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Intelligenza artificiale (IA)

Studenti sempre più bravi a copiare con l’IA, il prof de La Fisica che Ci Piace: “Sono preoccupato, vi spiego i rischi”

Sin da subito gli studenti di tutto il mondo hanno cercato di utilizzare i chatbot per copiare o farsi fare i compiti a casa, ora sia i ragazzi sia gli strumenti sono migliorati. Abbiamo parlato con il professore di fisica Vincenzo Schettini per capire quali sono i rischi e i vantaggi dell’intelligenza artificiale applicata nelle scuole.
Intervista a Vincenzo Schettini
Professore de La Fisica che Ci Piace
A cura di Elisabetta Rosso
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A dicembre 2022 il professore di filosofia Darren Hick scrive su Facebook: "Ho beccato il mio primo studente che ha copiato da un'intelligenza artificiale". Questo è solo l'inizio dell'epidemia, e infatti sotto il post si accumulano in fretta i commenti dei colleghi che denunciano valanghe di compiti artificiali partoriti dalle macchine grazie a un semplice input. Passano due anni, migliorano i modelli di intelligenza artificiale e anche le strategie degli studenti per copiare senza farsi scoprire. L'intelligenza artificiale sforna tesi, saggi, temi, con un click, "il rischio è di spegnere il cervello degli studenti", spiega a Fanpage.it Vincenzo Schettini, professore di fisica che ha creato il progetto di divulgazione La Fisica che Ci Piace.

L'intelligenza artificiale però non è rimasta nelle retrovie come strategia clandestina per copiare i compiti a casa, è infatti entrata ufficialmente nelle classi con il progetto di sperimentazione guidato dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.

Secondo Schettini però bisogna fare molta attenzione a lasciare uno strumento del genere in mano a ragazzi e ragazze di 14 anni. "Sono molto preoccupato, credo sia pericoloso. Il rischio è che gli studenti facciano il tema con l'intelligenza artificiale, e i professori correggano i compiti con l'intelligenza artificiale. E così si chiude il cerchio".

La prima volta che hai sentito parlare dell’intelligenza artificiale, cosa hai pensato? Sia da fisico, sia da insegnante.

La prima volta, eh, devo andare indietro con la memoria, mi ricordo che ero al Cern e un team di fisici eccezionali mi ha mostrato come avrebbero usato l’intelligenza artificiale per comprendere meglio un flusso enorme di dati. Lì da da fisico ho pensato: wow, questo sì che è un modo intelligente di usare l’IA. Questo il Vincenzo fisico, da insegnante invece sono molto preoccupato.

Cosa ti spaventa?

Questo è uno strumento estremamente potente, messo in mano a un genio è un conto, se viene dato a un quattordicenne è molto diverso…

Le cose più strane che hanno fatto gli studenti con l’IA?

Ma moltissime, anche perché lo sanno usare molto bene, è una generazione digitalizzata. Per esempio mi ha colpito moltissimo questa cosa che mi ha raccontato una madre, ovvero che suo figlio ha chiesto di scrivere un tema sul secondo capitolo de I Promessi Sposi di Manzoni inserendo nel tema gli errori che farebbe un quattordicenne. Capisci?

Sì. 

Ed è chiaro che lo usino perché è una scorciatoia e vivono in uno stato di iperstimolazione, videogiochi, Netflix, Prime, sono molto più distratti.

Ecco ma ChatGPT, l’IA in generale, non si sono un po’ incastrati bene in un modello di scuola che non spinge tanto allo spirito critico ma al compitino?

Esatto questo è il punto. Siamo di fronte alla tempesta perfetta, in negativo ovviamente. Viene dato allo studente un compito meccanico, e per risolverlo utilizzerà l’IA, una scorciatoia. Per questo è necessario dare ai ragazzi degli obiettivi e dei compiti diversi, che li stimolino.

Per esempio?

Quando spiego il dinamometro, lo strumento di misura della forza, chiedo come compito a casa di costruirne uno, non puoi fartelo fare da ChatGPT. Alcuni quando tornano in classe mi dicono, ho chiesto a mio papà come trovare una molla, è bellissimo… così hai dato la possibilità allo studente di usare la mente.

Quali sono secondo te i rischi principali?

Sono legati soprattutto al fatto che gli studenti smettano di pensare.

Tu lo stai già vedendo con i tuoi studenti?

Io vedo nei miei studenti una capacità di ragionamento, dialogo e problem solving che è crollata. Il quoziente collettivo è crollato. Utilizzando strumenti come ChatGPT smettono di pensare, perché a 14 anni non hanno la maturità di capire che serve un metodo di studio.

Ma invece ci sono dei vantaggi? 

Certo, io ho studenti molto piccoli, ma se fossi un docente universitario utilizzerei molto l’intelligenza artificiale.

Come?

Con ventenni, che sono donne e uomini, mi verrebbe spontaneo dire, che ne so, abbiamo questo task, dobbiamo realizzare una start up, e potremmo utilizzare appunto l’IA per raggiungere questi obiettivi. Ma sono adulti, hanno una capacità di astrattismo maggiore, sarebbero stimolati e io mi divertirei da morire. Però ho ragazzi del biennio…

In molti hanno liquidato l’IA come uno strumento, ma è davvero paragonabile, per fare un esempio, a una calcolatrice?

Per niente. La calcolatrice è una cosa diversa, devi saperla usare per avere dei risultati, utilizzare ChatGPT nella maggior parte dei casi è semplice, fai una domanda, anche con un vocale ora, e ti dà una risposta. Non solo, le calcolatrici non generano idee, eseguono calcoli…

Il ministro Valditara ha lanciato in alcune scuole il progetto di sperimentazione dell’Intelligenza Artificiale, da insegnante ti spaventa?

Da insegnante sì, vorrei una scuola che invece di preoccuparsi di investire sull’innovazione digitale, investa sulla formazione pagata degli insegnanti, una formazione retribuita, anche all'estero, perché è così che porteranno in classe un know-how nuovo, e soprattutto una scuola che chieda agli insegnanti cosa bisognerebbe davvero fare per aggiustare il tiro.

Quale sarebbe la risposta?

Si accorgerebbero che abbiamo bisogno di tutto tranne che dell’intelligenza artificiale. Se applicata per migliorare l’organizzazione, i consigli di classe, va benissimo. Se applicata alla didattica, no. La scuola, quella che ha formato grandi menti, usava un metodo di studio, lavorava sulla concentrazione, sullo spirito critico, una macchina non farà mai questo, quindi credo che guardare all'intelligenza artificiale come a un faro del cambiamento sia sbagliato.

Se il Vincenzo studente avesse potuto utilizzare l’intelligenza artificiale, cosa avrebbe fatto?

Io sono fortunato ad essere nato nel 1977. Chiaramente a 14 anni l’avrei usata senza accorgermi di cosa mi sarei privato, perché le sirene cantano, le scorciatoie sono allettanti, e a 14 anni uno strumento che ti fa risparmiare tempo lo utilizzi. Se invece avessi avuto 20 anni me ne sarei innamorato, lo avrei usato per generare idee, progetti, preparare meglio gli esami. E per questo che dico: il problema non è l'intelligenza artificiale di per sé, ma a chi la si dà a disposizione.

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