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Telegram risponde per la prima volta all’arresto del suo fondatore: “State facendo una cosa assurda”

La sera del 24 agosto Pavel Durov è stato arrestato a Parigi, dove era appena arrivato con il suo jet privato. Dalle prime informazioni sembra che l’accusa principale sia quella di aver permesso una lunga serie di reati attraverso la sua piattaforma. Tra i grandi social network infatti Telegram è quello dove la moderazione è meno presente.
A cura di Valerio Berra
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Su Telegram, come qualsiasi piattaforma, l’uso delle emoji per sintetizzare un concetto è comune. Vederle usate in un comunicato ufficiale di risposta all’arresto di uno degli uomini più importanti di questo settore lascia ancora un po’ di effetto. Con un post pubblicato su X (fu Twitter), Telegram ha preso ufficialmente posizione sull’arresto in Francia di Pavel Durov, suo fondatore.

Un arresto che ha sollevato diverse reazioni, a partire da quella di Elon Musk. Anche Matteo Salvini, con una scelta di campo abbastanza prevedibile, si è schierato a favore di Durov. Nel comunicato lo staff di Telegram si esprime in cinque punti. Siamo costretti a parlare in generale di staff perché Telegram non ha mai svelato molto sulla sua struttura. Non è chiaro nemmeno se nell’organico sia prevista la figura di un portavoce.

Il rispetto delle leggi e la responsabilità del proprietario

Al di là delle formule di rito, e delle emoji di ordinanza, i punti interessanti del comunicato sono due. Il primo è che secondo il suo staff, Telegram rispetterebbe tutte le leggi dell’unione Europa: “Telegram rispetta le leggi dell’Unione Europa, incluso il Digital Services Act: la moderazione rispetta gli standard del settore ed è in continuo miglioramento”.

E poi arriviamo al punto attorno a cui ruota tutta la vicenda: “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell'abuso di tale piattaforma”. Su questo nodo  le scelte della polizia francese potrebbero generare un impatto anche su altre piattaforme. La posizione di Telegram infatti sembra essere un po’ datata.

Almeno dal 2018 e almeno nei Paesi occidentali le piattaforme hanno smesso di essere considerate solo delle tech company, delle aziende che si occupano di creare l’infrastruttura per la comunicazione. Soprattutto per quelle con più utenti il rispetto di standard legati alla moderazione è diventata una caratteristica essenziale per poter operare.

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