Esistono comportamenti umani che spaventano i cani. È possibile, infatti, che involontariamente una persona possa spaventare il suo cane, o un cane sconosciuto. Nonostante le nostre buone intenzioni, infatti, alle volte potrebbe capitarci una situazione del genere, e dispiaciuti, cercare di comprendere cosa del nostro comportamento, o della situazione, abbia potuto spaventare o preoccupare un cane tanto da rendere questa emozione “negativa” evidente. Alle volte però si riesce a venirne a capo, e ciò crea frustrazione perché ovviamente si vorrebbe evitare che accada di nuovo. Vediamo insieme quali possono essere i nostri più comuni comportamenti che involontariamente possano spaventare un cane.
Cos'è davvero lo spavento?
Prima di cominciare ad indagare quali possano essere i nostri comportamenti, o atteggiamenti che possano spaventare un cane, facciamo delle considerazioni su cosa significhi spaventarsi, anche se potrebbe sembrare una questione lapalissiana, forse non lo è del tutto.
Dunque, possiamo dire che spaventarsi può essere definita una reazione impulsiva a un’improvvisa percezione di minaccia o pericolo, che attiva nel corpo una cascata di risposte fisiologiche e dunque comportamentali. Questa reazione è mediata dal sistema nervoso centrale e coinvolge l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), che porta alla secrezione di ormoni dello stress, come il cortisolo e l’adrenalina, preparando l’individuo all’istante alla risposta "lotta, fuga o freezing". Si tratta di una reazione complessa che in alcuni casi particolarmente rilevanti – o estremi – può causare addirittura effetti a lungo termine, o permanenti, come nel caso di «stress post traumatico» (PTSD).
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È importante sottolineare che una situazione, o un evento può risultare evidente e particolarmente “spaventoso” per un particolare individuo mentre assolutamente irrilevante per un altro. In effetti il carattere soggettivo di ogni cane, la sua storia pregressa, il suo stato peculiare in relazione al contesto, eccetera, hanno un peso centrale nella valutazione di una determinata situazione. Per esempio, un cane con una scarsa socializzazione con l’essere umano sarà portato ad essere più reattivo nei confronti delle persone, in più occasioni.
Qual è la differenza tra spavento e paura
Benché la paura, che è un’emozione primaria fondamentale per la sopravvivenza, sia nei cani che negli esseri umani, e lo «spavento» siano correlati sono anche due stati che differiscono, soprattutto da un punto di vista temporale. Lo spavento è più che altro una reazione immediata ad un evento improvviso, è una condizione puntiforme, mentre la paura può essere più estesa nel tempo, può anche caratterizzare il profilo di un individuo (un cane particolarmente timoroso), soprattutto in un determinato contesto, in modo costante e duraturo (per esempio un cane che non riesce ad adattarsi all'ambiente urbano a causa dei costanti rumori e della presenza eccessiva – a distanze ravvicinate – di persone estranee).
Lo spavento è un “picco” di arousal in un immaginario diagramma di stato dell’individuo, un possibile innesco alla vera e propria paura, ma non necessariamente. Ci sarà infatti capitato di esserci spaventati per l’improvvisa apparizione nel nostro campo visivo di una persona inaspettata che poi però si è rivelata essere una nostra conoscenza gradita.
Ecco che allora, dopo il primo sussulto da spavento, rendendoci conto di non correre alcun pericolo, grazie all’auto-controllo (facoltà cognitiva di cui siamo dotati sia noi che i cani) riusciamo a riportare in equilibrio il nostro stato. L’entità dello spavento, la situazione generale e ancora una volta, le nostre peculiari caratteristiche, determineranno il tempo di latenza delle emozioni innescate dallo spavento prima del riequilibrio. Si tratta di una risposta filogenetica, per dirla in breve:
«Meglio spaventarsi per qualcosa che poi si rivela non essere un pericolo che non spaventarsi per quello che potrebbe esserlo ai fini della sopravvivenza dell’individuo».
