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Intelligenza artificiale (IA)

Tre artiste si ribellano alle intelligenze artificiali che creano quadri: “Rubano dai nostri lavori, vogliamo essere pagate”

A San Francisco e Londra sono state avviate due cause legali. Getty Images e tre illustratrici hanno denunciato le aziende che generano immagini usando l’intelligenza artificiale. Intanto dal mondo dell’arte stanno già nascendo proposte che permettono di ottenere un compenso agli artisti le cui opere sono usate per allenare questi software.
A cura di Elisabetta Rosso
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Nessuno sa bene cosa c’è dentro il tritacarne magico delle intelligenze artificiali che creano quadri con una manciata di parole. E questo è un problema. Soprattutto quando in vetrina vengono poi esposte immagini troppo simili, copie maldestre del lavoro di altri artisti, opere buttate dentro i generatori senza il consenso di chi le ha create. Per questo tra San Francisco e Londra sono scattate due denunce contro le aziende madri dell'intelligenza artifciale (IA) generativa. Si apre così una battaglia legale per ridefinire il diritto di autore.

Il 13 gennaio tre artiste, Sarah Andersen di Portland, Kelly McKeran di Nashville, e Karla Ortiz di San Francisco hanno avviato una causa legale negli Stati Uniti “per rappresentare una categoria di migliaia di colleghi colpiti dall'intelligenza artificiale generativa”. L’accusa è di sfruttare le opere degli artisti, senza il loro permesso e senza riconoscere una percentuale di guadagno, per addestrare i generatori di immagini.

Puntano così il dito contro i nuovi giganti del settore: Stability Ai, Midjoureny e Deviant Art. Quelli che usano le opere prodotte da illustratori, pittori, fumettisti, e hanno aperto una voragine sul futuro del diritto d’autore. Come spiegano le artiste: “Usano copie non autorizzate di milioni, forse miliardi, di immagini protette da copyright”.

La causa di Londra di Getty Images

A Londra sta succedendo qualcosa di simile. Getty Images, la più grande azienda statunitense di illustrazioni, foto e filmati, “ha avviato un procedimento legale presso l’Alta Corte di giustizia di Londra contro Stability Ai", si legge nella nota pubblicata da Getty Images, sostenendo che l’azienda ha violato alcuni diritti d’autore "su contenuti di proprietà di, o rappresentato da, Getty Images”. L’IA avrebbe infatti copiato ed elaborato illegalmente “milioni di immagini protette da diritto d’autore”, senza alcuna licenza e a danno dei creatori dei contenuti. “Ha scelto di ignorare le opzioni di licenza praticabili e le protezioni legali di lunga data nel perseguimento dei propri interessi commerciali autonomi”.

Come funziona l’intelligenza artificiale generativa che "ruba"

La tecnologia funziona attraverso la “diffusione”, in poche parole vengono raccolti enormi set di dati per addestrare l’IA. Per esempio, dopo aver visto milioni di immagini contrassegnate con la parola “cane”, è in grado di creare attraverso la composizione di pixel l’immagine di un cucciolo molto simile al set di dati che ha ingerito, eppure l'IA inserisce qualcosa di diverso che rende unica la sua riproduzione proposta.

Non solo, tra i suggerimenti inseriti nei generatori di immagini, spesso appare il nome di un artista. Per esempio "disegna un albero nello stile di Picasso”, e l’IA ci riesce perché è stata addestrata su miliardi di immagini, compresi i dipinti di Picasso, comprese le opere protette da copyright di artisti viventi. Funziona come per il cane, basta sostituire il nome di un artista ed ecco che il generatore di immagini sputa fuori un'opera che sembra essere stata creata proprio dal pittore di riferiemento.

Il caso Greg Rutkowski è emblematico. Lui è un concept artist celebre per le sue opere in stile fantasy, ed è stato menzionato centinaia di migliaia di volte nei prompt su Midjourney. Secondo il sito Lexica , che tiene traccia di oltre 10 milioni di immagini e suggerimenti generati da Stable Diffusion, il nome di Rutkowski è stato utilizzato come 93.000 volte.

Chi ha ragione?

Stability Ai, Midjoureny, e Deviant Art si difenderanno spiegando che possono usare le opere grazie alla dottrina statunitense del fair use, ovvero “l’uso equo di un’opera protetta”. Una disposizione legislativa che regolamenta la possibilità di utilizzare materiale protetto da copyright per informare, insegnare o stimolare un'analisi critica, senza chiedere l'autorizzazione scritta a chi detiene i diritti. E, verosimilmente, all’accusa spetterà dimostrare che non c’è né un uso equo, né un’opera protetta. Dal momento in cui le immagini possono essere utilizzate per qualsiasi scopo una volta scaricate da DALL-E o Midjourney. I tribunali dovranno analizzare il complesso funzionamento dei generatori di immagini per capire in che modo tutelare gli artisti e ridefinire il concetto di diritto d'autore. Guardarci dentro sarà sicuramente il primo passo.

Le soluzioni proposte dagli artisti

Gli artisti berlinesi Holly Herndon e Mat Dryhurst stanno lavorando a nuovi strumenti che permettano agli artisti di scegliere se lasciare o meno in pasto all’IA le proprie opere. Per farlo hanno lanciato un sito, Hace I Been Trained, capace di scovare tra i 5,8 miliardi di immagini del set di Stable Diffusion o di Midjourney le proprie opere. Alcune comunità artistiche online, come Newgrounds, hanno già  bandito esplicitamente le immagini generate dall'intelligenza artificiale.

Attraverso l'iniziativa Content Authenticity Initiative, si sta anche provando a creare una sorta di filigrana sui contenuti digitali per dimostrare l’autenticità, la fonte e di conseguenza assicurare una corretta attribuzione, e perché no, compenso all’artista di riferimento. Infine il blogger Andy Baio ha creato un motore di ricerca per semplificare il processo, ed è così che Karla Ortiz e Kelly McKernan hanno trovato le loro opere e avviato la causa negli Stati Uniti.

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