Il vento del razzismo e della violenza non si ferma a Macerata. Negli USA ieri, a New Orleans, è stato ucciso Muhiyidin Elamin Moye, 32 anni, attivista dell'associazione internazionale Nero Lives Matter che da anni combatte contro il razzismo, la brutalità della polizia americana verso i neri e delle disuguaglianze razziali nel sistema di giustizia penale degli Stati Uniti. Moye è stato ritrovato verso l'una e mezza di notte da un agente della polizia nel quartiere di Treme, con una grave ferita da arma da fuoco alla coscia, riverso a terra con la sua bicicletta insanguinata a pochi metri di distanza. Trasportato nell'ospedale di zona è morto poco dopo a causa della grave emorragia. "Al momento non abbiamo altre informazioni", ha dichiarato il portavoce della polizia di New Orleans Beau Tidwell.
Moye era salito alla ribalta internazionale quando, durante i disordini razziali di Charleston, in diretta televisiva decise di saltare il "cordone" delle forze dell'ordine per strappare una bandiera confederata dalle mani di alcuni membri di associazioni razziste. Nel 2015 aveva partecipato alle manifestazioni di protesta dopo la morte di Walter Scott, un cittadino nero (disarmato) che era stato colpito mortalmente da un agente di polizia nell'aprile 2015. Quando due mesi dopo il suprematista bianco Dylann S. Roof uccise nove persone, sempre a Charleston, fu attivissimo sui media per raccontare al mondo la situazione della disuguaglianza razziale americana. Partecipò anche in prima fila al comizio che da quelle parti bene Trump nel dicembre del 2015 quando chiese "l'arresto per tutti i musulmani in USA".
"Avevo deciso di strappare la bandiera razzista ai manifestanti per aiutarli a capire cosa significhi incontrare una vera e propria resistenza, per incontrare le persone che non hanno paura “, raccontò Moye. Il suo gesto fu l'inizio di un movimento di speranza per il superamento delle discriminazioni tanto che in pochissime ore vennero raccolti i soldi utili a pagare la cauzione dopo il suo arresto. "Amava Charleston ed amava lottare per ciò che è giusto. Non ho mai incontrato nessuno più impegnato e laborioso di lui. Era un bene per la comunità di Charleston e ci mancherà molto…", ha detto all'Indipendent sua nipote Camille Weaver.
Amici, familiari e altri attivisti locali per i diritti civili si sono riuniti al di fuori dell'ospedale Nord Charleston City Hall per rendergli omaggio con una veglia di preghiera nella notte di Martedì. Le persone hanno scandito “Black Lives Matter” e hanno letto i suoi discorsi da attivista. Ora si aspettano i risultati delle indagini. Ma la sua storia, benché lontana, meriterebbe di non essere dimenticata.