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Con l'arrivo della primavera, la natura si risveglia e tornano a farsi vedere anche tanti uccelli che durante l'inverno sono spariti dai nostri cieli. Questo avviene perché molte specie seguono una stagionalità molto precisa nel loro ciclo di vita, un fenomeno che gli ornitologi chiamano fenologia. Se prendiamo quindi un qualsiasi luogo come riferimento, possiamo notare come cambia la stagionalità di molte specie: ci sono uccelli che sono presenti tutto l'anno (le specie stanziali), altri invece che si vedono solo in inverno (le specie svernanti), altri ancora passano solo durante le migrazioni, senza fermarsi troppo (i migratori non nidificanti).
Ma ci sono anche quelli che invece arrivano solo in primavera per fermarsi e nidificare, dopo aver trascorso l'inverno nelle calde regioni africane. Sono loro, gli uccelli migratori nidificanti, viaggiatori del cielo instancabili che percorrono migliaia di chilometri per tornare nei luoghi in cui sono nati. Alcuni vengono da zone lontanissime, come l'Africa meridionale, altri ancora svernano in territori "più vicini": appena sotto il deserto del Sahara o lungo le coste del Nord Africa. Ma vediamo un po' più da vicino alcune delle specie più iconiche che, proprio in questi giorni, stanno facendo ritorno nei nostri cieli.
Le rondini

Se esiste un solo uccello simbolo della primavera, quello è sicuramente la rondine (Hirundo rustica). Con il suo volo agile e la coda biforcuta, questa specie annuncia il ritorno della bella stagione con il suo tipico garrito. Le rondini passano infatti quasi tutte l'inverno a sud del Sahara e tornano in Europa tra marzo e aprile per nidificare. Tuttavia, negli ultimi anni, anche a causa dei cambiamenti climatici, molte stanno anticipando il loro ritorno, oppure decidono addirittura di trascorrere l'inverno nelle regioni meridionali, come la Sicilia.
In ogni caso, in questi giorni, sono tutte in marcia per spostarsi verso nord e tornare nei luoghi in cui sono nate o si sono già riprodotte. Le rondini nidificano accanto a noi, soprattutto in zone agricole e rurali. I nidi vengono costruiti sotto le grondaie, nei garage, sotto i tetti, nelle stalle o nei fienili. Gli uccelli utilizzano fango mescolato a saliva e fibre vegetali per creare una struttura solida e resistente, che viene fissata a pareti verticali. Purtroppo, oggi soffrono la perdita di siti di nidificazione e l'uso massiccio di pesticidi, che riduce la disponibilità di insetti.
I balestrucci

Molto simili alle rondini (con cui vengono spesso confusi), i balestrucci (Delichon urbicum) sono un'altra specie migratrice che torna a farsi vedere in primavera. Si distinguono dalla rondine per il loro groppone bianco, la coda più corta e la parte inferiore del corpo completamente bianca e priva di macchie rosse su gola e fronte. A differenza delle rondini, costruiscono inoltre nidi ben chiusi e globosi, sempre fatti di fango, ma attaccati sotto i balconi o sotto le grondaie delle case.
Anche loro si nutrono di insetti catturati in volo e sono importantissimi per le dinamiche degli ecosistemi urbani e agricoli. Inoltre, a differenza della rondine, i balestrucci sono molto più comuni anche in città e nelle località marine. D'estate è molto facile vederli sfrecciare avanti e indietro dai loro nidi, che spesso vengono costruiti in colonie molto numerose, tutti attaccati gli uni agli altri.
I rondoni

