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Terremoto in Turchia e Siria

Un esercito di nerd sta salvando la vita delle persone sotterrate tra le macerie in Turchia

L’app Earthquake Help Project è stata creata da due ingegneri turchi. Grazie alle tecnologia open source riesce a trovare le vittime e coordinare i soccorsi.
A cura di Elisabetta Rosso
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Furkan Kiliç e Ester Özvataf sono due ingegneri turchi che vivono a Instabul. Quando la mattina del 6 febbraio arriva la notizia del terremoto che ha devastato nel Sud-Est della Turchia e della Siria occidentale, decidono di fare quello che possono. Chiedere aiuto ai loro colleghi. In una manciata di ore mobilitano un esercito di nerd che, da ogni parte del mondo, sta salvando le persone sotterrate tra le macerie. 

E così il web è diventato quello che dovrebbe essere nella sua definizione migliore: una rete. "Eravamo devastati da ciò che stava accadendo nel nostro Paese", ha raccontato Kılıç alla testata Wired UK. "È stato difficile elaborare quello che è successo."  Kılıç è il fondatore e Özvataf il CTO della startup software Datapad, e hanno creato l’app Earthquake Help Project per aiutare le ONG e le squadre di soccorso sul campo.

La coppia, conosciuta nel panorama tech, ha sfruttato la sua rete per farla diventare più larga. In un solo giorno sul canale Discord, 15.000 sviluppatori, project manager, e designer provenienti da tutto il mondo hanno cominciato a lavorare insieme sul canale per distribuire gli aiuti e localizzare le persone e oltre 100.000 persone hanno visitato Earthquake Help Project. “Riceviamo messaggi, ci dicono che vengono trovate tra le macerie e salvate grazie all’ applicazione", ha spiegato Kılıç. "Questo è il vero impatto che avevamo sperato".

La vittime salvate dall'app

E così mentre i soccorritori scavano oltre le macerie, e sotto la neve, sul web si raccolgono informazioni su cosa fare, e dove trovare i superstiti. È anche diventato un modo per segnalare chi è in salvo e chi invece ha ancora bisogni di aiuto. Sono 17.100 le vittime ufficiali del terremoto di magnitudo 7,8 che hanno colpito il Sud della Turchia e il Nord della Siria. Ma, come ha spiegato l'Onu, sono numeri destinati a crescere, e potrebbero arrivare fino a 20.000.

Il terremoto ha interrotto internet, "stiamo utilizzando HTML puro in alcuni dei nostri progetti per accelerare il tempo di caricamento della pagina". Kılıç ha anche spiegato che i social sono diventati una risorsa preziosa per mobilitare le persone. Twitter, per esempio, è diventato un canale importante per distribuire gli aiuti, proprio per questo lo stop del social nel Paese ha creato problemi. Tutti superabili, secondo Kılıç. Non sarebbe la prima volta, il governo turco già durante le emergenze politiche del passato aveva bloccato i social media. Per superare l’empasse basterebbe una VPN, una rete privata virtuale in grado di bypassare le censure. “Le nostre attività non verranno interrotte se Twitter è limitato. Ma potremmo non essere in grado di raggiungere gli utenti che non possono accedere a una VPN, perché le persone vedono questi progetti utilizzando i social media".

Richieste da tutto il mondo

Schiere di nuovi volontari si stanno mettendo in fila per offrire il loro contributo. “Troppe persone hanno fatto domanda contemporaneamente per aiutare e abbiamo stili di lavoro diversi. A volte è stato difficile organizzare tutti con un ruolo", ha spiegato Kılıç. In questo momento i soccorsi si stanno concentrando nell’area turca, ma come ha detto Kılıç si sta anche cercando di entrare in contatto con le ONG siriane per estendere la rete di aiuti e trovare volontari in grado di tradurre le richieste e facilitare le comunicazioni. C’è infatti una barriera linguistica che rende più difficile coordinare i soccorsi. In Siria la lingua ufficiale è l’arabo, oltre il confine, il turco.

La tecnologia open source al servizio dei disastri

Non è la prima volta che la tecnologia open source si trasforma in un elemento di primo soccorso sul campo. Per esempio il software Sahana, sviluppato da un gruppo di volontari dello Sri Lanka subito dopo lo tsunami nell'Oceano Indiano, è diventato una piattaforma in grado di coordinare anche altri disastri basandosi su necessità specifiche. Durante il terremoto di Haiti inviava messaggi e mappava la folla, è stato anche utilizzato durante le violenze post-elettorali in Kenya nel 2007. Sempre la tecnologia open source è stata una risorsa preziosa per coordinare gli aiuti ne 2012 dopo l’uragano Sandy negli Stati Uniti, e, nel 2015 oltre 3000 volontari hanno creato mappe virtuali dopo il terremoto in Nepal per individuare gli epicentri del soccorso e le aree più in difficoltà.

"La tecnologia è incredibilmente potente", ha aggiunto Kılıç. “Possiamo sfruttare milioni di punti dati per trovare le posizioni di coloro che soffrono e possiamo farlo nella maggior parte dei casi prima che la maggior parte delle ONG possa mobilitare il passo successivo. Se combiniamo la tecnologia con il lavoro delle squadre di soccorso, possiamo aiutare le persone più velocemente. Con questa tecnologia, potremmo finire per salvare più vite".

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