Isis, scoperta la “legge” che autorizza l’espianto e il traffico di organi degli infedeli
I miliziani dell'Isis potranno "prendere impunemente gli organi degli apostati perché la loro vita non merita rispetto". Recita così la fatwa, ovvero la direttiva religiosa, emessa lo scorso 31 gennaio dal consiglio degli ulema, a dimostrazione che evidentemente uno dei molti canali di finanziamento dello Stato Islamico è rappresentato proprio dal traffico di organi dei prigionieri. A rivelare lo scoop è Reuters, che ha citato il testo del provvedimento scovato, insieme a molto altro materiale, a maggio dalle forze speciali americane in un’operazione condotta nell'est della Siria. La "commissione religiosa” dell’Isis prescrive che "la rimozione di organi che pongano fine alla vita dei prigionieri non è proibita". Va sottolineato come i sunniti dell'Isis non si riferiscano solo ai Cristiano ma anche ai musulmani sciiti, prime vittime della furia del Califfato.
Secondo Reuters il documento, analizzato dagli esperti del Pentagono e considerato autentico, da solo non prova che l'Isis abbia avviato un traffico di organi umani: tuttavia la direttiva religiosa dimostra che la pratica è lecita, malgrado sia in contrasto con la legge coranica (la sharia), che l’Isis sostiene guida ogni sua azione e che la vieta. La fatwa invece sostiene che "è permessa la pratica del trapianto organi sani nel corpo di musulmani per salvare vite o sostituire un organo danneggiato". A quanto pare viene autorizzata persino la pratica del cannibalismo in circostanze estreme: "Un gruppo di religiosi islamici ha permesso, se necessario, di uccidere un apostata per mangiare la sua carne".
Mohamed Ali Alhakim, ambasciatore dell'Iraq alle Nazioni Unite, lo scorso febbraio aveva denunciato al Consiglio di Sicurezza Onu l'esecuzione di dodici medici nella città di Mosul, controllata dall'Isis: i dottori si erano rifiutati di rimuovere degli organi umani e per questo erano stati condannati a morte. La fatwa 98, quella che regola l'asportazione di organi, segue a quelle emesse negli scorsi anni che autorizzavano il saccheggio e commercio di opere d'arte dalle città conquistate.