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Uccise la moglie e tornò libero: “Merito il carcere, non fatemi uscire”

Ivan Forte, 28enne di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, strangolò la sua compagna e ne bruciò il cadavere. Scarcerato e poi condannato in primo grado, ha deciso di rinunciare all’appello già presentato dal suo avvocato. “Ora che sono in galera so dove stare”
A cura di Biagio Chiariello
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19 aprile 2012. Ivan Forte, 28enne di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, uccide la sua compagna, Tiziana Oliviera. L'uomo viene scarcerato per un errore giudiziario. Ora, a distanza un anno e mezzo, dopo una condanna a 20 anni di reclusione, l'uomo reo confesso dell’omicidio della compagna, dice di rifiutare l’appello. E in una lettera inviata al suo avvocato, chiede di poter continuare a scontare la sua pena. "Egregio avvocato. Le chiedo di non impugnare la custodia cautelare e nel caso lo abbia già  fatto di rinunciare per non turbare la quiete della famiglia Carlini e perché ritengo giusto continuare a scontare la mia pena. Grazie”, si legge nella missiva citata dal Resto del Carlino.

Forte è stato condannata per aver strangolato la sua compagna, 40 anni, nella sua abitazione e poi ha appiccato un incendio nel vano tentativo di cancellare le tracce e far sembrare la morte di Tiziana come una tragica fatalità. Gli inquirenti, però, sono arrivati lo stesso a lui. L'avvocato difensore Fabio Lombardi inizialmente aveva detto che il suo assistito avrebbe agito durante un raptus. Ma la mamma di Tiziana, Rosella Carlini, dopo aver appreso dinamica dei fatti, ha subito puntato il dito contro Forte, che poi ha ammesso le sue responsabilità. "Ora che sono in carcere sto dove devo stare". Sono le parole di rimorso dell'uomo. E così l'avvocato ha formalizzato la rinuncia all’appello al tribunale del riesame di Bologna.

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