
Proprio per tutelare questa sottospecie unica di orso, l'Ente Parco abruzzese ha preso parte al progetto europeo Life Safe-Crossing insieme al Parco della Maiella. Si tratta di un finanziamento europeo pensato proprio per ridurre il rischio di incidenti stradali tra fauna selvatica e veicoli, con particolare attenzione ad alcune specie come lupo e orso. L'associazione Salviamo l'Orso, insieme al Wwf Abruzzo e ai Parchi, con uno sforzo collettivo coadiuvato dai fondi Ue in questi anni hanno migliorato la sicurezza della strada attraverso la costruzione di sottopassi appositi destinati alla fauna selvatica e l'installazione di dispositivi luminosi e sonori utili a scoraggiare gli orsi dall'attraversamento.

Un lavoro realizzato anche al di fuori dai confini amministrativi dei Parchi, compresa la Statale 17. Proprio qui però si è realizzata la beffa peggiore: mancavano pochi metri per il completamento della messa in sicurezza della strada e Carrito l'ha attraversato a pochi passi dal sottopasso per la fauna selvatica.
Nonostante la pericolosità conclamata, sulla Statale 17 non c'erano segnali che indicavano il pericolo di attraversamento della fauna selvatica. Elementi che hanno convinto la Regione a firmare l'accordo per risarcire il 33enne che, suo malgrado, ha ucciso l'orso ambasciatore della popolazione marsicana.
Chi era Juan Carrito, l'orso marsicano più famoso del mondo
Juan Carrito era un orso marsicano (Ursus arctos marsicanus), la sottospecie di orso bruno più rara al mondo endemica dell'Appennino centrale italiano. Ad oggi ne restano tra i 50 e i 60 individui, e per questo da decenni le autorità locali sono impegnate in progetti per evitare un'estinzione che a tratti sembra inevitabile a causa della minaccia antropica e della scarsissima variabilità genetica della popolazione. Già questo basterebbe a rendere drammatica la scomparsa di un orso giovane come era Juan Carrito, due anni al momento della morte, ma lui non era come gli altri: era il più famoso, tanto da essere diventato ambasciatore della sua popolazione nel mondo. Una fama che gli ha creato non pochi problemi.
Carrito è nato nel 2020 ed era uno dei cuccioli dell’orsa Amarena. Quell'anno Amarena diede alla luce ben 4 piccoli, una vera rarità per gli orsi e questo attirò su di loro i flash di turisti e residenti che si recavano appositamente nelle aree frequentate dalla famigliola. Questa attenzione ebbe su Carrito un effetto deflagrante: fin da giovanissimo l'essere cresciuto in un ambiente fortemente antropizzato e braccato dalle persone lo ha reso sempre più confidente. Al contrario dei suoi fratelli Carrito non era diffidente nei confronti dell'essere umano e di avvicinava in maniera disinvolta ai centri urbani di medie dimensioni, anche in presenza di persone.
In ragione di questa popolarità Carrito è stato oggetto di una campagna informativa realizzata dal Parco, la "Juan Carrito's Story". Nei post della serie pubblicati sui social dell'Ente Parco venivano spiegati i comportamenti insoliti dell'orso, il corretto modo che le persone avrebbero dovuto tenere in caso di incontro, e anche curiosità e notizie sugli orsi marsicani. Carrito divenne così un ambasciatore della sua (sotto)specie, rubando alla madre il titolo di orso più famoso del mondo.
Oltre a lavorare sul lato della comunicazione, il Parco ha provato a tenere Carrito lontano dalle città come Roccaraso, dove l'orso andava in cerca di cibo facile. Un'impresa che sembrava impossibile, tanto che nel marzo 2022 Carrito è stato considerato un problema di sicurezza pubblica proprio a causa della sua abitudine a frequentare i centri abitati e a non temere gli spazi affollati pieni di gente. Per lui a quel punto sembrava esserci solo la strada della captivazione permanente, una perdita terribile per l'individuo e per la specie.
Per lui è stato quindi fatto qualcosa di mai tentato prima in Italia: quell'anno è stato catturato e trasferito nell'area faunistica di Palena, nel Parco della Maiella. Lo scopo degli esperti era tentare una traslocazione, cioè lo spostamento dell'orso in un'area diversa da quella in cui era stato prelevato, più lontana dagli insediamenti umani. Si tratta di una pratica comune in nord America, favorita anche dagli enormi spazi disabitati a disposizione, ma in Italia non era mai stata tentata prima.

La traslocazione sembrò avere successo, e Juan Carrito dopo l'ibernazione sembrava meno interessato alle città. Neanche questo tentativo però lo ha salvato: restava un animale selvatico libero in un territorio che ormai è dominio dell'uomo.