Intervista all’ex Ministro Fornero: “Renzi spaccone, Salvini critica senza averne le competenze”
Nel corso di settimane, l'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero è diventata suo malgrado protagonista della campagna elettorale, insieme alla riforma del sistema pensionistico che porta il suo nome. Tra le varie promesse elettorali annunciate da schieramenti politici di ogni fazione, la coalizione di centrodestra – seguita dal Movimento 5 Stelle – propone l'azzeramento della riforma previdenziale ideata dall'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero e varata dal governo Monti a fine 2011. La legge Fornero è sempre stata fortemente contestata dal segretario del Carroccio Matteo Salvini, il quale nel 2014 – nel tentativo di abolirla – arrivò a raccogliere le firme per l'indizione di un referendum abrogativo, quesito dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale nel gennaio del 2015.
Sebbene Silvio Berlusconi abbia parzialmente smorzato gli entusiasmi di Salvini dichiarando che un'abolizione totale della riforma Fornero non sarebbe econonomicamente sostenibile e che al massimo è possibile pensare di introdurre alcune modifiche, nel programma condiviso siglato da tutti i leader del centrodestra si legge chiaramente che tra gli obiettivi dell'alleanza di governo figura proprio l'azzeramento della legge Fornero. Per capire meglio la questione, Fanpage.it ha raggiunto al telefono l'ex ministro Fornero chiedendole un parere sul punto in questione e in generale un commento sulle varie promesse elettorali che i leader di partito stanno annunciando in queste settimane.
Professoressa Fornero, Salvini chiede l'abolizione della sua riforma nonostante Berlusconi abbia dichiarato di non essere totalmente d'accordo. In ogni caso il punto figura nel programma ufficiale, accompagnato da una serie di aumenti di spesa come il raddoppio delle pensioni minime a mille euro. Secondo lei questo tipo di promesse sono sostenibili?
Io penso che queste proposte da un lato siano molto ingannevoli e quasi offensive e irrispettose dei sacrifici che gli italiani hanno finora, soprattutto nei confronti di quelle persone che hanno subito gli aumenti dell'età pensionabile e la riduzione delle pensioni per effetto della riduzione dell'indicizzazione – e non per fisime di qualcuno, ma per evidenti necessità. Dall'altro lato trovo che ci sia poco rispetto per le riforme e per chi le ha realizzate. Questo tipo di riforme sono state richieste per anni e tutti i partiti politici erano concordi nel sostenere la necessità di una riforma del sistema pensionistico. Qualcosa in passato è stato fatto, ma queste riforme sono state implementate con una lentezza esasperante e per di più spesso nemmeno sono state spiegate ai cittadini. La riforma Sacconi, per esempio, io l'ho considerata una buona riforma, tanto che non l'ho azzerata ma semplicemente modificata. Però se lo ricorda come venne introdotta? Tra le pieghe di un provvedimento che nulla c'entrava con la questione, nella speranza che i cittadini non se ne accorgessero. La politica ha votato a maggioranza le nostre riforme, ma poi non ha saputo – o voluto – spiegarle ai cittadini, preferendo in molti casi disconoscerle.
Berlusconi nel 1994 diceva che il sistema pensionistico italiano andava urgentemente riformato e che sarebbe stato necessario alzare l'età pensionabile. Ora, invece, sembra esprimere posizioni nettamente opposte
Ma Berlusconi lo sa che l'abolizione della mia riforma è economicamente insostenibile per l'Italia. Salvini non lo so, non mi sembra abbia grandi competenze in materia. Come ho spiegato prima, queste riforme erano desiderate da tutti, noi ci siamo trovati a introdurle in un momento molto drammatico per il Paese e soprattutto ci siamo trovati al governo non per nostro volere, ma perché qualcuno ha preferito andarsene prima per non dover approntare queste misure – impopolari ma necessarie – a ridosso delle elezioni. Io poi trovo che in Italia manchi il minimo, ma proprio minimo rispetto nei confronti degli oppositori politici, che vengono considerati dei nemici. Quando Merkel andò al governo si disse fortunata perché le riforme che servivano alla Germania le aveva già fatte il suo predecessore Schröder, ecco qui invece questo tipo di approccio e di rispetto manca totalmente.
