Su TikTok i Millennial riprendono in diretta le loro dimissioni: “Ora basta con il lavoro”
Gli hashtag principali sono due. C’è #quittok e #quitmyjob. E poi una ragnatela di hastag collegati. Al centro della rete c’è solo sempre la stessa cosa: le dimissioni. Negli Stati Uniti la tendenza a lasciare il proprio lavoro cominciata dopo la pandemia di Covid-19 è arrivata all’attenzione dei giornali già alla fine del 2021. Secondo una ricerca pubblicata Harvard Business Review i settori i dipendenti più coinvolti in questa ondati hanno tra i 30 e i 45 anni e lavorano nel settore tecnologico o sanitario. In generale quindi sono tutti profili più facili da ricollocare sul mercato.
Da questo fenomeno sembra partito negli ultimi anni un nuovo modo di pensare al lavoro. Esigenze diverse, dagli orari agli spazi, passando per la retribuzione e il rapporto con i superiori che ora sembrano esplose anche su TikTok. Se ne parla anche nelle proteste in Francia di questi giorni, come ha spiegato Giovanna Botteri a Fanpage.it. L’hashtag #quitmyjob ha superato le 350 milioni di visualizzazioni. I video raccontano tutti l’esperienza di chi ha scelto di licenziarsi, affrontata in modo diverso.
I racconti degli insegnanti
L’hashtag #quittok è più piccolo, ha circa 30 milioni di visualizzazioni. I dati sono un po’ sporcati da altri tipi di “quit”, a partire da chi ha smesso di fumare sigarette. Quello che lascia pensare per questo hashtag è che la maggior parte di questi video sono di insegnanti che hanno deciso di chiudere con tutto il mondo della scuola, si vedono professori che raccolgono tutte le cose nel loro ufficio, che consegnano per l’ultima volta le chiavi dei loro armadi e i loro badge. Il New York Times ha anche dedicato uno speciale al fenomeno: Classi vuoti, bambini abbandonati: dentro le grandi dimissioni degli insegnanti negli Stati Uniti.
Le persone che chiudono il loro 9-5
Su #quitmyjob invece il ventaglio di professioni è più ampio. Molti riguardano quello che viene definito un 9-5, un lavoro “da ufficio” che inizia alle 9 di mattina e finisce alle 5 di pomeriggio. Qui si trovano video di persone che raccontano come hanno scelto di dimettersi, ma non solo. In molti video i protagonisti si filmano mentre comunicano le loro decisioni alla famiglia, agli amici o direttamente al loro capo. I temi sono sempre gli stessi. Ansia, poco tempo per la vita privata, compromissione della salute mentale o difficoltà a creare relazioni fuori dal lavoro.
Certo. Su questi hashtag sono già piombati gli avvoltoi che provano a vendere sogni per un paio di click. Dentro è pieno anche di video di persone che promuovono guadagni facili con app o business di criptovalute che assomigliano più a uno schema Ponzi che a una blockchain. In Italia sembra che questo trend non sia ancora arrivato in pieno. L’hahstag #dimissioni ha 40 milioni di visualizzazioni ma dentro ci sono soprattuto video che raccontano di dimissioni illustri. A partire dalla fine dell’ultimo governo guidato da Giuseppe Conte.