Quali sono i comportamenti umani che possono spaventare un cane
Detto ciò, dunque, possiamo dire che qualsiasi cosa può far provare uno spavento ad un cane, o ad una persona. Solitamente si tratta di qualcosa di improvviso e inaspettato, come un gesto, un rumore, e nel caso del cane anche un particolare odore molto intenso legato a rappresentazioni mentali o filogenetiche negative, come per esempio l’odore di un predatore selvatico (es.: lupo, orso). Ma se vogliamo dedicare particolare attenzione ai gesti degli umani, e allargare un po’ la visione dallo "spavento" al "timore", quindi a ciò che può «far paura», ecco che allora ci sono alcuni elementi che possiamo prendere in considerazione dando loro un carattere universale, ossia tralasciando per un momento l’individualità del cane. Vediamone alcuni.
La voce umana
La voce umana è qualcosa alla quale il cane deve imparare ad abituarsi fin da piccolo. È un sistema di comunicazione molto comune nella nostra specie e un cane ben socializzato è in grado di decodificarla adeguatamente, come hanno dimostrato i risultati di recenti ricerche (anche se chiunque viva con un cane se ne rende ben conto da sé). La voce umana però ha moltissime caratteristiche che la possono descrivere, modulazioni potremmo dire, come: il tono, il volume, la frequenza, la concitazione, eccetera.
I cani sono molto bravi ad interpretare tutte queste cose, col tempo, e apprendono lo stile individuale delle persone che fanno parte del loro gruppo affiliativo. Ciononostante può accadere che uno strillo improvviso o un tono particolarmente aggressivo possano spaventare un cane. Alle volte le persone non sono consapevoli di avere un tono particolarmente assertivo o, per esempio, un volume molto alto della voce, elementi che possono generare preoccupazione e vera e propria paura in certi cani. In altri anche fastidio e irritazione, anche se la persona non ha in sé intenzioni negative nei loro confronti.
Posture incombenti
Un altro aspetto del comportamento umano che può preoccupare, fino a spaventare un cane ha a che fare con la prossemica e le posture del corpo. Alle volte le persone, non tenendo in considerazione il punto di vista del cane, soprattutto di un cane estraneo che magari incontrano per la prima volta, tendono a chinarsi sopra di lui avvicinando “pericolosamente” il volto al muso del cane.
Incombono con il loro corpo dando al cane un senso di oppressione che alcuni interpretano come preludio ad una aggressione. Quando questo comportamento arriva improvvisamente, magari mentre il cane è impegnato nel fiutare qualcosa di interessante al suolo, ecco che potrebbe spaventarsi. Oltre che evitare di incombere sui cani, soprattutto se sconosciuti, anche se il loro umano di riferimento ha dichiarato «Certo che può accarezzarlo, lui è buono!», sarebbe meglio farsi notare da lui e non coglierlo alla sprovvista.
Inoltre, a prescindere da quello che abbia dichiarato la persona all'altro capo del guinzaglio, meglio appurare se il cane «che è di fatto buono» in quella circostanza sia ben disposto all’interazione. E questo vale in generale, ma a maggior ragione se il cane è concentrato in altre attività, magari in quel preciso momento sta intensamente osservando un altro cane all’altro lato della strada, e non ci sta prestando la minima attenzione. Potrebbe essere che si prenda uno spavento nel vederci sopra di lui all'improvviso.
Contatti improvvisi
Allo stesso modo possiamo riflettere sulle possibili reazioni di un cane che viene toccato mentre è distratto da altro, o mentre è in uno stato di eccitazione particolarmente elevato. Non è affatto detto che il cane ci veda o si accorga di noi mentre lo tocchiamo se per esempio è impegnato in un “diverbio” a distanza con un altro cane, o magari è focalizzato su quel gatto in agguato sotto ad un’auto parcheggiata lungo la via.
Il contatto improvviso, anche se “gentile”, potrebbe farlo sobbalzare. Questo tipo di “spavento”, in certe situazioni, potrebbe dare origine a quel comportamento noto come “aggressività rediretta”, quando cioè il cane si gira di scatto e morde, senza darsi nemmeno il tempo di riflettere sulla situazione e sulle intenzioni di chi lo sta toccando in quel momento. Ciò, come detto, è frequente quando lo stato del cane è caratterizzato da un alto livello di arousal, che per l'appunto lo rende particolarmente reattivo e molto poco riflessivo a causa dello stato fisiologico in cui si trova nella contingenza. E questo vale sia che l'emozione sottostante sia la rabbia che la paura.
