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Irpinia, uno spreco durato 34 anni: ora stop al commissariamento

Approvato un emendamento al decreto milleproroghe che blocca la proroga del commissario ad acta per il terremoto in Irpinia: 34 anni dopo si chiude (forse) una delle pagine più emblematiche dello spreco di risorse pubbliche.
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Sulla "politica dell'emergenza" tanto è stato scritto da storici ed analisti, che hanno più volte evidenziato come il ricorrere a misure e leggi "speciali", in relazione ad eventi più o meno gravi, sia nel corso degli anni diventato una sorta di prassi, che ha legittimato sprechi e disfunzioni, costruendo prima e alimentando poi un complesso sistema di gestione del potere, basato sull'intreccio di relazioni e su commistioni fra pubblico, privato e criminalità organizzata. È opinione comune che l'esempio più rilevante negli ultimi trent'anni sia costituito dalla gestione della ricostruzione post terremoto in Irpinia, un dramma che causò migliaia di vittime e danni enormi per un'area comprensiva di 687 comuni, con circa 300mila edifici danneggiati. Sulla questione la letteratura è vasta e sugli "effetti collaterali" della ricostruzione il dibattito è ancora aperto.

Ieri però si è scritta una pagina importante, anche se le valutazioni divergono in maniera sostanziale nel merito e nella forma. La Camera dei deputati ha infatti approvato un emendamento delle opposizioni che blocca la proroga del commissario ad acta per la ricostruzione in Irpinia, chiudendo quindi una pagina aperta da oltre trent'anni. Esultano sia il Movimento 5 Stelle ("Serviva l'ingresso di cittadini veri in Parlamento per porre fine ad alcune delle tante assurdità italiane. Dopo 34 anni si è messa la parola fine a uno spreco, grazie a un emendamento del MoVimento"), che la Lega Nord ("Grazie a noi si scriverà la parola fine rispetto a due gestioni inutili che si trascinavano da tempo e che anziché risolvere i problemi si sono rivelate l’ennesimo spreco di soldi pubblici all’interno dello Stato italiano"), per una norma che nella sostanza farà rispettare quanto stabilito dal Governo Monti nell'agosto del 2012.

Infatti, come scriveva La Stampa, con una "piccola norma presente nel Decreto sviluppo, viene stabilito che l'esperienza del commissario ad acta durerà fino al 31 dicembre 2013, ma solo per liquidare le ultime pendenze, consegnare «tutti» i beni, chiudere i rapporti con le diverse amministrazioni. La sua nomina risale al 2003, con il mandato di realizzare ogni ulteriore intervento funzionalmente necessario al completamento degli interventi infrastrutturali di cui all’articolo 32 della legge n. 219/1981»". Una legge che ha disciplinato un flusso di risorse vicino ai 50 miliardi di euro (secondo una stima della Camera che ha attualizzato i valori monetari al 2008), senza considerare i mutui ed altri 18 miliardi per la costruzione di 20mila alloggi a Napoli, in relazione al terremoto ma senza riferimenti alla suddetta legge. Ovviamente la fine della gestione commissariale lascia ancora in sospeso alcune questioni, sulle quali ora dovranno intervenire i Comuni. E questa, da qualunque prospettiva la si consideri, è l'ennesima anomalia tutta italiana.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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