Se rondini e balestrucci sono uccelli primaverili, i rondoni lo sono ancora di più! Questi uccelli incredibili arrivano leggermente più tardi, di solito ad aprile, e in cielo danno spettacolo con i loro voli velocissimi accompagnati da richiami acuti e penetranti. Qui in Italia è possibile osservare, anche in città tre specie diverse: il rondone comune (Apus apus), la specie più abbondante in centri storici e borghi; il rondone pallido (A. pallidus), molto simile ma più chiaro; e il rondone maggiore (Tachymarptis melba), più grande con gola e pancia bianchi.
I rondoni sono uccelli incredibili, che non si posano quasi mai, se non per entrare nei loro nidi, che vengono costruiti in cavità nei muri, tra le tegole e in altri anfratti di edifici e monumenti. Trascorrono la maggior parte della loro vita perennemente in volo: mangiano, dormono e persino si accoppiano mentre volano! Anche durante l'inverno, mentre sono in Africa, non si posano mai e rimangono perennemente in volo.
Le cicogne

Un tempo rare in Italia, oggi le cicogne bianche (Ciconia ciconia) sono tornate a nidificare in molte zone della nostra penisola, grazie soprattutto a progetti di conservazione. Sono uccelli di grandi dimensioni, con un'apertura alare che può superare i 2 metri. La maggior parte di loro migra in autunno fino ad arrivare nei paesi dell'Africa subsahariana per poi ritornare nei loro nidi primaverili, spesso costruiti su tralicci, campanili, camini, pali o edifici.
Il loro volo è maestoso e sfrutta soprattutto le correnti ascensionali per ridurre la fatica del lungo viaggio migratorio. Nell'immaginario collettivo, la cicogna è associata alla nascita dei bambini, una leggenda che ha origini nelle antiche credenze popolari dell'Europa del Nord. Insieme a lei, torna anche la cicogna nera (Ciconia nigra), specie fino a qualche anno fa molto rara ma che negli ultimi anni sta fortunatamente allargando sempre più il suo areale.
I cuculi

Uno degli uccelli più particolari che tornano in primavera in Italia è sicuramente il cuculo (Cuculus canorus). Il suo canto ripetitivo ("cuu-cuu") è uno dei suoni più riconoscibili della stagione, anche se non è molto facile vederlo: è infatti un uccello molto schivo, di colore grigio (in rari casi rossiccio), che somiglia vagamente a un piccolo rapace, come uno sparviere (o un gheppio, quando sono rossi). Questa somiglianza non è affatto casuale, poiché è collegata alla sua iconica strategia riproduttiva.
La sua caratteristica più nota è infatti il parassitismo di cova: la femmina non costruisce un proprio nido, ma depone le uova in quelli di altri uccelli più piccoli, come cannaiole, codirossi, canapini e altri passeriformi, lasciando a loro tutta l'incombenza di allevare il "piccolo" cuculo, che una volta nato butterà fuori dal nido uova e pulli dei suoi genitori adottivi. Come detto, la somiglianza a un piccolo rapace, aiuta le femmine a spaventare i piccoli uccelli e ad avvicinarsi più facilmente ai nidi senza essere osservata.
I gruccioni

Il gruccione (Merops apiaster) è invece uno degli uccelli più colorati che è possibile osservare in primavera in Europa. Con il suo piumaggio verde, azzurro, rosso e giallo, sembra uscito da una foresta tropicale e invece è una delle specie migratrici più comuni e facili da osservare (e soprattutto ascoltare). Quando migra, si sposta infatti in grandi gruppi, che annunciano il loro passaggio con il caratteristico "crru-crru-crru" ripetuto continuamente e che ha ispirato il nome comune.
Questa specie ama le zone aperte e calde e nidifica in grandi colonie scavando gallerie nelle pareti di terra o in quelle sabbiose, come gli argini dei fiumi. Si nutre principalmente di api (da qui apiaster), ma anche di tanti altri insetti come libellule, vespe esirfidi. Il suo ritorno in Italia segna l'arrivo delle giornate più calde e assolate. I flussi migratori più intensi coincidono solitamente con le prime settimane di maggio.
I rigogoli

