Una chiamata, il conto bloccato e un bonifico urgente: come funziona la truffa del maresciallo
Il caso di cronaca questa volta arriva da Vergasco, in provincia di Biella. Qui un cliente si è presentato allo sportello della filiale di Banca Sella per chiedere un bonifico da 15.000 euro. Non ci sono molte informazioni sull’uomo: aveva più di 60 anni. L’unico particolare citato nella cronaca è che l’uomo era al telefono. Proprio questo ha fatto insospettire il commesso che si è fatto passare il telefono.
Da qui è diventata più chiara la dinamica di una truffa che si sta manifestando in vari modi. L’uomo al telefono fingeva di essere un maresciallo della Guardia di Finanza e aveva convinto il cliente della banca che il suo conto sarebbe stato bloccato. L’unica soluzione era quella di spostare tutti i risparmi su un altro conto. Non facciamo fatica a immaginare chi fosse l’intestatario.
Il problema delle truffe basate sui nomi di polizia e militari
Nel caso di Vergasco tutto si è risolto. Il commesso della banca si è fatto passare la telefonata, ha smascherato il finto maresciallo e ha convinto il cliente che i soldi potevano rimanere tutti al loro posto. Non è raro però che i truffatori si presentino come uomini delle forze armate. In passato abbiamo visto truffe simili basate su finte denunce: avvisi arrivati via mail che chiedono di pagare subito una multa per evitare il processo.
Giusto il 5 novembre il portale ufficiale della Polizia Postale ha pubblicato un post per avvisare i cittadini di una truffa che è tornata negli ultimi giorni: quella delle finte convocazioni giudiziarie. Qui tutto parte da una mail. Arriva un pdf che comunica al destinatario di essere sotto indagine per materiale pornografico e gli si chiede di rispondere alla mail fornendo spiegazioni.
Immaginiamo il continuo della vicenda: le spiegazioni verranno accolte ma solo in parte e si chiederanno al destinatario dei soldi per farsi cancellare dal registro degli indagati. Ovviamente è tutto finto ma anche in questo caso ci cerca di convincere la vittima con incarichi e ruoli altisonanti. La lettera è firmata dal Vittorio Pisani, attuale Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza. Peccato ci sia un errore: il nome riportato è Viktorio.