Da tempo, forse troppo considerati i ritmi della politica e le oscillazioni del consenso, si parla della discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo. Così come da tempo si ragiona intorno al "potenziale in termini di bacino elettorale" che potrebbe avere una nuova formazione politica, di ispirazione centrista, neo liberista in economia ed in grado di aggregare una serie di movimenti, correnti ed associazioni relegate ai margini della scena politica nazionale. Un potenziale emerso con grande evidenza dopo il clamoroso successo dell'appello lanciato da Oscar Giannino e da Fermare il declino, gruppo destinato con grande probabilità ad affiancare proprio il think thank di Montezemolo Italia Futura. Una convergenza già dichiarata nelle scorse settimane, che potrebbe (dovrebbe) dar vita ad una nuova formazione politica, la cui leadership potrebbe (dovrebbe) essere affidata a consultazioni primarie. Intanto i due gruppi fanno le prove generali del programma e delle impostazioni base della campagna elettorale, provando a declinare in termini espliciti le loro intenzioni – convinzioni in particolar modo circa l'operato del Governo Monti:
Ma ora il presidente del Consiglio deve tenere in pugno le redini. Perché gli italiani vedono e subiscono sia l'aggravamento fiscale che la recessione mentre, sul tema della crescita, assistono alla ripresa di un vecchio copione, un andazzo che caratterizzava ogni fine legislatura dei governi politici. Quello per il quale componenti del governo iniziano ad annunciare misure e risorse irrealistiche, anche in funzione di future ambizioni politiche […] Per una vera strategia di crescita e produttività, più e prima che mille provvedimenti a pioggia serve un cambio di passo politico. Da più di un decennio, la crescita potenziale italiana si è venuta praticamente azzerando. Il sistema finanziario italiano continua a restare ostaggio del debito pubblico: bisogna abbatterlo cedendo attivi patrimoniali pubblici senza colpire i contribuenti con patrimoniali aggiuntive o mascherate. La cessione va compiuta con procedure di mercato e facendo gestire il processo da figure serie e competenti.
Ecco, in particolare quest'ultimo punto si annuncia come centrale nel progetto politico della nuova formazione. Crescita, liberalizzazioni e riduzione della pressione fiscale, assieme ad un contenimento della spesa e all'addio definitivo alla "politica del debito". Una linea che ovviamente parte dalla considerazione negativa delle teorie di scuola keynesiana, ma che soprattutto potrebbe incrociare "casualmente" anche il vasto sentimento "anti – fisco" condiviso da tanta parte dell'opinione pubblica (un recentissimo sondaggio ha mostrato come la percezione dell'oppressione fiscale sia diffusa a più livelli e trasversale agli schieramenti politici). Quanto poi questa nuova formazione sarà in grado di catalizzare consensi è ancora presto per dirlo, anche se si considera il clima di incertezza complessivo ed il numero sempre maggiore di indecisi – delusi. Certo è che differenti analisi da tempo sottolineano che si tratta di un bacino estremamente consistente, ma certamente non aiutano le ultime indiscrezioni che vogliono un Montezemolo sempre più nervoso ed impaziente (Dagospia parlava di una rinuncia definitiva a candidarsi). E l'impressione è che, anche in questo caso, la partita più importante si giocherà intorno alla leadership.