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Telegram cambia le sue regole, Sandro Gozi (Renew Europe): “È una notizia che riguarda tutti quelli che lo usano”

Dopo l’arresto di Pavel Durov del 24 agosto Telegram ha deciso di cambiare le sue policy, d’ora in poi fornirà il numero di telefono e l’indirizzo IP di un utente se riceve una richiesta dalle autorità.
Intervista a Sandro Gozi
Segretario generale del Partito democratico europeo e membro della presidenza di Renew Europe
A cura di Elisabetta Rosso
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Telegram per anni è stato il parco giochi di criminali, estremisti e terroristi. Il motivo è molto semplice: offre funzionalità che consentono di organizzarsi su larga scala e di eludere il controllo delle autorità. O meglio, offriva. Il 24 agosto il Ceo e fondatore Pavel Durov viene arrestato in Francia all’aeroporto di Le Bourget. Quasi un mese dopo annuncia le nuove policy dell'app: "Telegram d'ora in poi fornirà il numero di telefono e l'indirizzo IP di un utente se riceve una richiesta dalle autorità". La piattaforma ha aggiunto che divulgherà tutti i dati degli utenti condivisi con le forze dell'ordine in report trimestrali sulla trasparenza.

Le nuove policy segnano un prima e un dopo nella storia di Telegram e aprono un dibattito sull'equilibrio tra libertà e sicurezza. Se da un lato l'app è stata un covo per l'illegalità, dall'altro per milioni di persone è stata una roccaforte per la libertà di espressione. In Paesi come Cina, Russia, Iran e Myanmar, in generale nei regimi autoritari, Telegram è diventato una risorsa per comunicare e diffondere informazioni. Per capire meglio l'impatto delle nuove policy e le prospettive future abbiamo parlato con Sandro Gozi, segretario generale del Partito democratico europeo e membro della presidenza di Renew Europe.

Telegram ha modificato la sua policy, è una buona notizia?

È un'ottima notizia, perché noi dobbiamo lottare contro l'illegalità e la criminalità in qualunque spazio, non possiamo continuare avere delle zone franche. Quindi il fatto che Telegram abbia accettato di cooperare a certe condizioni e per certi crimini con le autorità è molto importante.

Ma cosa cambia con il rilascio degli indirizzi IP e dei numeri di telefono?

Cambia. Innanzitutto sarà possibile intervenire, bloccando o smantellando reti che svolgono un'attività criminale. L'impressione finora è stata che quello che avveniva sulla rete era come se avvenisse in un mondo parallelo. E invece no, è lo stesso mondo. Se noi scoprissimo che stanno organizzando un attentato nel parco di una città potremmo bloccarlo avvisando le autorità, la stessa cosa deve succedere anche in caso di spazi digitali.

Facciamo un esempio?

Beh, più volte sono state trovate sull'app attività illegali di proselitismo, ma anche di terroristi o di incitazione al terrorismo, ci sono poi le chat interne per i traffici d'armi alle quali era impossibile accedere.

Ecco, a proposito di chat e accessi. Le nuove policy non elimineranno l'uso illecito di chat private crittografate end-to-end, su queste Telegram afferma di non poter in "alcun modo decifrare le informazioni effettive" dalle conversazioni.

Questa è una questione aperta, d'altronde siamo solo all'inizio di un dialogo e speriamo che ci sia una cooperazione attiva. Ci sono dei passi avanti che sono stati fatti e altre questioni rimangono da capire.

Anche perché dipende proprio diciamo al DNA dell'app.

Sì, sono degli ostacoli tecnici e su questo si discuterà. C'è da dire una cosa però, rispetto anche allo stesso atteggiamento di Telegram di qualche tempo fa mi sembra che ci sia un cambiamento molto importante. Siamo partiti da zero, da diciamo una totale assenza di cooperazione e di regole. Ora siamo all'inizio in un nuovo ciclo, sarà molto complicato perché ci sono appunto questi ostacoli tecnici, però è importante che si cominci a collaborare.

Abbiamo parlato del "lato oscuro" di Telegram, è un covo per la compravendita illegale di quasi qualsiasi cosa, ma non dimentichiamo che è anche un rifugio per la libertà di espressione. Penso all'Iran, alla Russia, alla Cina. 

