Istat: l’economia italiana è debole e le famiglie perdono fiducia
L'Istat ha diffuso una nota mensile sull'andamento dell'economia italiana da cui emerge che, nonostante alcuni segnali positivi, il nostro Paese continua ad attraversare una fase di debolezza. Per analizzare i dati bisogna partire dal presupposto che l'economia mondiale vive una fase di profonda incertezza, con la Brexit incompiuta e i negoziati tra Usa e Cina ancora in corso e dall'esito imprevedibile. Proprio il mercato di Pechino, fondamentale per l'andamento mondiale, continua a rallentare, anche se a marzo sono migliorate a sorpresa le prospettive del settore manifatturiero. Mentre i segnali provenienti dagli indicatori anticipatori globali continuano a essere negativi, anche negli Stati Uniti l'economia si raffredda. Nella zona euro c'è stato un leggero incremento del Pil, da +0,1% a +0,2%, ma le prospettive restano incerte: infatti a marzo l’Economic Sentiment Indicator, indice elaborato dalla Commissione europea, ha registrato un’ulteriore abbassamento, segnando il decimo calo consecutivo.
Aumenta la produzione delle imprese
Per quanto riguarda le imprese italiane, dopo quattro mesi di calo, l'indice della produzione industriale è aumentato a gennaio (+1,7%). Il dato è fortemente legato però ai consumi delle famiglie e non ad una ripresa degli investimenti. Più in generale infatti la variazione congiunturale da novembre a gennaio è negativa (-1,8%), con il settore dell'energia unico in positivo (+0,3%). L'export è cresciuto del 2,5% a gennaio, soprattutto per i mercati extra Ue (+5,9%), dato che poi è calato a febbraio (-2,2%).
Il lavoro è stabile, le famiglie non risparmiano
Il mercato del lavoro è rimasto stabile, tra dicembre e febbraio il numero degli occupati è mediamente invariato con un aumento dei contratti a tempo indeterminato (+0,2%) e una diminuzione di quelli a tempo determinato (-0,6%). La disoccupazione si è mantenuta intorno al 10%. È diminuito il reddito disponibile lordo delle famiglie (-0,2%), condizionando negativamente il potere di acquisto. Nonostante ciò sono aumentati leggermente i consumi (+0,5%), la tendenza delle famiglie è di rinunciare al risparmio, calato a livelli minimi rispetto agli ultimi anni. La fiducia delle famiglie continua a calare e condiziona l'inflazione, che a marzo si è stabilizzata all'1,0%.
In sintesi, conclude la nota, "è proseguito il deterioramento della fiducia dei consumatori che ha interessato tutte le componenti. Il clima economico e le prospettive future hanno registrato il calo più marcato mentre le attese sulla disoccupazione sono in peggioramento dopo il segnale positivo del mese precedente. Nello stesso mese, la fiducia delle imprese nel complesso è tornata a migliorare anche se nel settore manifatturiero permangono incertezze".