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Italicum, minoranza PD abbandona l’assemblea. Governo a rischio?

L’assemblea del Partito Democratico ha approvato l’Italicum con soli 190 voti. In 120 hanno abbandonato la seduta.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo le dimissioni di Roberto Speranza da capogruppo del Partito Democratico è guerra aperta tra maggioranza e minoranze. Il casus belli è stata l'infuocata assemblea di ieri sera sulla legge elettorale: il Presidente del Consiglio ha rifiutato tutte le proposte di modifica arrivate dal suo partito, avvertendo anche che il destino del suo governo è strettamente legato all'esito dell'Italicum. Le diverse correnti del PD si sono presentate con forti divergenti all'appuntamento di ieri sera: a tentare di ritessere le posizioni era stato Roberto Speranza, capogruppo alla Camera, che tuttavia aveva fallito soprattutto per le rigidità dei renziani.

Le dimissioni di Speranza non sono state sufficienti ad interrompere l'assemblea. Renzi decide di andare avanti, mentre Civati, Bindi, Fassina e D'Attorre se ne vanno. Anche l'ex segretario Pierluigi Bersani è molto critico con il capo del governo: "Se si vuole, si può cambiare. Se non volete farlo, non sono convinto, se si va avanti così non ci sto". Il premier decide di andare avanti, ma di fronte a lui il partito è in frantumi. L'assemblea, infatti, approva l'Italicum con 190 voti, l'unanimità dei presenti. In 120 tuttavia decidono di abbandonare la seduta e non votano. Le dimissioni di Roberto Speranza e l'abbandono dell'assemblea di tutte le minoranze aprono una falla difficilmente sanabile all'interno del Partito Democratico. La sensazione, infatti, è che dopo mesi di braccio di ferro si sia arrivati a una possibile resa dei conti, anche se da più parti vengono rispedite al mittente le voci di una scissione.

Oggetto della discordia è stata la legge elettorale: il testo era stato approvato dalla Camera nel marzo del 2014, modificato dal Senato che ha dato l'ok a gennaio di quest'anno. L'Italicum è quindi tornato alla Camera per il sì definitivo e i deputati hanno tempo fino a domani per presentare emendamenti in Commissione Affari Costituzionali. Renzi, tuttavia, è determinato a far approvare il testo senza modifiche sostanziali, contravvenendo alla volontà di una grossa fetta del PD. Il voto sugli emendamenti avrà inizio martedì 21 aprile, mentre per il 27 è previsto il voto definitivo. Visto quanto accaduto ieri, tuttavia, l'esito positivo è tutt'altro che scontato e la crisi di governo potrebbe essere dietro l'angolo.

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