Dolore improvviso
Un cane potrebbe spaventarsi anche perché colpito da una fitta di dolore causata involontariamente da un nostro gesto inconsulto, come per esempio se gli dovessimo calpestare involontariamente una zampa o la coda mentre lui è sdraiato a terra. Un comportamento maldestro da parte nostra potrebbe essere interpretato come una azione volontaria e immotivata da parte del cane. Questo fatto, soprattutto con un cane che non conosciamo, o con il quale la relazione è ancora “acerba”, potrebbe causare spavento che poi tracima in paura nei nostri confronti.
È un po’ la croce dei medici veterinari che devono patire di questa triste condizione: volendo far del bene ai loro pazienti sono spesso costretti a causargli dolore pur non volendolo. Così è la vita, e non sempre è possibile evitarlo. Certamente l’attenzione alle manovre mediche necessarie, l’atteggiamento generale, e le doti di sensibilità del medico possono lenire questa "triste condizione" con la maggior parte dei pazienti, ma purtroppo non è sempre così. Quindi, in alcuni casi, la sola presenza di un “camice bianco” potrebbe essere fonte di spavento per alcuni cani.
Suoni improvvisi
Oltre ad un uso improprio della voce, come strilli acuti e urla di rabbia, da parte di una persona, ci sono altri modi in cui possiamo emettere suoni che causano spavento in un cane, per esempio il violento e rapido batter di mani. Lo sanno bene le persone che partecipano ad eventi che suscitano applausi, i quali scatenano un furioso abbaio nei cani presenti in risposta allo spavento da questi generato. Il battito di mani è qualcosa di imprevisto, è un suono secco e con un discreto volume. Lo sappiamo bene, anche istintivamente, infatti ci può venir spontaneo nel tentativo di allontanare un animale di cui magari abbiamo paura noi stessi.
Nonché sia sempre il modo migliore di agire, e non lo stiamo certo consigliando qui per allontanare, per esempio, un orso o un lupo incontrato nel bosco, ma indubbiamente è qualcosa che tendiamo a fare. Ora, che sia spinto dalla contentezza sotto forma di applauso, o dalla paura con l’intenzione di spaventare un animale poco importa per il cane, soprattutto se questo avviene improvvisamente e in presenza di un soggetto che non ha molta esperienza di “strani comportamenti umani” come questo.
Una variante potrebbe essere lo schiocco ottenuto battendo le mani sulle cosce, che generalmente si fa non per spaventare ma al contrario per attirare l’attenzione. Lo facciamo chinandoci in avanti, o piegati sulle ginocchia anche con i nostri "cuccioli umani" per indurli ad avvicinarsi, a correre da noi, e tendiamo a farlo anche con i cani, soprattutto se cuccioli, come “base del richiamo”. In sé non è un problema, ma non è detto che un cane non si possa spaventare per quel battere, alle volte un po’ troppo energico e violento.
Contatto visivo prolungato
Un altro elemento che potrebbe spaventare un cane ha a che fare con il contatto visivo prolungato che dal cane può essere mal interpretato, soprattutto da parte di un estraneo. Lo sguardo fisso – e questo vale anche tra esseri umani – può risultare particolarmente invasivo, e preludio ad una aggressione. Ovviamente dipende da chi fissa chi e da come lo si fa. Ma alle volte, involontariamente, ci troviamo a fissare un cane mentre magari siamo soprappensiero, insomma non lo stiamo proprio fissando intenzionalmente, ma questo il cane non lo può sapere, in particolar modo se non ci conosce e non sa che noi spesso ci “perdiamo” nei meandri della nostra mente imbambolandoci. Per loro vale come uno sguardo intenso, fisso, dai toni minacciosi.