Questo è esattamente il tema su cui bisogna lavorare. Credo che sia giusto che Telegram stesso accetti di cooperare a seconda dei casi, perché è evidente che in un Paese in cui vige lo stato di diritto e in cui i diritti fondamentali sono rispettati si debbano rafforzare le attività di prevenzione e di repressione di attività terroristiche. Secondo me è giusto che le piattaforme con la prudenza necessaria e a certe condizioni comincino a cooperare. Credo anche che Telegram sia uno spazio di libertà contro le dittature e i regimi totalitari e in quel caso credo che le policy dovrebbero essere di tipo diverso.

Quindi diciamo che le regole dovrebbero cambiare da Paese a Paese.

Secondo me sì. Non essendoci un terreno di gioco comune ma situazioni molto diverse credo che si debba lavorare a geometria variabile.

Quali dovrebbero essere i parametri per decidere se rilasciare o meno il numero di telefono e l'indirizzo IP di un utente? Ci sono già delle linee guida?

Al momento non ci sono. I parametri si basano su elementi consolidati che l'autorità pubblica deve fornire alla piattaforma, anche su questo bisogna sviluppare dei criteri oggettivi. Però qui si tratta di dare delle prove per dimostrare il rischio di un attività illegale, quindi indizi chiari, precisi e concordati.

Qui torniamo però al paradosso di prima. In un regime autoritario il dissenso è considerato un' "attività illegale".

La questione è delicata, come dicevamo va applicato in base ai casi, sicuramente non si può invocare il diritto alla sicurezza per mettere in pericolo la sicurezza di altri utenti.

Ampliamo lo sguardo qual è la prossima piattaforma che deve essere normata?

Noi stiamo ancora aspettando che X, e quindi Elon Musk, rispetti gli obblighi di moderazione che il Digital Service impone al momento. A me sembra che non ci sia né la volontà né la capacità. Lo dimostrano tutti i contenuti di incitazione all'odio, i post xenofobi o razzisti. Da quando ha acquistato X ha tagliato una fetta molto importante di moderatori. Sono troppo pochi, non solo, c'è anche il problema della lingua. In che lingua parlano? Mica i post da bannare sono tutti scritti in inglese.

E su questo insegna il caso Facebook in Myanmar. 

Certo, la moderazione non può essere fatta in una sola lingua. Ora X non sta rispettando le regole del Digital Service Act, e se non si adatta agli obblighi bisognerà infliggere delle sanzioni.

Ma secondo lei, il caso X sarà un Telegram 2.o o considerata l’influenza di Elon Musk sarà più difficile fare pressione?

Allora Elon Musk secondo me ha trasformato la sua piattaforma. Non è più neutra, la utilizza non solo per esprimere le proprie idee, ma anche per promuovere i temi e le questioni politiche. Si muove sempre di più come un editore, non come il gestore di una piattaforma neutra.

Basta guardare alle elezioni presidenziali statunitensi, non solo pubblica post pro Trump, ma lo ha anche intervistato in diretta sulla piattaforma.

Certo, sostiene apertamente un candidato sfruttando la sua piattaforma, incoraggia alla violenza, e mi sembra che gli algoritmi della piattaforma rendano virali solo certi contenuti. Guarda caso in linea con il pensiero di Musk. Quindi credo che oltre alla questione della moderazione si stia ponendo sempre di più la questione della neutralità della piattaforma.

Tirando le fila, in Europa a che punto siamo?

Siamo all'inizio di una prima fase in Europa. Abbiamo adottato nella passata legislatura tutta una serie di norme, diciamo uniche al mondo, e ora dobbiamo attuarle, perché è inaccettabile che la Commissione europea dopo i lavori importanti che abbiamo fatto non si impegni a un'attuazione piena e completa del Digital Service Act.

Possiamo però dire che il caso Telegram è un buon punto di partenza. 

Certo. Le nuove regole sono regole buone per le piattaforme buone, le piattaforme che assumono gli obblighi necessari, che sono poi anche nel loro interesse. Perché più una piattaforma è veramente plurale, più è neutrale, più modera i contenuti e più sarà attrattiva. Queste regole non sono assolutamente contro le piattaforme, le abbiamo introdotte per garantire la sicurezza rispetto ai diritti fondamentali, il rispetto della dignità di ognuno di noi, per questo vogliamo che siano pienamente attuate.

Il caso Telegram è certamente un buon passo avanti, ma ripeto, siamo all'inizio di un lavoro che deve essere garantito attuando pienamente le nuove regole che abbiamo introdotto.

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