TikTok sta davvero promuovendo i contenuti a favore della Palestina?
Su TikTok l'hashtag #freePalestine è stato usato per 27,2 miliardi di video. L'hashtag #standwithIsrael 456,7 milioni. Secondo i Repubblicani eletti al Congresso degli Stati Uniti questa differenza è abbastanza netta da chiedere un ban di TikTok a livello nazionale. Per Mike Gallagher, deputato del Wisconsin, l'app sta "facendo il lavaggio del cervello ai nostri giovani". TikTok ora ha deciso di difendersi, ha spiegato che non è colpa dell'algoritmo se gli utenti hanno deciso di sostenere la Palestina. In un comunicato stampa TikTok scrive: “Il sostegno dei ragazzi si è orientato verso la Palestina molto prima che TikTok esistesse. Questo è dimostrato anche dai dati dei sondaggi Gallup sui millennials risalenti al 2010, molto prima della nascita di TikTok".
Poi aggiunge: "La differenza di volume tra i contenuti relativi alla Palestina e quelli relativi a Israele è simile su tutte le piattaforme." Per esempio su Instagram ci sono 5,7 milioni di post con il tag #FreePalestine, solo 214.000 con #standwithIsrael. TikTok ribatte anche spiegando che il confronto degli hashtag è gravemente viziato e rappresenta in modo fuorviante l'attività sulla piattaforma.
In realtà non è il primo social durante il conflitto tra Israele e Hamas ad essere accusato di schierarsi e manipolare i contenuti. Sembra infatti che Facebook e Instagram abbiano bloccato (al contrario di TikTok) post, reel e storie pro Palestina anche se non violavano le regole delle piattaforme. Profili oscurati, contenuti meno visibili, post rimossi, alcuni utenti hanno anche segnalato come Meta avesse silenziato i profili pacifisti e boicottato sit-in organizzati sul social.
Le accuse contro TikTok
In un intervento sempre Mike Gallagher ha accusato TikTok di essere controllato dal Partito Comunista Cinese (PCC), spiegando che la “propaganda pro Hamas sull’app dovrebbe servire da campanello d’allarme agli americani". Secondo Gallagher TikTok promuoverebbe i contenuti su indicazione del governo. Non è l'unico, diversi esponenti del Partito Repubblicano infatti hanno puntato il dito contro la piattaforma che vuole plasmare le menti dei giovani americani. Non dimentichiamo che la guerra degli Stati Uniti contro TikTok ha radici solide, la piattaforma infatti è già stata vietata sui dispositivi governativi e accusata di essere uno strumento della Cina per spiare gli utenti.
Il sistema degli hashtag
TikTok ha risposto alle accuse spiegando che i contenuti sono generati dalla community, e che i suggerimenti si basano sulle interazioni degli utenti. "TikTok non promuove nessuno schieramento", spiega nel comunicato. "Inoltre, il numero di video associati a un hashtag, da solo, non fornisce un contesto sufficiente. Ad esempio, l’hashtag #standwithIsrael, associato a meno video rispetto a #freePalestine, ha il 68% in più di visualizzazioni per i video negli Stati Uniti, il che significa che più persone hanno visto il contenuto."
Non solo, alcuni hashtag sono più recenti, "per esempio #standwithIsrael, altri come #freePalestine sono più consolidati: la stragrande maggioranza (9 su 10) dei video taggati #standwithIsrael sono stati pubblicati negli ultimi 30 giorni negli Stati Uniti. È prevista una differenza nelle visualizzazioni e nei post". Il primo video pubblicato con l'hashtag #freepalestine è del 20 settembre 2022, quello con #standwithisrael risale all'8 ottobre 2023.