Su TikTok si continua a ridere sull’alluvione, e va benissimo così
Oltre i telegiornali, gli articoli, e i comunicati stampa c’è un’altra dimensione che sta raccontando le alluvioni dell’Emilia Romagna e lo fa in modo completamente diverso. C’è chi balla in mezzo al fango, galleggia su un materassino gonfiabile con il costume addosso, o guida una moto d’acqua tra le strade trasformate in canali. Siamo su TikTok, e qui l’ironia è una cosa seria. L’architettura del social spinge per struttura verso uno scollamento. Quando scrolliamo il feed e siamo esposti tanto ai gattini, quanto alle immagini dei bombardamenti automaticamente creiamo una distanza per sintetizzare i contrasti, per digerirli. Un modo per legittimare la coesistenza di temi lontanissimi.
Di per sé la televisione ci aveva già abituato bene, era all’ordine del giorno trovare lo spot delle Pringles prima dell’allarme di Emergency sulla malnutrizione dei bambini in Africa. Ma con TikTok tutto è ancora più convulso, veloce, frullato in una manciata di secondi scanditi dal nostro pollice che spinge in su. E qui entra in gioco l’ironia, in realtà è una tecnica letteraria che da secoli viene messa in campo per raccontare la tragedia.
Come viene raccontata la tragedia
Quindi TikTok non ha creato nulla di nuovo, come spesso succede con media, ha modellato qualcosa che già esisteva incastrandolo nelle sue regole strutturali. Il racconto ironico di TikTok è manifesto, gioca sul limite, anche perché si porta dietro tutta la subcultura di internet, come 4chan o Reddit, che ha sdoganato negli anni 2000 le formule più crude di humor. E poi i meme che hanno l’ironia nel Dna e hanno creato una comunicazione cinica che nasce forse come reazione a una situazione globale difficile (squilibri geopolitici, crisi climatica, guerra).
Quindi non è strano vedere su TikTok chi ironizza la tragedia. L’abbiamo già visto per esempio con la guerra in Ucraina che ci è stata raccontata dai giovani influencer. Nella primavera del 2022 erano diventati virali i “pov: you live in Ukraine”, i video che mostravano la vita quotidiana durante gli attacchi, case distrutte, dormitori, i vestiti sotto le coperte, ma anche i balli e i canti dei rifugiati nei bunker. Ancora prima ci sono stati i filmati dentro le camerette durante il lockdown per la pandemia di Covid-19 per raccontare in modo divertente la vita forzata dentro le mura domestiche.
Ora appare l'alluvione dell'Emilia Romagna in stile Wes Anderson, con le simmetrie geometriche, i colori pastello e la patina di una fiaba. Questo, come i video dove i ragazzi sponsorizzano le vacanze in riviera, organizzano tour in canoa per le strade allagate, o paragonano la cantina alla pancia del Titanic, sono solo il capitolo successivo di una tendenza che cerca di raccontare il mondo provando a spogliarlo dal dramma.
L'ironia per esorcizzare il dramma
In mezzo alla paura, al lutto, alle perdite, e all’emergenza c’è la necessità di reagire, un tratto tipicamente umano, oltre ogni influenza mediatica. I balletti, i canti, le battute sono una tecnica per opporsi diametralmente al dramma per contrastarlo. Come ha spiegato Janet Gibson, psicologa cognitiva del Grinnell College, usare l'umorismo è un modo generalmente salutare per affrontare il trauma. “In un certo senso, l'umorismo è automedicazione Lo stress, il dolore, la tristezza, sono tutti fattori negativi e sei motivato a rialzarti. E puoi farlo in molti modi, ma l'umorismo ti aiuta a sentirti meglio, ti fa sentire più forte. Ridere comporta l'immissione di più ossigeno nel cervello e il rilascio di endorfine, che aiutano a ridurre il dolore", ha spiegato a VICE.
Non solo, condividere l’umorismo sui social è anche un modo per chiedere aiuto e creare un collante sociale. “Le persone stressate o traumatizzate traggono beneficio dall'avere altre persone intorno a loro. Anche le altre persone ci fanno stare bene. Ci danno attenzione. Quindi, se faccio qualcosa di divertente e le altre persone si prendono cura di me e ridono anche con me, è ancora meglio".