Libia, asse Roma-Berlino anti sbarchi. Italia pronta a inviare truppe a Tripoli
Novecento soldati italiani in Libia? L'ipotesi è stata smentita questa mattina dal governo, che ha parlato di notizia destituita di ogni fondamento ribadendo che il nostro paese darà "pieno sostegno" all'esecutivo di unità nazionale in Libia, ma dovrà essere proprio l'esecutivo di Fayez Seraj a chiedere un aiuto militare. "Tutti insieme dobbiamo fare di tutto perché lo sforzo del governo libico abbia successo, tutte le iniziative che si vorranno prendere di sostegno e di supporto dovranno essere richieste dal governo Seraj medesimo", ha dichiarato ieri Renzi dal vertice di Hannover. Secondo Repubblica, che cita fonti della Difesa, l'Italia si accingerebbe comunque a inviare 250 uomini a protezione delle istituzioni internazionali a Tripoli. Non 900 come sosteneva il Corriere, dunque, ma molti meno, anche se probabilmente con un implemento in futuro.
In questa fase i nostri militari, soprattutto carabinieri, avrebbero il compito di addestrare le forze armate libiche e non di combattere contro le milizie dello Stato Islamico che in Cirenaica attaccano i pozzi di petrolio. L'impegno italiano sarebbe quindi indiretto e comunque sembra ormai certo, soprattutto dopo che ieri Serraj ha fatto la sua prima richiesta di aiuto all’Onu. E' evidente, infatti, che da solo l'esercito libico non è in grado di fronteggiare le scorribande dell'Isis nell'est del paese: da settimane gli uomini del califfato attaccano i depositi e i check point della “Petroleum facilities guard”, la milizia comandata da Ibrahim Jadran che da mesi ha assunto la protezione della maggior parte dei pozzi della Cirenaica.
E' dunque la Cirenaica la regione in cui si gioca la partita del nuovo governo di unità nazionale libico, che dovrà assumere il controllo totale del territorio prima che a farlo sia il generale-ribelle Khalifa Haftar, leader del parlamento di Tobruk che nei giorni scorsi ha ricevuto armi dagli Emirati Arabi Uniti, in violazione dell’embargo deciso dall’Onu. "Nel porto di Tobruk – spiega Vincenzo Nigro su Repubblica – sono stati scaricati più di mille veicoli da combattimento leggeri assieme ad armi e munizioni. I rifornimenti arrivano dagli Emirati Arabi Uniti, che assieme ad Egitto e Francia sono i grandi alleati di Haftar". Evidentemente è in atto un braccio di ferro non solo tra potenze della regione, ma con la partecipazione anche di Parigi, intenzionata a non cedere il controllo dei giacimenti a Tripoli.
L'intervento italiano dunque si rende necessario anche per non consegnare la Cirenaica al controllo francese. L'Italia potrebbe chiedere in cambio una riedizione dell'accordo sottoscritto in passato da Berlusconi con Gheddafi: secondo quanto riporta il Messaggero sarebbe allo studio un'intesa per il respingimento in Libia dei barconi carichi di migranti, ipotesi che avrebbe incontrato il favore anche di Angela Merkel che, dopo un'iniziale tentennamento, si è ormai schierata apertamente a sostegno di Serraj.