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Una ricercatrice è stata stuprata virtualmente nel metaverso di Meta

“È successo tutto così in fretta che mi sono sentita come dissociata” ha commentato a proposito la ricercatrice. Ecco nel dettaglio cosa emerge dal report di SumOfUS.
A cura di Lorena Rao
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Giunge alla cronaca un nuovo caso di molestie sessuali nel metaverso. Questa volta la vittima è una ricercatrice di SumOfUs, organizzazione internazionale specializzata nella "corporate accountability". In altre parole, SumOfUs opera per contrastare la cattiva condotta dei colossi aziendali e promuovere al loro interno il rispetto per l'ambiente, per i dipendenti e i clienti. Uno degli ultimi report redatto dall'organizzazione riguarda Horizon Worlds, piattaforma virtuale appartenente al metaverso di Meta.

Dopo un'ora passata al suo interno, la ricercatrice di SumOfUs è "stata condotta in una stanza privata a una festa in cui è stata violentata". Il report è molto dettagliato e fa riferimento anche a un utente presente alla scena intento a bere della vodka virtuale, mentre altri osservano fuori dalla finestra, come uno spettacolo da guardare. "È successo tutto così in fretta che mi sono sentita come dissociata" ha commentato a proposito la ricercatrice. "Una parte del mio cervello si chiedeva cosa diavolo stesse succedendo, un'altra diceva che quello non era il mio corpo reale, un'altra ancora mi ricordava che [quello che stava accadendo] era importante per la ricerca".

Altre persone hanno riferito a SumOfUs di essere state vittima di violenze e molestie dentro Horizon Worlds. Tra queste, Nina Jane Patel ha riferito di essere stata “praticamente violentata in gruppo” dopo 60 secondi dall'accesso alla piattaforma da parte di un gruppo di 3-4 avatar dall'aspetto maschile. Patel ha inoltre aggiunto di essere diventata subito bersaglio di offese e frasi oscene a causa dell'aspetto femminile del suo avatar. Anche una persona che ha lavorato come beta tester per Meta, afferma di essere rimasta vittima di aggressioni sessuali. Quando ha segnalato il problema a Meta, la società non solo ha fallito nell'agire contro l'aggressore, ma ha incolpato il beta tester per un uso inadeguato delle modalità per la sicurezza personale.

È quest'ultimo punto a emergere: all'interno di Horizon Worlds la moderazione è incredibilmente blanda, il che lascia impuniti gli atteggiamenti predatori e violenti. Nonostante la piattaforma sia accessibile solo ai maggiorenni, l'utenza principale è composta da minorenni. Lo affermano le diverse recensioni rilasciate dagli utenti, i quali lamentano un'atmosfera bambinesca e offensiva.

"Su Horizon Worlds, è attiva di default la funzione Personal Boundary, che prevede una distanza tra gli avatar di oltre 1 metro per chi non rientra tra gli amici, così da rendere più facile evitare interazioni indesiderate" spiega l'azienda. "Consigliamo di non disattivare questa funzione di sicurezza con persone che non si conoscono. Vogliamo che tutti coloro che utilizzano i nostri prodotti vivano un’esperienza positiva e trovino facilmente gli strumenti che possono aiutarli in situazioni come queste, così da permetterci di indagare su quei casi e prendere dei provvedimenti".

Nel report di SumOfUs viene inoltre riportato minuziosamente il rebranding effettuato da Meta/Facebook dopo gli scandali legati alla privacy. Un'operazione necessaria per il lancio del metaverso secondo Mark Zuckerberg, il cui profitto resta comunque legato al tracciamento dei dati personali degli utenti da vendere alle aziende. In questo caso gioca un ruolo centrale la realtà virtuale. I visori VR possono registrare informazioni corporee, come i movimenti degli occhi, le espressioni facciali e la temperatura del corpo. Una nuova frontiera della "vigilanza capitalista".

Al di là di Meta e delle sue piattaforme, il problema di una cultura tossica nei mondi virtuali del metaverso resta ben radicato. Le vittime sono principalmente donne e membri appartenenti alle minoranze etniche. Tra gli altri casi di molestie, vi è quella di una giornalista e ricercatrice BBC, che è stata soggetta ad adescamento, materiale sessuale, insulti razzisti e minaccia di stupro nelle stanze di VRChat, altra piattaforma del metaverso, facilmente accessibile ai bambini.

Gli esempi purtroppo non finisco qui, ma quanto delineato mostra la noncuranza dei colossi Big Tech, spinti dal profitto a discapito dell'etica, e la predominanza all'interno degli spazi sociali di una cultura violenta volta a danneggiare/umiliare l'altro, seppur sotto forma di avatar in 3D. Una situazione allarmante che merita un'inversione di rotta, soprattutto quando il metaverso acquisirà uno spazio sempre maggiore nella quotidianità delle persone.

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