TIM diffidata dal Movimento Consumatori: “Aumentano le tariffe senza chiedere il consenso”
Il Movimento Consumatori ha diffidato TIM per il continuo aumento dei prezzi. La compagnia telefonica infatti con una nota ha annunciato che le tariffe mensili subiranno un rincaro. La decisione, secondo il Movimento Consumatori, "lede il diritto degli utenti alla trasparenza nei rapporti contrattuali". TIM ha comunicato negli ultimi mesi che alcune tariffe avrebbero subito delle variazioni. A partire dal 1 maggio 2023 i prezzi delle reti mobili aumenteranno di 2 euro, le reti fisse invece potrebbero costare dai 2 ai 5 euro in più al mese. Non solo, da inizio aprile del prossimo anno per le tariffe delle offerte TIM, per esempio Internet Senza Limiti Premium, Tutto Senza Limiti Premium, TUTTO Premium e Smart Premium, è previsto un rincaro del 10%. Dopo aver letto la nota di TIM il Movimento Consumatori si è rivolto all’Antitrust e all’Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni chiedendo di avviare procedimenti per accertare la violazione delle norme anticoncorrenziali.
L'aumento delle tariffe di TIM
Aumentare le tariffe è una decisione che Tim ha preso basandosi su due parametri. Il primo è la variazione annua dell'indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi Ue (IPCA), creato per assicurare una misura dell'inflazione comparabile a livello europeo. È infatti l’indicatore utilizzato per verificare la convergenza delle economie nei Paesi dell’Ue. Il secondo parametro è il coefficiente di maggiorazione dell’indice, ora fissato a + 3,5% all’anno in modo tale che, se anche l’IPCA dovesse essere pari a zero o negativa, il costo mensile dell’abbonamento mobile o fisso di TIM subirebbe comunque l’aumento del 3,5% su base annua.
Per il Movimento Consumatori questo meccanismo è ingiusto perché nel caso di TIM l'adeguamento dei prezzi dei servizi "non dipende unicamente da un indice oggettivo (IPCA), ma da una quantificazione arbitrariamente predeterminata, anche di difficile comprensione". Non solo, secondo i consumatori TIM non ha la facoltà di aumentare le tariffe con una semplice comunicazione agli utenti, come spiega Agenzia Garante delle Comunicazioni AGCOM, a meno che i contratti non prevedano già in origine l’automatismo, per aumentare le tariffe è necessario avere un’accettazione esplicita in forma scritta da parte dell’utente.
La diffida del Movimento Consumatori
In materia si era già espresso il Consiglio di Stato, spiegando che l'operatore telefonico può cambiare i prezzi delle tariffe solo per un giustificato motivo. Per TIM i rialzi di prezzo sono necessari in seguito ai “cambiamenti dello scenario macroeconomico recentemente intervenuti, con particolare riferimento ai costi energetici e delle materie prime”. Il Movimento dei Consumatori non è d’accordo, gli aumenti, spiegano, fanno riferimento a “mutate condizioni di mercato” che non vengono precisate. Incolpano quindi TIM per essere stato "poco trasparente".
Il Movimento Consumatori ha quindi "diffidato TIM affinché cessi di applicare alle proprie offerte queste modifiche contrattuali", nella nota spiega anche che ha intenzione di "promuovere ogni azione, anche cautelare, a tutela dei consumatori danneggiati dai comportamenti dell'operatore, anche prima del decorso del termine per l’adempimento della diffida”. In realtà gli aumenti sono iniziati nella primavera del 2021, quando l’operatore aveva comunicato ai suoi utenti di aver previsto un aumento delle tariffe. Ad agosto aveva deciso di applicare una tariffa di 5 euro, e non 2,59 euro per l’abbonamento mensile di Tim Vision, spiegando che l’aumento era dovuto alle “esigenze legate all’evoluzione delle piattaforme tecnologiche”, aveva scritto.
Il caso delle doppie bollette
TIM in realtà è già stata accusata insieme a Vodafone, Wind, e Fastweb, e dovrà pagare multe per un totale di un milione euro a causa delle “doppie bollette" che gli operatori hanno fatto pagare agli utenti. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato le società perché hanno messo in atto pratiche scorrette nella gestione delle cessazioni delle utenze di telefonia fissa e mobile. In poche parole hanno continuato a chiedere pagamenti e a inviare bollette anche quando gli utenti avevano deciso di passare a un altro operatore.
A maggio 2022 erano state avviate quattro istruttorie dall'Agcm per verificare la fondatezza di numerose segnalazioni dei consumatori e di piccole imprese. I reclami denunciano fatturazioni post recesso, ovvero l'emissione di fatture per consumi anche dopo che il cliente ha richiesto la cessazione del rapporto contrattuale, e per doppia fatturazione post-recesso, quando dopo il cambio di operatore telefonico l'utente si trova a dover pagare due contratti contemporaneamente. Le compagnie telefoniche sono state diffidate dal continuare ad attuare la pratica scorretta e dovranno, entro 90 giorni, comunicare all'Autorità le iniziative per correggere il sistema delle fatturazioni post recesso.