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Intelligenza artificiale (IA)

Un quadro creato da un’Intelligenza Artificiale ha vinto un concorso: possiamo parlare ancora di arte?

Il quadro in questione si intitola Théâtre D’opéra Spatial ed è stato generato con il programma Midjourney.
A cura di Elisabetta Rosso
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Jason Allen vince il primo premio al concorso artistico della Colorado State Fair. La sua è, però, un’opera generata da un’Intelligenza Artificiale (IA). Tutti si arrabbiano, scattano tweet velenosi, commenti sarcastici, “è la morte dell’arte”, dicono. Lo è? La vittoria di Allen fa parte di una lunghissima trafila di eventi che hanno costretto tutti alla stessa domanda. È arte, o no? Una domanda vecchia, che va sempre a braccetto con la paura viscerale che qualcosa sostituisca qualcos'altro.

Nasce la fotografia e la pittura urla, poi sboccia l’impressionismo e sopravvive, bene. Il 900 è l’era della riproducibilità tecnica, tutto è replicabile, e l’arte si ripiega su sé stessa, si rimodella, rifiuta i canoni estetici. Nasce il dadaismo, l’arte nonsense, la performative art. Va avanti attraverso nuovi significati. Ora, a Pueblo, Colorado, un’opera generata da un’ IA vince il primo premio e il mondo dell’arte trema, di nuovo.

L'opera Théâtre D'opéra Spatial

L’opera in questione è Théâtre D'opéra Spatial, generato con Midjourney, un programma che crea immagini in base al testo digitato dall’utente. C’è un fascio di luce che buca il centro del quadro, tre figure occupano una stanza dorata, lontano c’è un paesaggio. La contaminazione futuristica c’è, sporcata da dettagli lussureggianti, antichi, come i drappi pesantissimi che vestono i protagonisti del dipinto. L’artista valuta l’opera a 750 dollari, un prezzo commisurato al tempo impiegato per crearla, circa 80 ore, dice. Allen vince e posta orgoglioso uno screenshot su Discord. L'artista digitale Genel Jumalon lo carica su Twitter e scrive: “Qualcuno ha partecipato a un concorso artistico con un'opera generata da un Intelligenza Artificiale e ha vinto il primo premio. Sì, è piuttosto una merda”.

Omni Morpho, un profilo molto attivo nel campo dell’arte, infierisce: “Stiamo assistendo, davanti ai nostri occhi, alla morte dell’arte”, scrive l’utente. “Se nemmeno l’arte e i lavori creativi sono al sicuro dall’arrivo delle macchine, dove andremo a finire?”. Allen risponde: “Sento che, in questo momento, la comunità artistica sta entrando in una crisi esistenziale, se non lo è già. Un fattore importante è la tecnologia dirompente dell'IA. Molte persone dicono che l'IA non produrrà mai lavori creativi". In futuro, ha suggerito Allen, il concorso potrebbe voler includere una sottocategoria IA per il premio per l'arte digitale.

Tutti i precendenti nell'arte digitale

Il dibattito sull’arte digitale anima il web da tempo. Beeple ha battuto all’asta un opera Nft per 69,3 milioni di dollari. La Left gallery vende online file digitali in vari formati usando sia carte di credito che valute crypto. Ma c’è un precedente importante che sembra essere stato cancellato da un’amnesia culturale. È infatti il 1950 quando Manfred Frank e Ben Laposky creano l’oscillogramma, una rappresentazione grafica che può essere distorta variando la lunghezza d'onda dei raggi di luce nel tubo catodico, un’opera ispirata all’estetica Bauhaus. Nel 1989, a Karlsruhe, Germania, viene fondato lo ZKM | Center for Art and Media, uno dei primi musei dedicati all’arte multimediale e interattiva. La galleria Postmasters di New York, nel 1996, vende opere di artisti digitali su floppy disk. Nel 2002 il Guggenheim acquista net.flag di Mark Napier e Unfolding Object di John Simon, le prime opere di Net Art comprate da un museo. Viene da chiedersi perchè, ogni volta, si cada sempre nella stessa eterna ripetizione. È arte, o no?

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