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“Tinder ci trasforma in tossicodipendenti”: la causa legale contro le app di incontri

La gamification è un meccanismo usato anche dai social network per mantenere alta la soglia dell’attenzione. Il problema è che con le app di appuntamenti la ricompensa non è vedere un post interessante, ma un potenziale appuntamento.
A cura di Elisabetta Rosso
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Scorri a destra o a sinistra, accetti, rifiuti, vai avanti, sfogliando un carosello infinito di profili, assomigliano alle carte da gioco che si scambiano nel cortile della scuola alle elementari. Vince chi trova il match perfetto. Da anni la gamification viene usata per trasformare la ricerca dell'amore in un gioco, eppure questo meccanismo potrebbe renderci dipendenti dalle app di incontri. Sei utenti hanno fatto causa a Match Group, proprietario di Tinder, Hinge e The League, per il suo modello predatorio, accusandolo di "utilizzare deliberatamente pratiche psicologicamente manipolative per assicurarsi che l'utente continui a pagare l'abbonamento".

Secondo la causa le app non solo violano le leggi sulla protezione dei consumatori, ma "utilizzano tecnologie potenti e algoritmi nascosti” per creare una nuova forma di dipendenza. "Match progetta intenzionalmente le piattaforme con un design avvincente, simili a quelle di un gioco, che bloccano gli utenti in un ciclo perpetuo pay-to-play che dà priorità ai profitti aziendali rispetto alle promesse di marketing e agli obiettivi di relazione con i clienti", si legge nella causa, depositata in un tribunale federale americano in California.

Cosa dice la causa contro Match

Gli utenti sostengono che Match violi anche le leggi sulla pubblicità ingannevole, "Match presenta le piattaforme come strumenti efficaci per stabilire relazioni fuori dall'app, mentre segretamente fa tutto ciò che è in suo potere per catturare e sostenere gli abbonati paganti e mantenerli sull'app". Nella causa viene anche citato lo slogan di Hinge: "progettato per essere cancellato".

L'azione legale è stata intentata, non a caso, il 14 febbraio, il giorno di San Valentino. Match ha definito la causa "ridicola" spiegano che le accuse dei sei utenti "non sono basate su metriche pubblicitarie o di coinvolgimento". Ha poi aggiunto che l'azienda si impegna "attivamente per convincere le persone ad avere appuntamenti ogni giorno fuori dalle nostre app". Non solo, "chiunque affermi qualcos'altro non capisce lo scopo e la missione del nostro intero settore", ha affermato la società.

La gamification delle app di incontro

Lo scorrimento infinito e la gamification sono un meccanismo usato anche dai social network come Facebook, Twitter o Instagram per mantenere l'utente impegnato e tenere alta la soglia dell'attenzione. Il problema è che con le app di appuntamenti la ricompensa non è vedere un post interessante, ma un potenziale appuntamento. "Si è scoperto che questo sistema innesca la secrezione di dopamina, creando un certo grado di dipendenza", aveva spiegato Alina Liu, psicologa a El Pais. "Ciò che accade nel nostro cervello con queste app è abbastanza simile a ciò che accade con il gioco d'azzardo o le slot machine."

Le app di appuntamenti spingono gli utenti ad abbonarsi a funzionalità premium, e secondo la causa chi le usa viene trascinato in un vortice "compulsivo" che paradossalmente li allontana dagli obiettivi relazionali. La responsabilità  dell'utilizzo in parte rimane però nelle mani degli utenti, d'altronde le app sono un business, e per guadagnare devono di fidelizzare gli utenti.

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