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Sequestro Silvia Romano, il capo della polizia: “È ancora in Kenya, ma la gente non ci aiuta”

Proseguono in Kenya le ricerche di Silvia Romano, la cooperante italiana presa in ostaggio lo scorso 20 novembre vicino Malindi. Ieri, dopo settimane di silenzio, il Comandante della polizia locale ha assicurato che la giovane si troverebbe ancora sul territorio keniano, respingendo le ipotesi secondo cui la banda dei rapitori sia riuscita a varcare i confini e raggiungere la vicina Somalia. Le autorità sono ottimiste sulla possibilità di ritrovarla, ma chiedono alle autorità locali di collaborare.
A cura di Gennaro Punzo
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Silvia Romano (foto Facebook)
Silvia Romano (foto Facebook)

A due mesi esatti dal rapimento di Silvia Romano, la cooperante milanese presa in ostaggio lo scorso 2o novembre dal villaggio di Chakama, a sessanta chilometri da Malindi, la polizia keniana torna a parlare delle indagini in corso dopo diversi giorni di assoluto silenzio. Il nuovo Comandante della Polizia della regione costiera, Marcus Ochola, ha dichiarato ai media locali durante una conferenza stampa a Mombasa, che la giovane si troverebbe ancora in Kenya e non in Somalia, come era trapelato nelle scorse settimane. Una notizia che riapre le speranze di ritrovare Silvia ancora in vita nelle foreste del Tana River, dove i rapitori avrebbero trovato rifugio grazie al sostegno delle comunità locali. E proprio l'apporto della popolazione della zona diventa fondamentale nelle operazioni di ricerca: "Stiamo seguendo le indicazioni che ci forniscono per trovare la ragazza e arrestare i rapitori – ha dichiarato Ochola – ci appelliamo alle persone del luogo perché cooperino con la polizia e diano informazioni decisive".

Ottimismo

Nonostante siano trascorsi 60 giorni, la polizia continua a predicare un cauto ottimismo sulla possibilità di ritrovare la 23enne milanese, nonostante le operazioni di ricerca siano state frenate dalle avverse condizioni meteorologiche e le difficoltà di penetrare in un territorio impervio compreso tra la foresta Boni e le aree confinanti con le contee di Kilifi, Garissa e Fiume Tana. Ma senza la collaborazione delle comunità locali, le operazioni di ricerca diventano ancora più complicate, ecco perché le autorità hanno assicurato massimo riserbo alle persone chi decidano di collaborare con le forze dell'ordine e contribuire in maniera decisiva alle ricerche di Silvia Romano. "Abbiamo bisogno di collaborazione, che fino ad ora non c'è stata. Collaborare con la nostra intelligence significa poter mantenere la sicurezza in tutta la regione", ha detto il comandante della polizia. Un appello ribadito più volte attraverso tv e giornali, ma che non è riuscito ancora a scalfire il muro di omertà e paura che pervade le comunità del luogo. La banda dei rapitori in fuga nelle foreste, secondo quanto riferisce il quotidiano locale Daily Nation, avrebbe già ucciso cinque persone, tra cui tre bambini nella zona del fiume Galana e potrebbe commettere altre violenze nei confronti di chi ostacola la fuga.

Gli arresti delle settimane scorse

Fino ad oggi sono stati arrestate almeno 100 persone che potrebbero essere coinvolte in qualche modo nel rapimento di Silvia Romano o che avrebbero favorito la banda a trovare rifugio e viveri tra la contea di Kilifi e il fiume Tana. Ma nessuno avrebbe fornito informazioni utili al ritrovamento della giovane cooperante. Tra i fermati anche uno dei presunti rapitori, Ibrahim Omar, arrestato a pochi chilometri da Garsen, dove si trova il quartier generale della polizia da dove partono le operazioni di ricerca.

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