Wikipedia non accetterà più donazioni in criptovalute
La Wikimedia Foundation (WMF), l'organizzazione dietro Wikipedia, ha annunciato che non accetterà più donazioni in criptovalute. Una decisione presa in seguito a una lunga discussione con quasi 400 membri appartenenti alla fondazione. Le motivazioni principali che hanno spinto WMF a questa conclusione sono rintracciabili nell'enorme impatto ambientale che ha il mining, ossia l'estrazione di Bitcoin e delle altre criptovalute. Inoltre, a conti fatti, le donazioni di questo tipo influiscono in maniera davvero marginale: nel 2021 la WMF ha ricevuto 130.100,94 dollari in criptovalute, pari solo allo 0,08% dei contributi totali. Una decisione che porterà alla chiusura dell'account Bitpay, il ché impedirà in futuro qualsiasi contributo in criptovaluta da parte dell'utenza.
La WMF ha deciso di accettare donazioni in Bitcoin, Bitcoin Cash ed Ethereum a partire dal 2014, tuttavia una serie di problematiche di origine etica ha spinto la fondazione a riconsiderare tali donazioni, portando la questione sul tavolo delle discussioni a gennaio scorso. La principale portavoce di questa corrente è Molly White, storica editrice di Wikipedia e creatrice di Web3 Is Going Just Great, la quale sostiene che l'accettazione di donazioni in criptovalute rende l'organizzazione aperta a investimenti "intrinsecamente predatori", oltre a contraddire il suo impegno per la sostenibilità ambientale. "Sono davvero felice che la Wikimedia Foundation abbia implementato la richiesta della sua community e sono davvero orgogliosa [che la fondazione abbia] preso quella che ritengo essere una decisione etica dopo molte discussioni ponderate", ha detto White in una dichiarazione a The Verge.
Tornando alla WMF, l'organizzazione ha concluso il suo aggiornamento dicendo che "continuerà a monitorare questo problema" e "rimarrà flessibile e rispondente alle esigenze di volontari e donatori". Tra le altre organizzazioni che hanno smesso di accettare donazioni in criptovalute vi è Mozilla, il gruppo dietro il browser Firefox. La decisione risale ad aprile scorso, in seguito ad alcune controversie sorte con utenti, sviluppatori e persino uno dei suoi sviluppatori, Jamie Zawinski.