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8 Marzo 2025
7:00

90 anni fa ci lasciava Hachiko, il cane simbolo di fedeltà diventato immortale

Hachiko, l'Akita simbolo della fedeltà canina, attese il ritorno del suo umano alla stazione di Shibuya per quasi 10 anni. Morto nel 1935, la sua storia è la dimostrazione di quanto profondo e forte possa essere il legame tra un cane e un essere umano. Oggi, 8 marzo, si celebrano i 90 anni dalla sua scomparsa.

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L’Akita Inu Hachiko, a 90 anni esatti dalla sua morte, è ancora oggi uno dei simboli di amore e fedeltà canina più potenti. In foto, da Wikimedia Commons, l’attore Masao Inoue e Hachiko nel 1933

L'8 marzo del 1935 si spegneva Hachiko, l'Akita Inu che ha scritto una delle pagine più note e commoventi della lunga relazione che da millenni lega cani ed esseri umani. A distanza di 90 anni dalla sua morte, il suo nome e la sua storia continuano a essere più vivi che mai e ancora oggi sono uno dei simboli di amore e fedeltà canina più forti e toccanti, che ispira milioni di persone in tutto il mondo. La sua incredibile storia di attesa e devozione per il suo umano ha dato vita a monumenti, libri, cerimonie e naturalmente al film di successo con Richard Gere, Hachiko – Il tuo migliore amico. Ma chi era davvero il cane Hachiko? E perché la sua storia è ancora così importante a quasi un secolo dalla sua morte?

Chi era Hachiko, l'Akita diventato immortale

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Hachiko con Hidesaburō Ueno e la sua famiglia. Foto da Wikimedia Commons

Hachiko (in giapponese ハチ公) – nacque il 10 novembre 1923 a Ōdate, una città della prefettura di Akita sull'isola di Honshū, nel nord del Giappone. Era un cane appartenente alla razza Akita Inu, una delle più antiche e nobili al mondo. Gli Akita sono cani forti, imponenti e dal portamento fiero, indipendente e nobile, ma anche incredibilmente leali e fedeli al proprio umano di riferimento. La loro storia è molto antica ed è profondamente legata a quella della cultura giapponese.

Gli Akita sono infatti considerati un monumento naturale nazionale fin dal 1931 e sono stati per secoli oggetto di culto e leggende. Basti pensare che quando nasce un bambino, i genitori di solito ricevono in dono, secondo un'antica tradizione, una statuetta che rappresenta proprio questo cane, in segno di augurio di felicità e lunga vita. Un tempo erano cani riservati ai samurai e agli imperatori, simbolo di forza, dignità e fedeltà, poi durante la Seconda Guerra Mondiale rischiarono di scomparire per sempre.

La razza venne fortunatamente salvata e recuperata e ancora oggi rappresenta uno dei simboli più forti della fedeltà e delle lealtà tipica della cultura giapponese. Hachiko, tuttavia, portò il significato di queste virtù a un livello mai visto prima. Nel 1924, quando aveva pochi mesi, venne adottato dal professor Hidesaburō Ueno, un docente universitario di agraria all'Università Imperiale di Tokyo. Tra i due si instaurò un legame profondo, basato anche su una routine molto precisa che ben presto divenne una vera e propria dimostrazione di amore.

La storia di Hachiko: ha aspettato per 10 anni il suo umano

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Hachiko alla stazione di Shibuya pochi mesi prima della sua morte. Foto da Wikimedia Commons

Ogni mattina, infatti, Hachiko accompagnava il professor Ueno alla stazione di Shibuya, a Tokyo. Lo vedeva salire sul treno e poi tornava a casa da solo. Ma ogni pomeriggio, puntuale, era di nuovo lì ad aspettarlo al suo ritorno. Questo rituale andò avanti per più di un anno, fino a quando, il 21 maggio 1925, Ueno non tornò più. Quel giorno, il professore morì improvvisamente a soli 53 anni a causa di un ictus, mentre si trovava all'università. Ma Hachiko, naturalmente, non poteva saperlo.

