Kenya, scontri dopo le elezioni: almeno tre morti, tra cui una bambina di nove anni
Le elezioni tenutesi ad inizio settimana in Kenya hanno alimentato un'apprensione che, come dimostrano gli scontri di queste ore, era motivata. L'8 agosto i cittadini kenioti sono stati chiamati al voto con il ricordo ancora vivo degli scontri che seguirono i risultati della precedente tornata del 2013, in occasione della quale ci furono oltre mille morti. I risultati di queste presidenziali confermano Uhuru Kenyatta alla guida del paese con il 54,3% dei voti, contro lo sfidante Raila Odinga fermo al 44,7%. Da subito Odinga ha mostrato di credere all'esito del suffragio, confermando i sospetti che palesò nel 2013 e che lo portarono al ricorso alla Corte Suprema.
Venerdì 11 agosto la Commissione elettorale ha confermato il risultato, definendo, attraverso le parole del suo capo, il voto "credibile, giusto e pacifico". Da subito si è temuto che lo scontro potesse passare dalle dichiarazioni ufficiale al confronto fisico e armato. Poliziotti in assetto antisommossa sono stati schierati nei quartieri in cui è nota la preferenza per Raila Odinga ed è proprio in queste zone che si sono avuti gli scontri più cruenti.
Gli scontri
I morti al momento sono tre, ma il timore è che si possa degenare ulteriormente come nel 2013. Nella bidonville di Kibera gruppi di manifestanti hanno alimentato una sassaiola contro le forze dell'ordine, mentre a Kisumu, nella parte occidentale del paese, colpi di arma da fuoco hanno ucciso una persone e ferito altre. Nella confinante Siaya è morto un autista. La vittima più piccola, soli nove anni, si è avuto nella bidonville Mathare di Nairobi, dove una bambina ha perso la vita.