Difficile da vedere, ma inconfondibile se si ha la fortuna di incrociarlo: il rigogolo (Oriolus oriolus) è un uccello dal piumaggio giallo brillante (nei maschi) e dal canto melodioso. Ama gli alberi alti, dove si nasconde tra le foglie, rendendo l'osservazione un'impresa per nulla semplice. Trascorre l'inverno in Africa e torna in primavera per nidificare nei boschi semi aperti tipici delle campagne e delle zone rurale, dove costruisce nidi ben nascosti tra i rami.
Il suo canto fischiato e melodioso, insieme a quello dell'usignolo (altra specie che torna da noi in primavera), è una delle colonne sonore delle calde giornate primaverili di campagna. Anche lui, come i gruccioni, arriva un po' più tardi, di solito tra la fine di aprile e l'inizio di maggio. La femmina, più mimetica, ha invece un piumaggio verde oliva con becco scuro. Anche i giovani che hanno appena lasciato il nido somigliano alle femmine.
Gli assioli

L'assiolo (Otus scops) è un piccolo gufo migratore che arriva in primavera per nidificare nei boschi, nei parchi e nelle campagne, all'interno delle cavità degli alberi. Essendo un rapace notturno non è affatto facile riuscire a vederne uno, anche per il piumaggio estremamente mimetico. Tuttavia, è una delle specie più facili da rilevare grazie al suo caratteristico e inconfondibile canto che diventa un sottofondo costante delle calde serate primaverili ed estive.
Il suo richiamo è un monotono "chiù" ripetuto a intervalli regolari ed lo stesso suono che ha ispirato la poesia L'assiuolo di Giovanni Pascoli. Non tutti gli assioli migrano però fino all'Africa. Alcuni scelgono di fermarsi lungo le coste del Nord Africa, mentre quelli che invece nidificano più nord possono anche trascorrere l'inverno nelle regioni dell'Italia meridionale. Preferisci vivere tra le zone boscose ai margini delle campagne, ma nidifica diffusamente anche nei parchi e nelle zone verdi cittadine.
Le upupe

Con il suo piumaggio arancio e a strisce bianche e nere, il lungo becco ricurvo e la caratteristica cresta inconfondibile, l'upupa (Upupa epops) è un'altra specie migratrice facile da osservare (e ascoltare) in primavera. Ama le zone aperte di campagna e nidifica nelle cavità degli alberi o nei muri, dove alleva i suoi piccoli con un'alimentazione a base di insetti e larve. Il suo nome deriva dall'inconfondibile canto "hup-hup-hup", facilmente riconoscibile nelle giornate primaverili.
L'upupa è anche un uccello dal forte carico simbolico e culturale. Compare molto spesso nei racconti popolari e nelle storie di numerosissime culture, non sempre con connotazione positiva, ed è anche tra le specie più citate in letteratura, musica e arte. È anche il simbolo della LIPU, la Lega Italiana Protezione Uccelli, la più importante associazione italiana dedicata allo studio e alla conservazione degli uccelli.
Le averle

Anche le averle, con diverse specie, sono tra gli uccelli simbolo della migrazione primaverile. La specie più diffusa è l'averla piccola (Lanius collurio), un piccolo passeriforme predatore famoso per la sua abitudine di impalare le sue prede (insetti, lucertole, ma anche piccoli mammiferi e altri uccelli) su spine e rami appuntiti, creando vere e proprie "dispense" di cibo. Torna in Italia verso aprile e nidifica nei cespugli e nei margini boschivi di campagne e prati montani, dove il maschio esegue spettacolari parate per conquistare la compagna.
Questi sono solo alcuni degli uccelli migratori che possiamo ammirare in primavera. Ogni anno, con il loro ritorno, ci ricordano quanto sia straordinaria la migrazione e quanto sia importante preservare gli habitat che permettono a questi viaggiatori alati di completare questa incredibile impresa che unisce paesi e continenti. In questi giorni, se ne avete la possibilità fermatevi un attimo: potreste osservare alcuni di questi straordinari viaggiatori che proprio in questo periodo riempiono i nostri cieli di colori e suoni.