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Intelligenza artificiale (IA)

Un coach sanitario può allungare la nostra vita? Il piano di Sam Altman e Arianna Huffington

Esistono già diversi health coach basati sull’intelligenza artificiale, l’obiettivo di Thrive AI Health è quello di potenziare i bot tradizionali e affrontare le crescenti disuguaglianze sanitarie. L’esperimento però non è privo di rischi.
A cura di Elisabetta Rosso
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A San Francisco quasi tutti indossano un Oura ring per misurare l'ossigeno nel sangue, dormono su un materasso Eight Sleep per monitorare il sonno e si pesano su bilance smart per analisi accurate della composizione corporea. L'ossessione per i dati è direttamente proporzionale alle aspettative di vita, e così la tecnologia diventa un strumento in grado di ottimizzare i nostri corpi. Non stupisce quindi che Sam Altman, fondatore di OpenAI, Arianna Huffington Ceo di Thrive Global, abbiano deciso di investire nel settore lanciando Thrive AI Health. 

Il un coach sanitario è stato addestrato sulla "migliore scienza peer-reviewed" insieme ai "dati biometrici personali, di laboratorio e altri dati medici che hai scelto di condividere con esso", hanno spiegato Altman e Huffington sul Time. L'obiettivo di Thrive AI Health è incoraggiare piccoli cambiamenti in cinque aree chiave della vita: sonno, alimentazione, fitness, gestione dello stress e relazioni sociali. Può per esempio suggerire una passeggiata di 10 minuti, monitorare le malattie cardiache e guidare gli utenti verso uno stile di vita più sano.

"L'intelligenza artificiale sta già accelerando notevolmente il tasso di progresso scientifico in medicina, offrendo innovazioni nello sviluppo di farmaci, nelle diagnosi e aumentando il tasso di progresso scientifico su malattie come il cancro", si legge nell'articolo. "Thrive AI Health vuole ampliare e democratizzare anche i benefici salvavita migliorando le abitudini quotidiane e affrontare le crescenti disuguaglianze sanitarie."

Come funzionano gli healt coach

Esistono già diversi health coach basati sull'intelligenza artificiale, come Fitbit o Whoop per offrire agli utenti maggiori informazioni sulle proprie metriche di salute. L'obiettivo di Thrive AI Health è quello di potenziare i chatbot tradizionali, "può rendere possibile l'uso dei dati personali degli utenti a proprio vantaggio, aiutandoci tutti a prendere decisioni migliori e a condurre vite più sane".

L'azienda ha scelto come Ceo DeCarlos Love, ex dirigente di Google che ha già lavorato con Fitbit. Ha anche stretto partnership di ricerca con istituzioni accademiche e centri medici, tra questi lo Stanford Medicine, il Rockefeller Neuroscience Institute presso la West Virginia University e la Alice L. Walton School of Medicine.

L'intelligenza artificiale ci farà vivere meglio?

"L'intelligenza artificiale sta già accelerando notevolmente il tasso di progresso scientifico in medicina, offrendo innovazioni nello sviluppo di farmaci, diagnosi e aumentando il tasso di progresso scientifico su malattie come il cancro", hanno spiegato.  È vero, è una risorsa. Per esempio grazie all'IA gli scienziati sono stati in grado di trovare un nuovo antibiotico (sperimentale) in grado di uccidere il batterio Acinetobacter baumannii, classificato come una “minaccia critica” alla salute pubblica.

All'ospedale di Trieste invece è stato presentato "il simulatore di paziente più avanzato al mondo", un’opportunità per migliorare l’addestramento dei professionisti sanitari. È stato sviluppato anche uno strumento in grado di rilevare il cancro al seno basandosi sulle immagini della mammografia. "Thrive AI Health può rendere possibile l'uso dei dati personali degli utenti a proprio vantaggio, aiutandoci tutti a prendere decisioni migliori e a condurre vite più sane".

I rischi del progetto

La promessa è di allungare la nostra vita, per farlo però servono i dati. Condividere informazioni sensibili, soprattutto sulle abitudini e sullo stato di salute è sempre rischioso. Basta una falla nel sistema per far trapelare diagnosi, analisi, referti. Non solo, i bot non sono ancora affidabili e potrebbero fornire informazioni sbagliate o pericolose per gli utenti. I medici hanno già sottolineato che sarà necessario avere sempre la supervisione umana.

L'IA deve essere trattata come uno strumento da integrare per velocizzare il lavoro e aprire nuove frontiere per le scoperte scientifiche. Per Altman e Huffington, la sfida sarà creare fiducia per un prodotto che gestisce alcune delle nostre informazioni più riservate, esplorando al contempo i limiti della potenza dell'intelligenza artificiale.

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