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Un dipendente di Twitter chiede a Elon Musk: “Sono stato licenziato o meno? Nessuno me lo sa dire”

Il quarto round di licenziamenti è arrivato a fine febbraio. Elon Musk ha tagliato il 10% della forza lavoro dell’azienda, tra questi Halli Thorleifsson, direttore del design.
A cura di Elisabetta Rosso
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La storia è sempre la stessa, cambiano solo i nomi, e i ruoli. A questo giro è toccato a Halli Thorleifsson, direttore senior nel design di Twitter. Domenica, 26 febbraio, si alza, accende il computer, e il suo schermo è tutto grigio, “a indicare che ero stato bloccato fuori dai miei account Twitter". Eppure non era arrivata nessuna comunicazione, lettera, chiamata. Contatta il capo delle risorse umane ma nemmeno lui è in grado di chiarire se fosse stato licenziato o meno, “mi ha inviato due e-mail e non ha saputo dirmi se ero o meno un dipendente di Twitter", ha detto Thorleifsson alla BBC.

Così decide di scrivere direttamente a Elon Musk, lancia un appello sulla piattaforma, vuole solo avere la conferma. Pubblica un tweet e tagga il Ceo: "Il tuo capo delle risorse umane non è in grado di confermare se sono impiegato o meno". Parte da qui un botta e risposta, Musk ribatte, condisce anche la conversazione con emoticon fuori luogo, e dopo le faccine che piangono dal ridere, Thorleifsson riceve una mail. È stato licenziato.

Il botta e risposta con Elon Musk

“9 giorni fa l'accesso al mio computer di lavoro è stato interrotto, insieme a circa 200 altri dipendenti di Twitter. Tuttavia, il tuo capo delle risorse umane non è in grado di confermare se sono un dipendente o meno. Non hai risposto alle mie mail. Forse se abbastanza persone ritwittano mi risponderai qui?”, scrive Thorleifsson. La prima risposta che riceve da Musk è una domanda: "Che lavoro hai svolto?". Dopo un botta e risposta con il Ceo, dove il direttore del design spiega la sua posizione lavorativa e l'anomalia del blocco, arriva una mail formale dalle risorse umane che gli comunica il licenziamento.

L'imprenditore islandese nel 2021 aveva venduto la sua agenzia di design creativo, Ueno, a Twitter, diventando ufficialmente dipendente dell’azienda. "Ho deciso di vendere per alcuni motivi, uno di questi è che ho la distrofia muscolare e il mio corpo si sta lentamente ma inesorabilmente indebolendo", ha detto alla BBC. "Mi sono rimasti alcuni anni buoni di lavoro, quindi questo è stato un modo per far sviluppare la mia azienda e dare a me stesso e alla mia famiglia una tranquillità in vista di quegli anni in cui non sarò in grado di fare tanto".

I licenziamenti poco trasparenti di Twitter

Le politiche scorrette di Twitter dopo l’acquisizione di Musk stanno preoccupando Thorleifsson, la paura è che il Ceo non rispetti il contratto firmato con la cessione dell’azienda Ueno. "Questo è estremamente stressante. Questo è il mio fondo pensione, un modo per prendermi cura di me stesso e della mia famiglia man mano che la mia malattia progredisce. Avere l'uomo più ricco del mondo dall'altra parte, che potenzialmente potrebbe rifiutarsi di rispettare i contratti, non è semplice da accettare", ha detto.

E infatti su Twitter, dopo lo scambio di battute con Musk ha scritto: “Ok, abbastanza giusto, sono stato licenziato e mi sta bene. Il prossimo passo però è scoprire se Twitter mi pagherà quanto mi deve in base al mio contratto. O, @Elon Musk, una delle persone più ricche del mondo, cerca di evitare di pagare? Rimani sintonizzato!!”. Molti utenti hanno commentato i post di Thorleifsson mostrando sostegno e condannando, ancora una volta, Elon Musk. C’è chi scrive “Non c'è motivo di trattare qualcuno in questo modo, solo una persona assolutamente orribile”, oppure: “Quel ragazzo è uno dei designer più rispettati al mondo, tanto che Twitter ha acquisito la sua azienda solo per averlo in casa”. “Lui non stava nemmeno cercando di giustificare il suo lavoro o implorando di tenerlo. Voleva solo sapere se era stato davvero licenziato o no. Mio Dio.”

L'ultimo giro di teste di Twitter è stato comunicato a fine febbraio, circa il 10% della forza lavoro ha perso il posto. Secondo il Wall Street Journal, sono 200 dipendenti, tra product manager, data scientist, e ingegneri che hanno lavorato sull'apprendimento automatico. Nella lista nera è finita anche la beniamina del Ceo: Esther Crawford. A renderla famosa era stato uno scatto rubato, lei in un sacco a pelo che dorme sdraiata sul pavimento del suo ufficio.

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