Siamo davanti a un Rinascimento dei picchiaduro, i videogame in cui bisogna solo gonfiarsi di combo
Dicembre 1995. PlayStation, la prima console di Sony, ha da poco fatto il suo debutto sul mercato internazionale. Il settore è dominato dalle icone a due dimensioni di Nintendo e Sega, per cui l’azienda allora nota per il walkman punta tutto su titoli spettacolari e cool, che esprimono al meglio la potenza dell’innovativo 3D. Tra questi c’è Tekken. Oggi parliamo della storica serie di Bandai Namco come un cult, nonché come uno dei maggiori esponenti dell’epoca d’oro dei picchiaduro, genere particolarmente in voga durante gli anni delle sale arcade e delle prime console da casa. Tutto questo spiega l’enorme interesse attorno Tekken 8, nuovo capitolo di recente uscita.
Tekken 8 è la dimostrazione di come il genere picchiaduro stia facendo passi da gigante in termini di innovazione e accessibilità. Al di là del rivoluzionario sistema di supporto dei colori per daltonici, il titolo offre una modalità attivabile in qualsiasi momento dello scontro che semplifica i comandi per effettuare combinazioni di mosse – in gergo combo – in modo più semplice e immediato. Chi invece predilige il classico gameplay alla Tekken, in cui ad ogni arto corrisponde un tasto per dare origine a un numero di combo non indifferente, può lasciarlo invariato e godersi il restyling grafico e altre novità
Il titolo di Bandai Namco conferma la stato di grazia in cui si trova il genere picchiaduro, il che si riflette anche sul pubblico. La nuova linfa sta coinvolgendo anche le community italiane, le quali organizzano tornei, si confrontano sui server di Discord e si sfidano. Noi di Fanpage.it abbiamo quindi approfondito il fenomeno con Steven Carollo, esperto di picchiaduro e organizzatore di tornei nel Lazio.
Possiamo parlare oggi di un revival del genere picchiaduro?
Stiamo vivendo una vera e propria Golden Age. I piacchiaduro si stanno riproponendo, diventando praticamente quasi mainstream. A cosa dobbiamo però questo fenomeno che sta accadendo nel mondo, in Europa, e quindi anche in Italia? Non al genere piacchiaduro in sé ma al fatto che i personaggi più iconici dei vari esponenti – come un Ryu, un Ken, anche un Jin Kazama o un Kazuya Mishima, o i ninja di Mortal Kombat Sub Zero e Scorpion, con i loro film degli anni '90 e i loro fumetti, sono entrati nella cultura pop. Non è un caso se i piacchiaduro stanno investendo moltissimo sulla modalità Storia, che è sempre più cinematografica – Mortal Kombat I è una sorta di combattimento – filmato – combattimento, come un film interattivo, Tekken 8 è molto accattivante grazie alla sua modalità che dura tre, quattro ore – ed è quello che porta i giocatori dentro.
C’è una community dei piacchiaduro in Italia? O parliamo di tante piccole realtà legate a un titolo in particolare?
Le community dei piacchiaduro sono sempre esistite. Se noi vogliamo parlare dell'Italia in particolare, ogni titolo di riferimento ha sempre avuto una sua community. Queste si dividono tra community real, quindi reali con dei raduni, e community online, legati a dei server Discord dove ci si incontra e si gioca. Siamo frammentati in piccole community regionali. Tekken ad esempio è diviso per regione – Tekken Roma, Tekken Emilia, Tekken Sardegna. È molto bello vivere i picchiaduro insieme, perché l'unione è quello che rende il gioco interessante. Il confronto con l'altro, l'amicizia, il famoso terzo tempo dopo un torneo sono tutte cose fondamentali.
Ci sono eventi ufficiali legati al competitivo del picchiaduro in Italia?
Sono stato invitato ai Qualifier Nazionali di Street Fighter VI. Chi vince avrà la possibilità di giocare alla finale mondiale che si terrà a New York. Non posso non nominare tra i tanti tornei che si fanno in Italia l'OTB, l'Only The Best creato da Fabrizio “Bode” Tavassi, un giocatore professionista ed event organizer legato a Tekken. Naturalmente ci sono anche competizioni non ufficiali: durante la pandemia ho messo in piedi assieme a una squadra di esperti una serie di tornei online dedicati a Tekken per far giocare le persone, farle interagire, per continuare a soffiare su quel fuoco che è competitivo e che ci piace tanto.
Che ambiente si respira all’interno di queste community?
C'è questa distinzione tra chi compra il gioco per giocarci la sera con gli amici per farsi un paio di partite, e chi cerca invece di intraprenderlo in maniera agonistica professionale, sfociando nell'esport. Sono due categorie molto diverse tra loro, e non ce n'è una migliore dell'altra. Una cosa che non mi piace è il gatekeeping, ovvero dire io sono più bravo di te perché conosco il gioco, tu che invece non lo conosci non puoi essere definito un giocatore di picchiaduro. Non credo che il giocatore occasionale sia la persona a cui diciamo "quella non è una persona che gioca ai picchiaduro". In questo contesto di tossicità giocano pure alcuni content creator, persone che hanno capito che nella loro community più generalista la tossicità attira. Ci sono poi tragedie assolute che sono i gruppi FB dall'estrazione più disparati possibili dove si è molto portati al flame.
Che consigli daresti a chi vuole partecipare in un torneo?
Bisogna capire il proprio livello per sapere a quali tornei partecipare. Il modo migliore per imparare e progredire è giocare con le persone. I tornei differiscono ovviamente tra il fisico e l'online. Adesso siamo assistendo a un'era in cui c'è il rollback netcode, un nuovo network che permette di giocare online praticamente quasi come se si fosse in presenza. Non ci sono lag, non ci sono scatti e quindi è molto affidabile. C'è poi questa leggenda nel mondo dei picchiaduro dove più viaggi più cose impari. Abbiamo dei giocatori italiani di Tekken in Turchia, in Corea, dove sono stati accolti dalle rispettive community e hanno fatto tesoro delle lezioni prima di ritornare in Italia. Viaggiare e giocare ai picchiaduro sono due cose vanno di pare passo, se si ha la possibilità di farlo.