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Mai come in questi giorni si parla così tanto di Hayao Miyazaki: i social network sono pieni di immagini realizzate con l'Intelligenza Artificiale che ha reso possibile modificarle come se fossero uscite dalla fantasia dei disegnatori dello studio Ghibli. Come abbiamo scritto su Fanpage, c’è di tutto, non solo autoritratti o semplici meme, anche scene con immagini forti tratte da fatti realmente accaduti. La polemica però è scoppiata proprio relativamente alla riproduzione artificiale di opere d'ingegno, ovvero notando che si è arrivati al punto in cui attraverso l'IA si realizza in pochi clic lo sfruttamento di opere di elevato calibro culturale e artistico come quelle create dal fumettista giapponese e dal suo team di disegnatori.
Hayao Miyazaki e il suo studio Ghibli in tutto questo bailamme rischiano dunque di essere solo considerati come lo spunto da cui dare in pasto immagini distopiche che colpiscono chi guarda dimenticandosi, così, il valore intrinseco dei capolavori d'animazione che nel corso degli anni sono stati prodotti e che hanno alla base un filo comune: l'attenzione alla natura e agli animali. Il lavoro compiuto in decenni di attività da parte del disegnatore e dei suoi collaboratori è stato infatti sempre finalizzato a portare in ogni film un messaggio universale volto alla comprensione della Natura come luogo che appartiene a tutti gli esseri viventi, anche grazie alla creazione di personaggi fantastici in cui l'elemento animale è dirompente e parte essenziale di ogni storia.
Il nome di Kodami, ad esempio, rende omaggio proprio a un capolavoro dello studio Ghibli: "La principessa Mononoke" in cui compaiono i Kodama, piccoli fantasmi che una leggenda narra che vagano dalla notte dei tempi nei boschi e nelle foreste del Giappone e proteggono chi vi abita o passa attraverso. Era il 1979 quando Miyazaki diete vita animata agli spiriti dei boschi che proteggono gli abitanti della Natura: sono lì, ognuno ha il suo albero, e dalla loro prospettiva particolare hanno visto il Mondo trasformarsi nel tempo e purtroppo non sempre in qualcosa di buono e purtroppo sempre a causa dell'uomo. È questo, del resto, ciò che racconta proprio "La principessa Mononoke", capolavoro dei film d'animazione uscito nel 1997, in cui attraverso la simbologia e la mitologia giapponese, in fondo, si racconta la storia di un intero Pianeta vittima dell'antropizzazione degli ecosistemi, di quanto gli esseri umani abbiano violato la Terra sterminando gli altri animali che vi abitano.
Ma sono tanti i film di animazione dello studio Ghibli che raccontano del conflitto creato da Homo sapiens con gli altri esseri viventi che sempre di più sta portando alla fine di intere popolazioni animali e alla devastazione del Pianeta in cui tra i protagonisti svettano animali veri o fantastici in rappresentanza di ciò.
Come gli Ohm, gli insetti giganti che vivono nel Mare della Corruzione: creature uniche che proteggono l'ecosistema del mondo post-apocalittico di "Nausicaä della Valle del Vento".

O come uno dei personaggi più noti che ha dato anche il titolo a "Il mio vicino Totoro", uno spirito della foresta che affianca le due sorelle protagoniste, Mei e Satsuki, offrendo loro la fuga dalla realtà della vita nel segno di una narrazione che punta proprio al rispetto della Natura.

A parte questi due esempi, la presenza di animali come personaggi fondamentali delle storie che Miyazaki ha rappresentato è innumerevole ed è avvenuta anche attraverso personaggi antropomorfi, come l'uomo maiale de "Il porco rosso" e passando per creature inventate come i warawara (in giapponese "massa che si muove") che ne "Il ragazzo e l'airone" rappresentano la speranza di un futuro migliore per tutta l'umanità e per l'intero Pianeta. Un ecosistema abitato appunto da tante e meravigliose creature che esistono ancora ma che rischiano di diventare solo rappresentazioni dell'immaginazione nemmeno più umana ma dell'Intelligenza Artificiale.