Trasformare i bambini in piccole star dei social spalanca un inferno: tutte le molestie che arrivano
Elissa dal 2020 gestisce l'account Instagram di sua figlia di 11 anni. Carica foto della bambina in abito da sera, con body da ballo, e tutine per gli allenamenti. Ha oltre 100.000 follower e c'è chi è disposto a pagare 9,99 dollari al mese per avere più foto. Di solito nei DM riceve complimenti, ed emoticon di faccine con gli occhi a cuore. Ma non solo. Nel 2022 cominciano ad arrivare altri tipi di messaggi. "Sei una mamma così cattiva e malata, sei malata quanto noi pedofili. Renderò la tua vita un inferno per te e tua figlia."
Elissa fa parte di un ecosistema molto più ampio, quello dei kid influencer con i profili gestititi dai genitori (il social infatti vieta i bambini sotto i 13 anni di aprire un account). Madri e padri sfoggiano i figli, l'obiettivo è ottenere sconti da marchi di abbigliamento, essere pagati per le sponsorizzazioni e macinare follower. Eppure questa vetrina virtuale può degenerare rapidamente in un ricettacolo sotterraneo per i pedofili a caccia di immagini di minori.
Come rivela un'indagine del New York Times, le foto caricate su Instagram ricompaiono poi su gruppi Telegram dove uomini adulti condividono in chat le loro fantasie sessuali. "È come un negozio di caramelle", si legge in un commento. "Sono così felice che queste nuove mamme promuovano le loro figlie", aggiunge un altro. "E ce n'è una scorta infinita: basta aggiornare letteralmente la pagina Esplora di Instagram per trovare nuovi preadolescenti".
Come funziona il lavoro dei kid influencer
Un kid influencer è un minore che sulle piattaforme di social media crea contenuti spesso sponsorizzati. Condividono hobby, passioni, e in mezzo commercializzano anche i prodotti attraverso partnership a pagamento. Non è una novità, i bambini da tempo sono entrati nel mondo del marketing, basta pensare a Shirley Temple e al suo spot per la Royal Crown Cola nel 1944. Eppure i social hanno alimentato la mercificazione del bambini online.
Molti genitori sponsorizzano i figli per ottenere sconti sull'abbigliamento, altri ricevono regali dalle liste dei desideri di Amazon, o denaro tramite Cash App. C'è anche chi guadagna migliaia di dollari al mese vendendo abbonamenti con contenuti esclusivi. Nelle interviste fatte dal New York Times, i genitori hanno spiegato che ai loro figli piace stare sui social media o che è importante aprire un profilo per una futura carriera.
I bambini come prodotti di scambio
Non tutti gli uomini che seguono i profili dei ki influencer sono pedofili o malintenzionati, alcuni sono nonni e padri dei giovani influencer che pubblicano complimenti o saluti. Eppure tra i follower compaiono spesso uomini che sono stati accusati o condannati per crimini sessuali. Molti ricattano le madri per ottenere materiale pedopornografico.
È successo anche a Elissa, l'hanno minacciata dicendo che l'avrebbero denunciata alla polizia se non avesse portato a termine "un piccolo compito". La madre non ha risposto, e l'uomo ha inviato una mail alla scuola della ragazza dicendo che Elissa vendeva foto “porche” di sua figlia ai pedofili. La donna ha denunciato il ricatto allo sceriffo locale, e i funzionari scolastici hanno archiviato il caso dopo aver interrogato sua figlia.
C'è anche chi chiede di vendere i body usati delle figlie, molti uomini, infatti si definiscono "collezionisti". Il Canadian Centre for Child Protection, un'organizzazione che monitora lo sfruttamento minorile online, ha identificato immagini di abusi sessuali su minori che coinvolgono diverse modelle minorenni di Instagram. E infatti i pedofili nelle loro chat lodano l’avvento di Instagram come "un’età dell’oro per lo sfruttamento minorile".
I rischi per i kid influencer
Più i profili raccolgono follower più è alto il rischio di attirare pedofili. Uno studio del 2020 condotto da Meta, società madre di Instagram, ha rivelato che 500.000 account di bambini ricevono interazioni "inappropriate" ogni giorno. D'altronde non è strano trovare commenti come; "Sei così sexy", sotto l'immagine di una bambina di 5 anni con un bikini. Andy Stone, portavoce dell'azienda, ha spiegato che i genitori sono responsabili degli account e del loro contenuto e possono cancellarli in qualsiasi momento.
"Chiunque su Instagram può controllare chi è in grado di taggarlo, menzionarlo o inviargli un messaggio", ha sottolineato Stone, riferendosi alla funzionalità che consente ai genitori di vietare determinati commenti sotto i post dei figli. "Inoltre, impediamo agli account che mostrano comportamenti potenzialmente sospetti di utilizzare i nostri strumenti di monetizzazione e prevediamo di limitare l'accesso di tali account ai contenuti in abbonamento." Ma spesso anche queste precauzioni non sono sufficienti, e una volta che le immagini cominciano a circolare nel mondo sotterraneo della pedofilia online è già troppo tardi.