Non si ferma il maltempo in Emilia-Romagna. Lo scorso 20 ottobre una colata di acqua e fango ha distrutto il canile di Sasso Marconi gestito dall'associazione "Il vagabondo", uccidendo anche una cucciola, la cagnolina con disabilità Carlina: il fango l'ha sommersa e quando è stata trovata era già priva di vita.
Cosa è successo ai cani del rifugio?
Era impossibile che Carlina, con la sua disabilità potesse salvarsi, ma gli altri cani della struttura hanno resistito sino all'arrivo dei volontari e della Polizia di Stato. Quando però sono giunti sul posto, il canile che conoscevano non esisteva più. «Noi volontari siamo distrutti – scrivono – in una sola notte tutto è stato cancellato, una valanga di acqua e fango, in alcuni punti alto 1 metro e mezzo, ha invaso il canile, i box hanno dato un po' di riparo ma i cani al nostro arrivo erano immersi fino al torace, gli occhi pieni di paura, non possiamo non pensare al terrore che può averli pervasi la notte mentre tutto franava».
Come era stato già nel 2023, quando un'altra alluvione si è abbattuta sulla regione, gli ospiti dei canili e soprattutto dei rifugi privati vengono lasciati a loro stessi e ai volontari. Ora i cani di Sasso Marconi hanno trovato nuovi stalli, e l'associazione che gestiva il canile ha avviato una raccolta fondi per iniziare la ricostruzione, ma questa non è l'unica emergenza grave.
Alcuni gatti di una colonia di Castenaso sono ancora dispersi; l’oasi felina di Pianoro è in difficoltà; il canile di Budrio, anche se non colpito direttamente, sta accogliendo gli animali degli sfollati. Il Coordinamento emergenze per l’Emilia Romagna dell’Oipa si sta mobilitando in aiuto degli animali e delle loro famiglie, come accaduto già lo scorso anno durante e dopo i tragici giorni dell’alluvione di maggio 2023, quando hanno soccorso cani, gatti, cavalli, conigli e altri animali in oltre 250 interventi.
L'alluvione che in queste settimane sta continuando ad abbattersi sull'Emilia-Romagna sta mettendo nuovamente a nudo le tante criticità del sistema di gestione dei cani di nessuno, quelli dei rifugi. Diverse strutture in questi giorni hanno lanciato appelli perché i box si sono riempiti di fango e necessitano di assistenza.
Anche i più fortunati, quelli che non hanno subito la furia dell'acqua, si trovano costretti ad affrontare l'emergenza, è quello che sta succedendo al canile di Faenza gestito dall'Enpa. Nella primavera del 2023 anche Faenza fu colpita da un'alluvione costringendo i volontari dell’Enpa a trasferire cani e gatti in altre strutture.
I rifugi e il maltempo: come e da chi dovrebbero essere gestiti i cani?
In questo caso invece l'operatrice ci spiega che la situazione si è invertita: «Questa volta siamo stati fortunati, non abbiamo avuto grossi problemi, anzi abbiamo ospitato anche cani di privati che non sapevano dove lasciarli». La verità è che non esiste un sistema condiviso di gestione degli animali durante le emergenze, un tema che non riguarda solo i privati ma anche la cosa pubblica essendo gli animali membri della comunità.
Negli Stati Uniti dopo il distruttivo uragano Katrina è stato approvato il Pets Evacuation and Transportation Standards che impone all'Agenzia federale per le emergenze di evacuare e salvare gli animali in pericolo, a prescindere che siano o meno di privati. In Italia l'esempio più recente di una simile iniziativa è il piano di gestione per il rischio sismico e vulcanico nell'area dei Campi Flegrei, in Campania. Non c'è invece una buona pratica condivisa tra le centrali operative dell'Emilia-Romagna in materia di gestione degli animali durante le alluvioni, e spesso gli operatori dei canili non hanno riferimenti. Se gli animali dei privati hanno una possibilità, le decine di ospiti dei rifugi non sono quasi mai fortunati.
Negli anni cambiano le strutture e le Province colpite, ma il problema resta lo stesso: chi salva i cani di nessuno?