Un ingegnere di Apple ha passato mesi a rubare i segreti dell’azienda per venderli alla Cina
Weibao Wang è un ingegnere, ha 35 anni e fino all’aprile del 2018 ha lavorato per Apple. Era assunto nell’Annotation Team dell’azienda, un gruppo che si occupa di apprendimento automatico e intelligenza artificiale. Un team che nel 2018 era centrale per lo sviluppo dell’azienda ma che negli ultimi anni lo è diventato ancora di più. Wang non era un dipendente normale. Stando a quanto riportato da Gizmondo aveva un ampio accesso ai sistemi aziendali, un livello di sicurezza concesso solo a 2.700 dipendenti sui 135.000 assunti. Un accesso che Wang avrebbe usato per sottrarre dati sensibili da inviare a un azienda in Cina per cui sarebbe andato a lavorare.
L’accusa arriva dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, Wang avrebbe rubato informazioni riservate per almeno quattro mesi prima delle dimissioni. Dall’indagine è emerso che Wang aveva firmato nel novembre del 2017 una lettera per confermare l’assunzione in una azienda con sede in Cina, al momento non è ancora emerso il nome dell’azienda. Le informazioni rubate, nello specifico, riguardano i software sui sistemi di guida autonoma. Su questo campo Apple non si è ancora esposta a livello di presentazioni. Per la prossima conferenza Apple ha in serbo un nuovo dispositivo, ma non dovrebbe essere la Apple Car.
Il biglietto di sola andata per la Cina
Wang al momento si trova in Cina. Dove è andato con un volo di sola andata da San Francisco per Guangzhou preso il giorno stesso in cui è stata perquisita la sua casa. Tra le tecnologie rubate ci sarebbe l’intero codice sorgente dei software per i sistemi di guida autonoma e alcuni descrizione dei progetti hardware. Wang rischia fino a 60 anni di carcere ma solo se la Cina accetterà di estradarlo.
Gli altri dipendenti Apple che hanno sottratto dati alla Cina
Non è la prima volta che Apple viene coinvolta in casi che riguardano le spie cinesi. Nel 2018 la testata Bloomberg aveva pubblicato The Big Hack, una lunga inchiesta in cui aveva mostrato come il governo cinese era riuscito a infiltrarsi in alcune aziende statunitensi, a partire da Apple, con un piccolo chip. Un minuscolo oggetto, grande come un chicco di riso, inserito nei server prodotti dalla società Supermicro che oltre ad Apple lavorare anche con altri clienti come Amazon o aziende che lavoravano direttamente con il governo degli Stati Uniti. Tim Cook ha chiesto più volte a Bloomberg di ritirare l’articolo ma la testata ha sempre difeso la sua storia.