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Hachiko fotografato nel 1934. Foto da Wikimedia Commons

Così, anche quel giorno tornò alla stazione e si sedette ad aspettare il suo umano, esattamente come aveva sempre fatto. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, continuando a farlo per quasi un decennio intero. All'inizio, la sua presenza passava perlopiù inosservata. Tuttavia, con il passare del tempo, i pendolari e i lavoratori della stazione iniziarono a notarlo, a prendersi cura di lui e a emozionarsi per quella dimostrazione di fedeltà incrollabile.

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L’ultima foto di Hachiko nel giorno della sua morte scattata l’8 marzo 1935. Foto da Wikimedia Commons

La sua storia iniziò a diffondersi e, nel 1932, un articolo pubblicato sul giornale Asahi Shinbun la rese nota in tutto il Giappone. Da quel momento, Hachiko divenne un simbolo nazionale. Nonostante l'età che avanzava e la vita dura da randagio, anche se accudito da tante persone, continuò a presentarsi ogni giorno alla stazione fino all'ultimo giorno della sua vita, l'8 marzo 1935. Il suo corpo fu ritrovato tra le strade di Shibuya, vicino al luogo in cui aveva passato la sua intera esistenza ad aspettare.

Da quel tragico 21 maggio del 1925, Hachiko non ha fatto altro che attendere pazientemente il ritorno del suo umano. Nient'altro al mondo era più importante per lui. E lo ha fatto ogni singolo giorno, per i successivi 9 anni, 9 mesi e 15 giorni, presentandosi esattamente all'ora prevista per l'arrivo del treno alla stazione che lo avrebbe riunito a Ueno. Morì all'età di 11 anni a causa di un cancro e per un'infestazione da vermi filaria. Le sue ceneri furono seppellite accanto alla tomba di Hidesaburō Ueno al cimitero di Aoyama, a Tokyo.

8 marzo, una ricorrenza per Hachiko

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La statua di Hachiko di fronte alla stazione di Shibuya

La morte di Hachiko scosse profondamente tutto il Giappone. Il paese si strinse nel dolore per quel cane che aveva dimostrato un amore così puro e disinteressato. Tanto che il governo dichiarò il lutto nazionale e la sua pelliccia fu conservata, preparata ed esposta nel Museo Nazionale della Natura e delle Scienze di Tokyo, dove si trova ancora oggi. Nel 1934, un anno prima della sua morte, gli era inoltre già stata dedicata una statua di bronzo realizzata dalla scultore Teru Ando proprio davanti alla stazione di Shibuya.

Quel monumento, distrutto per recuperare il bronzo durante la Seconda Guerra Mondiale, venne ricostruito nel 1948 da Takeshi Ando (figlio dell'artista originale) e divenne un luogo di pellegrinaggio che, ancora oggi, è uno dei punti di riferimento più iconici e noti del Giappone. Ogni anno, l'8 marzo, si tiene tutt'ora una cerimonia commemorativa in suo onore, con centinaia di persone che si riuniscono alla stazione per ricordare Hachiko e la sua storia. Ma il suo ricordo e la potenza della sua storia, vanno ben oltre i confini giapponesi.

Nel mondo esistono diverse altre statue, targhe e omaggi dedicati a lui, dagli Stati Uniti fino alla sua città natale, Ōdate. La fedeltà e la lealtà di Hachiko continuano a vivere non solo nei romanzi, nei film e nei monumenti, ma soprattutto nei cuori di chiunque abbia mai condiviso la propria vita con un cane. Perché il suo gesto non è stato solo un "semplice" atto di fedeltà, ma la dimostrazione di quanto profondo e forte possa essere il legame tra un cane e il suo umano. Un amore puro e incondizionato che, anche dopo 90 anni, rimane e rimarrà immortale.

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