Quindi per lei queste promesse riscuotono successo perché puntano alla pancia dell'elettorato e di chi ignora i reali meccanismi che di fatto le rendono irrealizzabili
Sì, il problema è proprio questo. Spesso i politici non raccontano la verità, disprezzano l'operato dell'oppositore politico, non spiegano le cose come stanno ai cittadini e fanno sempre pensare che in Italia ci sia una sorta di "bonanza". Io in queste promesse vedo molto inganno e trovo questa campagna elettorale piuttosto avvilente. Sembra quasi di osservare delle famiglie litigiose che nonostante la crisi cercano di mantenere lo stesso tenore di vita indebitandosi. Il problema è che questi debiti vengono scaricati sulle spalle delle nuove generazioni e il nostro debito pubblico lo dimostra. Ma mi faccia dire una cosa a cui tengo e che non ha avuto purtroppo risalto in questa campagna elettorale.
Sì, mi dica
Berlusconi ha proposto la pensione per le casalinghe. Ho trovato abbastanza incredibile il fatto che nessuno abbia commentato questa proposta che io trovo assurda. Anche in rapporto ai dati demografici, in Italia noi abbiamo bisogno che i giovani lavorino, che gli anziani lavorano, ma che soprattutto le donne lavorino. Questa misura incoraggia le donne a stare a casa e anche in ottica di pari opportunità non è positiva per il Paese. Noi dovremmo investire su tutta una serie di servizi che permettano alle donne di svolgere la propria professione a parità con l'uomo, ma finché continueremo a spendere per pensioni dove troviamo le risorse per investire in questi servizi?
Il giovani non son un tema di questa campagna elettorale, secondo lei questo approccio è dovuto al fatto che banalmente l'elettorato anziano pesa di più in questo Paese?
Sì, certo, il motivo è quello, anche per effetto dell'invecchiamento della popolazione. Vede, quando si fanno queste promesse elettorali non si guarda mai al futuro. Per quale motivo abbiamo creato tutto questo debito? Non perché l'hanno voluto gli stranieri, come qualcuno dice, ma perché abbiamo sempre trovato delle buone occasioni per spendere, soprattutto nei momenti clou, lasciando i conti da pagare a chi sarebbe venuto dopo. Questo non è giusto nei confronti delle giovani generazioni, i politici dovrebbero promettere loro la riduzione del debito che grava sulle loro spalle al posto di continuare a pensare di alzare le pensioni, innalzamento che poi qualcuno dovrà pagare. Nessuno dice che il debito va abbattuto tutto e subito, ma sicuramente vanno messi in atto dei comportamenti virtuosi che portino la classe politica a non farne più di debito.
Perché i giovani scappano?
Guardi, io ho appena finito un corso di macroeconomia e nella mia classe di circa 80 persone ho anche avuto studenti stranieri. Quando ho chiesto ai miei studenti quanti avrebbero voluto rimanere in Italia alla ricerca di opportunità, pochissimi mi hanno risposto positivamente. I giovani se ne vanno perché non vedono un futuro e a questo futuro non guarda nemmeno la classe politica che, come è evidente dalle promesse che fanno, è tutta rivolta verso il passato. In questo Paese c'è anche un problema di distribuzione della ricchezza. Come evidenziano i dati della Banca d'Italia, i giovani hanno molta difficoltà a rendersi indipendenti perché manca il lavoro e non hanno modo di costruirsi un reddito e di risparmiare, nel contempo in questo Paese la maggior parte della ricchezza è nelle mani degli anziani.
Che cosa pensa del reddito di cittadinanza?
