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Su Marte gli astronauti potrebbero mangiare solo il loro respiro

La Nasa sta cercando di capire come portare cibo nello Spazio e soprattutto come conservarlo. Al momento gli alimenti utilizzati nella Stazione Spaziale Internazionale possono essere conservati solo per 18 mesi.
A cura di Valerio Berra
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Un anno e mezzo. La durata del cibo che viene somministrato nella Stazione Spaziale Internazionale può arrivare al massimo a 18 mesi. Sufficienti per le missioni di adesso, inutili per quelle che si progettano in futuro dove gli astronauti dovranno restare nello Spazio per settimane, se non per mesi, forse addirittura per anni. La distanza minima tra la Terra e Marte è di 54,6 milioni di chilometri, quella massima di circa 401 milioni di chilometri. Ralph Fritsche, project manager per la produzione di colture spaziali al Kennedy Space Center della NASA in Florida ha spiegato che proprio il cibo al momento è un grosso limite da affrontare: “In questo momento non disponiamo di un sistema alimentare in grado di gestire davvero una missione su Marte”.

Per tamponare questo problema la Nasa nel gennaio del 2021 ha lanciato un programma dedicato alla ricerca di nuovi alimenti da portare nello Spazio: il Deep Space Food Challenge. 200 aziende hanno proposto le loro selezioni e a gennaio del 2023 circa 11 team hanno avuto accesso alla Fase 2 del progetto. Nei prossimi giorni la Nasa svelerà i vincitori che potranno accedere alla Fase 3, da cui poi verranno estratti i progetti che si occuperanno davvero di creare il cibo con cui potranno nutrirsi i prossimi astronauti. Forse il cibo per Marte sarà necessario solo tra qualche anno, ma prima ci potrebbe essere bisogno di quello per la Luna, visto che con il Programma Artemis entro il 2030 la specie umana dovrebbe tornare a mettere piede sul nostro satellite.

Il team che vuole trasformare l’aria in cibo

Sulla pagina ufficiale della Deep Space Food Challenge ci sono tutti i team che hanno vinto la Fase 1 del progetto. Ci sono 18 team degli Stati Uniti e 10 team fuori dagli Stati Uniti. Quelli che hanno passato la prima fase del confronto negli Stati Uniti hanno ricevuto dalla Nasa 25.000 dollari come contributo per lo sviluppo dei loro progetti. Fra questi c’è anche Electric Cow, un team tedesco che propone di creare il cibo dai rifiuti e soprattutto dalla Co2, l’anidride carbonica prodotta naturalmente dal respiro degli astronauti.

Secondo il Mit Technology Review anche un’altra compagna, Air Company, è impegnata nel progetto. “Sembra una magia, ma quando lo vedi effettivamente in funzione, è molto più semplice. Prendiamo la CO2, la combiniamo con acqua ed elettricità e produciamo proteine”, spiega il cofondatore Stafford Sheehan. Il risultato, mischiato ad altri alimenti, è un frullato proteico simile al Seitan. Dice Sheehan: “In realtà ha un buon sapore”.

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