Cosa che non ha nulla a che fare quando ci fissiamo negli occhi in modo amorevole con il nostro compagno a quattro zampe, lì le risposte emozionali sono opposte, come ci ha spiegato anche la scienza parlando di ossitona e tutto il resto. Il fraintendimento potrebbe accadere anche quando noi abbiamo intenzione di stabilire un contatto, di iniziare una “conversazione” con un cane, ma lui potrebbe spaventarsi interpretando questo atteggiamento come una sorta di sfida o di minaccia, per l’appunto. Ancora una volta è importante prestare attenzione al linguaggio del corpo del cane per comprendere, al di là delle nostre intenzioni, cosa sia percepito dal cane.
Abbracci
Essendo noi antropomorfe siamo soliti utilizzare l’abbraccio per trasmettere affetto, compassione, protezione e affiliazione. Insomma, per noi l’abbraccio in sé ha spesso una declinazione positiva, ma per i cani l’abbraccio può avere tutt’altro significato. Di fatto per i cani l’abbraccio è una sorta di costrizione, di aggressione volta ad immobilizzare, ad impedire la distanza e la possibile fuga. Ok, d’accordo, la spiccata intelligenza sociale dei cani gli fa comprendere che le nostre intenzioni non sono sempre negative quando facciamo questo nei loro confronti, e moltissimi cani imparano addirittura ad apprezzarlo se espresso da un individuo al quale sono legati affettivamente, con il quale c’è una profonda relazione di fiducia.
Ma teniamo presente che anche in quel caso molti cani in realtà non è che lo apprezzano, imparano a “sopportare” questo nostro strano e inappropriato modo di comportarci. Però, anche un cane che dimostri tanta sopportazione e tolleranza nei confronti dei propri famigliari umani non è affatto detto che viva in modo positivo questo stesso comportamento da parte degli altri, dagli estranei, nemmeno se “cuccioli d’uomo”. Un cane potrebbe spaventarsi se immobilizzato dal nostro abbraccio e reagire di conseguenza.
Movimenti bruschi e inconsulti
Veniamo ora ad una ampia categoria di movimenti bruschi ed inconsulti, tipici di noi umani, soprattutto italiani, quando accompagnano le nostre parole con svolazzanti vari delle mani e delle braccia. In generale i movimenti bruschi, “scattosi” per così dire, allertano e possono spaventare un cane, soprattutto se molto vicini e se rivolti verso di lui. Anche qui entra in gioco l’abitudine del cane a queste situazioni, ma non dobbiamo comunque dimenticare che il cane è un predatore e che quindi è particolarmente sensibile a tutto ciò che si muove, è molto più reattivo di noi a queste cose, e se la situazione non è chiara, o non è una circostanza di gioco, potrebbe spaventarsi e reagire male ai nostri scatti.
Abbiamo visto alcuni fattori che possono spaventare i nostri compagni canini, soprattutto per quanto concerne azioni o situazioni involontarie, nelle quali cioè non vi è alcuna intenzione di spaventare il nostro cane. Ma ci sono individui che utilizzano “lo spavento” e “la paura” come strategia di base nell’educazione e nel training dei cani. Queste persone sanno molto bene come spaventare un cane, e sanno anche che non serve che lo spavento sia sempre seguito da una effettiva violenza, è sufficiente la minaccia di questa. Inutile dire quanto noi si sia in disaccordo con questo approccio e quanto questo sia lesivo del benessere animale sul quale ci si è anche presi la briga di promulgare leggi.
Comprendere e rispettare la percezione del mondo da parte dei cani è fondamentale per garantire una convivenza armoniosa e per costruire una relazione basata sulla fiducia reciproca. Riconoscere e modificare i comportamenti umani che possono spaventare i nostri compagni canini non solo migliora la loro qualità della vita, ma arricchisce anche la nostra esperienza condivisa. Attraverso la consapevolezza e l’educazione, possiamo creare un ambiente sicuro e stimolante per i cani, promuovendo un legame profondo e duraturo. Il mettersi in discussione basandoci sui feedback che ci arrivano dai nostri cani, dal loro punto di vista, è un esercizio che ogni persona dovrebbe fare sia per crescere nella relazione che nella vita, e i nostri cani ci possono aiutare anche in questo, sempre che noi si sia disposti a farlo, ovviamente.