Io sono favorevole a dare un reddito minimo ai cittadini, legato però a dei parametri. Questo Paese non si può permettere una misura universale, anche perché sarebbe controproducente, ma sicuramente un reddito che garantisca alle fasce più deboli una maggiore indipendenza economica si dovrà prima o poi introdurre, anche per permettere a chi non ha lavoro di cercare una nuova occupazione oppure frequentare dei corsi di reinserimento lavorativo più serenamente.
Qualche anno fa il presidente dell'Inps Tito Boeri dichiarò che i giovani sarebbero andati in pensione a 75 anni. Secondo lei è possibile ovviare a questo problema e in che modo?
Il problema esiste e va risolto, ma non è bene porlo in quei termini. Quello che dovrebbe fare lo Stato è da una parte migliorare i servizi per il collocamento lavorativo dei disoccupati fornendo supporto, consulenze mirate e soprattutto politiche attive, dall'altra parte dovrebbe però sopperire a queste discontinuità contributive facendosene carico. Il lavoratore che rimane senza occupazione deve essere aiutato a reinserirsi il prima possibile nel mondo del lavoro attraverso percorsi ad hoc ed è necessario puntare molto sulla formazione. Comunque vorrei sottolineare che, con il passare del tempo, l'allarme di Boeri mi sembra si sia ridimensionato e non avesse ragione d'esistere in quei termini.
Che cosa ne pensa delle politiche economiche introdotte dal governo Renzi, in particolar modo di quelle legate ai vari bonus?
Insomma, a me Renzi è sembrato un po' uno spaccone. Io non critico la misura degli 80 euro, che qualche risultato l'ha portato, però alle sue politiche economiche mi è sembrato sia mancata proprio quella visione strutturale e di lungo termine di cui invece ha bisogno questo Paese. Per esempio, una delle misure su cui Renzi ha puntato tantissimo e che ha dato riscontro pari a zero è stata quella del trattamento di fine rapporto in busta paga. Quanti l'avranno richiesto? Io credo veramente poche decine di persone. Eppure era stata presentata in pompa magna, quasi come fosse una misura risolutiva. Renzi si è servito molto degli slogan, però allo stesso tempo non ha introdotto politiche strutturali in Italia, che guardassero al futuro e non al presente, come invece sembrava voler fare agli albori della sua carriera politica nazionale. Gentiloni invece lo trovo molto diverso, si vede che ha una visione più ampia e a lungo termine.
Un'ultima domanda: lei recentemente si è trovata a smentire l'ipotesi di una sua candidatura. Le piacerebbe tornare a fare politica?
Preferirei non parlare di me, ma comuque no, non tornerei mai in politica. Sono orgogliosa di aver potuto servire il mio Paese, ma ho sofferto molto in quel periodo e ringrazio di aver avuto una personalità che mi ha permesso di sopportare quei continui attacchi e di non ammalarmi. Il mio lavoro, che è quello di docente, mi dà molte occasioni di dialogo e mi permette di spiegare e di occuparmi comunque del Paese. La politica purtroppo sembra interessata più a creare nemici che soluzioni. Bonino in questo senso mi sembra invece una presenza costruttiva all'interno del panorama elettorale e per questo ho dichiarato che l'avrei votata, ha un progetto politico serio e propone ed è esplicitamente schierata a favore dell'Europa. In Parlamento e nelle istituzioni ci sono sicuramente personalità capaci ed educate, ma io non voglio tornare ad avere a che fare con persone meschine e feroci come Matteo Salvini. Nonostante io sia cristiana, Salvini non lo perdonerò mai. Però vorrei comunque concludere con un messaggio di speranza, non di pessimismo: l'Italia deve contare molto sull'Europa e tornare ad assumere un ruolo rilevante e autorevole all'interno dell'Unione. Con Gentiloni mi sembra che questo percorso sia già iniziato, è bene proseguirlo.