Julian Assange: profilo del guru di WikiLeaks
Julian Paul Assange, noto ai più quale collaboratore dell'organizzazione WikiLeaks, è nato a Townsville in Australia nel 1971. Assange intraprende studi scientifici nella fisica e nella matematica, maturando poi una profonda competenza nel Web, tanto da diventare hacker e programmatore. Scrive, tra gli altri, l'Assange Strobe – primo open source post scanner. E' coautore, poi, Rubberhose, un sistema di crittografia nato, secondo Assange, "come uno strumento per operatori dei diritti umani che avevano bisogno di proteggere i dati sensibili sul campo". WikiLeaks nasce in tempi relativamente recenti, nel 2006, e raggiunge subito una fama internazionale grazie alla pubblicazione di documenti riguardanti la guerra degli Stati Uniti in Iraq ed Afghanistan.
Soprattuto grazie all'opera svolta attraverso il suo sito – che nel frattempo fa registrare un numero di accessi sempre crescente – Julian Assange viene insignito del premio "New Media 2009" di Amnesty International per aver denunciato gli assassinii estragiudiziali in Kenya con il documento "The Cry Blood – Sparizioni e uccisioni extrgiudiziali". Nel 2010 il fondatore di WikiLeaks viene premiato dalla Sam Adams Associates for Integrity in Intelligence, mentre nel settembre dello stesso anno viene incluso dalla rivista inglese "New Statesman" come 23esimo uomo più influente del 2010. E' ad oggi una delle figure maggiormente favorite nel sondaggio del Time sul "Personaggio dell'anno".
Alcune di queste premiazioni, tra l'altro, hanno offerto l'occasione di vedere Assange in pubblico, cosa piuttosto rara, dal momento che il fondatore di WikiLeaks è in costante movimento. Secondo l'analista militare Daniel Ellsberg, Assange non si presenta negli States perché teme di poter essere arrestato in America. In occasione dell'arresto di Bradley Manning, sempre Ellsberg ha affermato che Assange si sarebbe trovato davvero in pericolo. Ma – giugno 2010 – le preoccupazioni dell'analista sono state liquidate da Marc Ambinder come "ridicole".
Il 18 novembre del 2010 il tribunale distrettuale di Stoccolma chiede di trattenere Assange perché possa essere interrogato e giudicato sulle accuse di stupro e molestie sessuali. Preso atto dell'assenza sul territorio nazionale dell'accusato, due giorni dopo – il 20 novembre – viene spiccato un mandato di arresto internazionale tramite Interpol. Assange continua a sostenere che le accuse mosse a suo carico sono il frutto di una capagna denigratoria; mentre l'avvocato ha affermato pubblicamente la debolezza dell'impianto dell'accusa.
Il 27 novembre – dopo un attacco informatico a WikiLeaks – Assange inoltra i documenti segreti sui dispacci tra le diverse diplomazie ai principali quotidiani del mondo. Il 29 novembre i documenti di WikiLeaks vengono resi noti a tutto il mondo. Si scatena e si fa pressante la caccia al latitante Assange, per la quale l'accusa mossa dalle due ragazze svedesi – quella di violenza sessuale – sembra non reggere alle ragioni di un mandato di arresto internazionale. Le due accusatrici, infatti, hanno riconosciuto di aver consumato rapporti sessuali con il fondatore di Wikileaks e di essere state consenzienti. La colpa di Assange, dunque, sarebbe quella di non aver utilizzato il profilattico, inducendo le amanti a credere l'opposto. Si tratterebbe dunque di un crimine su cui solo la Svezia ha legiferato e che non giustificherebbe pertanto un mandato di arresto internazionale per violenze sessuali.