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“Un robot inietta lo sperma e nascono due bambini”: inizia così la rivoluzione delle nascite

Sempre più startup stanno investendo per automatizzare la fecondazione in vitro, un modo per diminuire i costi e aumentare il tasso di successo per le famiglie che faticano ad avere figli.
A cura di Elisabetta Rosso
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Un microscopio, un ago meccanizzato, una minuscola capsula di Petri, un laptop e un joystick. Potrebbero essere sufficienti per far nascere un bambino. È successo in una clinica spagnola, la startup Overture live ha utilizzato un robot per iniettare lo sperma dentro un ovulo, un ricercatore con un joystick per la Playstation di Sony ha guidato un ago durante la procedura di fecondazione in vitro ed è così che sono nate due bambine sane.

La fecondazione in vitro non è una novità, ma ha sempre avuto due problemi: il tasso di successo e i costi. Non è detto che funzioni la prima volta, nemmeno la seconda, e negli Stati Uniti, considerando anche qualche passo falso, bisogna pagare circa 83.000 euro per il procedimento. Diverse start up stanno investendo nel settore, automatizzando il processo si potrebbero ridurre i costi e aumentare le possibilità di successo. "Pensa a una scatola in cui entrano lo sperma e gli ovuli e cinque giorni dopo esce un embrione", ha detto il genetista Santiago Munné alla testata Mit Technology Review. Ognuno sta tastando in modo diverso il terreno, sperimentando nuove soluzioni per la fecondazione assistita, dal monitoraggio degli spermatozoi attraverso un software, agli aghi che inseminano gli ovuli, fino agli uteri artificiali. Tutti puntano allo stesso obiettivo: aumentare il tasso di natalità. 

Le start up che stanno investendo nella tecnologia delle nascite

Un piccolo ago meccanizzato durante le procedure di fecondazione in vitro è stato guidato da un controller che ha depositato singoli spermatozoi in alcuni ovuli umani con successo. A pilotare la fecondazione è stato uno dei ricercatori, e grazie alla nuova tecnologia sono nati i primi bambini "concepiti con un robot iniettore di sperma" come ha annunciato la startup. Un passo in avanti verso l'automazione della fecondazione in vitro.

Il caso di Overture è solo uno dei tanti esperimenti, diverse startup hanno deciso di investire nelle nuove tecnologie per aumentare il tasso di natalità. Tra queste AutoIVF , IVF 2.0, Conceiving Life Sciences, e Fertilis. La ricerca potrebbe rendere meno costosa e più accessibile la fecondazione in vitro. David Sable, esperto di fertilità si è posto una domanda: “Come passiamo da mezzo milione di bambini all'anno a 30 milioni? Non puoi se gestisci ogni laboratorio come una cucina artigianale su misura, e questa è la sfida che deve affrontare la fecondazione in vitro. Sono stati 40 anni di scienza eccezionale e ingegneria dei sistemi davvero mediocre”.

La tecnologia sta investendo nel settore. Ci sono studi che provano ad automatizzare solo alcune parti della fecondazione in vitro, come l’iniezione di sperma, e non tutto il processo, c’è anche chi sta supportando l’editing genetico o gli uteri artificiali, con bambini che crescono in incubatori dentro laboratori scientifici fino alla nascita. Oppure le uova di una paziente potrebbero essere inserite direttamente in un sistema di fertilità automatizzato presso l'ufficio di un ginecologo. “Deve essere più economico. E se un medico potesse farlo, lo sarebbe”, ha detto Munné .

In Messico, invece, il medico Alejandro Chavez-Badiola, sta usando un software per classificare lo sperma. Nel processo della fecondazione è fondamentale selezionare gli spermatozoi migliori per aumentare il tasso di successo. Usare un software per identificare quelli sani osservando forma e movimento, permette di valutare un numero più elevato tagliando appunto i costi dell’osservazione. Badiola ha venduto i diritti per permettere di utilizzare il programma di tracciamento dello sperma anche ad altre startup come la Conceiving Life Sciences di New York.

Un problema di accessibilità

A spingere gli investimenti nel settore sono i dati, la fecondazione in vitro infatti è un’industria destinata a crescere, come spiega il Mit negli Stati Uniti dove le cure sono a pagamento, meno del 2% dei bambini nascono grazie alla procedure, in Danimarca invece, è gratuita, e si arriva al 10%. 

"Questa è la vera domanda", ha spiegato l’imprenditore e co fondatore di Conceiving Life Sciences Alan Murray. “La sfida è che questi meravigliosi paesi ricchi ed eccentrici possono farlo, ma il resto del mondo no. Ma hanno dimostrato che ce n'è bisogno. Quello che hanno fatto con i soldi, dobbiamo farlo con la tecnologia". Secondo le stime e considerando anche i tentativi falliti di concepire un bambino con la fecondazione in vitro, negli Stati Uniti costa circa 83.000 dollari. L’imprenditore ha spiegato che le nuove tecnologie potrebbero tagliare del 70% i costi e al tempo stesso aumentare le possibilità di successo.

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