Iran, 6 manifestanti morti negli scontri contro il regime. Trump: “Il mondo vi guarda”
Gli agenti della Guardia Rivoluzionaria hanno sparato per disperdere una manifestazione di protesta contro il governo nella città di Doraud, nella provincia di Loerstan, nell'Iran centrale. I morti accertati finora sono sei. Siti web dell'opposizione, scrive ancora al Arabiya, stanno pubblicando online filmati in cui si vedono migliaia di persone che partecipano a manifestazioni di protesta notturne.
Negli ultimi giorni altre proteste erano scoppiate nel Paese contro il carovita e la disoccupazione. A Teheran alcune centinaia di studenti sono scesi nelle vie intorno all'università unendosi alle contestazioni e nelle strade del Paese sono state attaccate banche e bruciati ritratti della guida suprema Ali Khamenei. La contestazione si è rivolta contro un regime fondato sulla religione. Gli slogan politici della folla "Morte a Rouhani", "Morte al dittatore", e "Ladri" con riferimento ai funzionari pubblici, sono stati infatti ben presto affiancati da invettive contro l'establishment religioso come "morte a Khamenei". Manifestanti a Qazvin nell'Iran Nord Occidentale hanno inveito contro i mullah: "Devono andarsene", "La rivoluzione è stata un errore", "Diventiamo poveri e gli uomini di religione ricchi".
Nel contempo però, sia nella capitale che in altre località decine di migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni a favore dell'attuale governo e del presidente Hassan Rohani. A fronte di un dispiegamento di polizia imponente, finora gli arresti hanno riguardato una cinquantina di persone.
Il presidente americano Donald Trump attraverso la portavoce della Casa Bianca ha twittato: "Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del suo popolo, compreso il diritto di espressione. Il mondo sta guardando".
"Ci sono molte notizie – ha aggiunto in un altro tweet il presidente Usa – di proteste pacifiche da parte degli iraniani stanchi della corruzione del regime e del suo dissipare la ricchezza della nazione per finanziare il terrorismo all'estero. Il governo iraniano deve rispettare i diritti degli iraniani, incluso il diritto di esprimersi".
"Dichiarazioni ingannevoli, ipocrite e opportunistiche", ha commentato poche ore dopo il portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Bahram Gashemi, e ha invitato "il popolo iraniano a non dare credito alle critiche espresse dal signor Trump o dai suoi funzionari". Nessun accenno, per ora, da parte di Teheran al fatto che la situazione di criticità economica per settori della popolazione iraniana è in parte causata proprio dall'atteggiamento degli Usa e dal persistere di alcune sanzioni, volute da Trump nonostante l'accordo nucleare siglato dal suo predecessore Barack Obama nel 2015, e messo in discussione nei mesi scorsi.
Secondo vari osservatori, alla protesta si sono uniti anche intellettuali e borghesia illuminata che rimproverano al presidente Rouhani di non aver ancora realizzato le sue promesse su diritti civili, diritti politici e diritti umani.
Otto anni fa Ahmadinejad riuscì a sconfiggere la piazza e i candidati moderati di allora, Mirhossein Mousavi e Mahdi Karrubi. Dopo anni sottotono, ora molti ritengono che ci sia anche lui dietro agli attuali problemi economici di Rohani. Ahmadinejad ha infatti avviato una sorta di sotterranea campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2020, diffondendo dichiarazioni pubbliche e messaggi sui social network che criticano la situazione del Paese e anche la magistratura, colpevole di aver fatto finire in carcere persone a lui vicine per corruzione e reati finanziari.