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Opinioni

Inps, esodati, partite Iva: quale futuro per le pensioni?

Con la Legge di Stabilità si perde l’occasione per intervenire sulle pensioni. Perché 6 milioni di italiani ricevono meno di 1.000 euro, perché la questione esodati rimane aperta. E perché le partite Iva non avranno nulla.
A cura di Michele Azzu
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Sono magre consolazioni, quelle per le pensioni nel testo della Legge di Stabilità arrivato in Senato, e che si appresta ora a passare l’iter parlamentare. È ancora critico il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che sperava in una riforma delle pensioni: "Una operazione che avrebbe potuto conciliare una spinta all'economia con la responsabilità fiscale", spiega il professore.

In effetti, sul fronte pensioni i problemi ci sono, e grossi. Anzitutto, l’istituto previdenziale di cui Boeri è presidente – l’Inps – mostra segni preoccupanti: i conti in rosso, la fuga delle partite Iva e il bilancio sociale che dà un quadro allarmante delle pensioni per circa metà dei pensionati italiani con un reddito inferiore ai 1.000 euro.

Ma sulle pensioni pesa ancora l’annosa questione degli esodati: dovevano venire salvaguardati tutti con la settima salvaguardia contenuta in questa Legge di Stabilità. E invece, se così rimarrà il testo, non basterà. Perché su circa 50mila ancora dal salvaguardare – rispetto ai 315.000 iniziali accertati dall'Inps – vengono coperti qui in 26mila: sono appena la metà.

Anche sul fronte delle partite Iva manca il capitolo pensioni. Mentre il governo ha dichiarato la volontà di provvedere ad una riforma completa del comparto – addirittura si è parlato della creazione di uno “Statuto delle partite Iva” – nulla viene fatto nella Legge di Stabilità perché a questi venga finalmente assicurata una “equa pensione” – come auspicava l’associazione Acta che difende gli interessi del settore.

Insomma, tra pensionati poveri, esodati che ancora aspettano la salvaguardia e partite Iva necessarie alle casse dell’Inps – e quindi a finanziare le pensioni di tutti – ma prive di ogni tutela, la Legge di Stabilità sembra davvero insufficiente a fare un passo avanti sulla questione. E la situazione complessiva sembra tutt'altro che rosea. Vediamo nel dettaglio le diverse vicende.

ANCORA NON È FINITA PER GLI ESODATI. “I 50.000 esodati hanno la cosiddetta settima salvaguardia”, è quanto annunciava Matteo Renzi sul programma di Raitre "Che tempo che fa" lo scorso 11 ottobre. Una promessa infranta: le misure incluse nella Legge di Stabilità copriranno 26.300 esodati, mentre le stime dell'Inps dicono che sono ancora 49.500 persone quelle che dovrebbero essere salvaguardate. L'articolo 23 della Legge di Stabilità, quindi – ovvero la settima salvaguardia per intervenire sul dramma di chi è rimasto senza pensione a seguito della Riforma Fornero – non sarà quella risolutiva.

Nei giorni scorsi i comitati degli esodati avevano denunciato con forza quella che ritengono l'ennesima ingiustizia. A settembre, inoltre, i comitati assieme ai sindacati avevano protestato perché il Ministero del Tesoro aveva riportato nelle casse dello Stato 500 milioni di euro stanziati per le salvaguardie degli esodati, che non erano stati utilizzati. Episodio subito risolto dal ministero, ma che ha semplicemente portato alla luce un problema mai finito.

SONO TEMPI DURI PER L'INPS (E PER I PENSIONATI). Solo pochi giorni fa il rapporto sul Bilancio Sociale 2014 dell'Inps metteva in luce la reale situazione delle pensioni in Italia. Il 42.5% dei pensionati riceve una pensione inferiore ai 1.000 euro. Si parla di circa 6 milioni e mezzo di persone. Di questi, due milioni sono perfino al di sotto dei 500 euro. Per via di questi numeri il presidente dell'Inps Tito Boeri aveva manifestato la necessità di procedere ad una riforma delle pensioni inserita in questa Legge di Stabilità: "Ci sono stati solo interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento", spiegava il professore. Ma il messaggio non è passato, stando al testo arrivato in Senato.

Così si continua con interventi correttivi – proprio come per gli esodati – molto costosi e mai risolutivi. Non sono solo le tasche dei pensionati, o degli esodati, ad essere vuote: sono gli stessi conti dell'Inps a essere in rosso. L'anno scorso l'istituto ha accumulato un disavanzo complessivo di 7 miliardi di euro. Cifra comunque migliore del rosso del 2013, di circa 9 miliardi. Ma è il futuro delle pensioni quello che deve preoccupare davvero. Perché i giovani e meno tutelati sembrano essersi definitivamente stufati di pagare le pecche di un sistema previdenziale fondamentalmente iniquo.

LA FUGA DELLE PARTITE IVA. È sempre il rapporto sul Bilancio Sociale 2014, infatti, a darci qualche informazione in più: l'Inps ha registrato una fuga dei lavoratori autonomi dalla cassa previdenziale della "Gestione Separata", ovvero il girone infernale in cui finiscono partite Iva e precari non iscritti alla cassa pensionistica di un settore professionale (come architetti, avvocati, giornalisti, etc.). Sono 78mila iscritti in meno, con un calo dell'8.6% in un anno. La stessa associazione di settore Acta, a inizio 2015 invitava con un workshop le partite Iva ad abbandonare la cassa.

Ma la "Gestione Separata", è stata negli utimi anni l'unica dell'Inps a non essere in rosso, ma in attivo. Significa – come tanti in questi anni hanno denunciato a partire da Beppe Grillo – che troppe partite Iva "pagano" la pensione ai dipendenti, proprio loro che una pensione non la riceveranno mai. Comunque la si veda non è difficile capire perché l'Inps registra una fuga dalla gestione Separata: i costi sono altissimi. Proprio qui, infatti, la Riforma Fornero intendeva portare nei prossimi anni i contributi Inps dal 28% attuale al 33%. E se il governo ha bloccato con un rinvio questo aumento, non può bastare a risolvere questa situazione di svantaggio. Che potrebbe ora ripercuotersi sui conti dell’Inps.

COSA INTRODUCE LA STABILITÀ. Le novità sulle pensioni introdotte nella Legge di Stabilità sembrano essere poca cosa. Viene prorogata, ad esempio, la "opzione donna" che permette alle donne di 57 anni con 35 anni di contributi di poter andare in pensione evitando la Riforma Fornero. Con un costo salatissimo, però: decurtazione nell'assegno tra il 30 e il 50%, secondo il calcolo di Progetica. Si introdice, poi, la soluzione "part-time" come scivolo alla pensione, per chi si trova a tre anni di distanza dal traguardo. Che, in sostanza, potrebbe decidere di lavorare part-time per i restanti tre anni con i contributi versati dallo Stato, un bel risparmio per l'azienda.

Poca cosa rispetto alle istanze di equità reclamate da Tito Boeri, alla disparità fra chi andrà in pensione col retributivo e chi col contributivo – come le partite Iva. Poca cosa per riempire le tasche vuote degli esodati e di 6 milioni di pensionati che ricevono meno di mille euro al mese.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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