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Si fingeva medico su TikTok, ora Dalya è stata condannata a un tribunale: quanto dovrà pagare

Con l’account dr.dayla.s, Dalya Karezi ha accumulato 243.000 follower su TikTok nei mesi della pandemia. Dalya pubblicava consigli medici sulla salute, soprattutto su quella sessuale ma non aveva nessun titolo per farlo.
A cura di Valerio Berra
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Se oggi provate a cercare Dalya Karezi su TikTok ora non trovate molto. Qualche account di donne con la bio scritta in arabo. Account da pochi follower, molto amatoriali e poco altro. Se aveste fatto la stessa ricerca durante i mesi più duri della pandemia scatenata dal Covid invece avreste trovato parecchi video consigli sulla salute, soprattutto sessuale. Tutorial, spiegazioni, risposte ai commenti. Con l’account dr.dayla.s, Dalya è riuscita a collezionare in circa 15 mesi un buon numero di follower: 243.000.

La storia di dr.dayla.s fino a qui è uguale a una delle tante che si possono trovare su questo social. Professionisti che a un certo punto decidono di dedicarsi alla divulgazione pubblicando piccole pillole video sul loro lavoro. La differenza però è che nonostante i vestiti da medico e il fonendoscopio portato al collo, Dalya non era laureata in medicina. A confermarlo ora c’è una sentenza del tribunale locale del Downing Centre di Sydney in cui si legge che Dalya si è dichiarata colpevole di due accuse mosse dall’Ahpra, l’ente regolatore per la sanità in Australia.

Quanto costa fingere di essere un medico sui social

Secondo la testata australiana News.com, Dalya è stata condannata a pagare tutte le spese legali sostenute da Ahpra per portare avanti la causa: parliamo di circa 13.300 dollari. Oltre a questo Dalya è stata condannata anche a un Community Correction Order di due anni. Da quanto si legge sul portale del Dipartimento di Giustizia australiano questa misura può essere interpretata in vario modo dai giudici. Facendo un parallelo con il sistema giudiziario italiano il Community Correction Order può variare dai lavori socialmente utili, alla permanenza in comunità di recupero fino ad arrivare all’obbligo di firma.

Il commento dei medici australiani

Oltre ai social, Dalya Karezi portava avanti la sua doppia identità anche su altri fronti. Nelle mail inviate agli utenti si firmava con Dr., un titolo che non le appartiene visto che non è un medico e non ha conseguito un dottorato. Anne Tonkin, presidente del Medical Board of Australia, si è augurato che questa sentenza sia un deterrente per tutte le persone che provano a fingersi medici sui social: “I medici professionisti hanno svolto anni di formazione e devono attenersi a rigidi codici di condotta. Non si tratta semplicemente di mettere ‘Dr' nel proprio nome e indossare un paio di camici”.

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